Navi spaziali Ribelli, colpendo da una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico.
Durante la battaglia, spie Ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell’arma decisiva dell’Impero, la MORTE NERA, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta.
Il crawl iniziale dell’episodio IV è sostanzialmente la trama di questo primo di tre spin-off marchiati Star Wars. Rogue One quindi, si colloca, a livello temporale, tra l’episodio III e l’episodio IV.
La mezza delusione dell’episodio VII aveva dato ragione ai più scettici riguardo l’idea della Disney, la quale voleva ampliare la filmografia su Star Wars.
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Mezza perché bisognerebbe essere oggettivi: “Il risveglio della forza” aveva come obbiettivo primario, quello di raccogliere fan dalle generazioni emergenti. Al contrario, questa nuova pellicola, si era prefissata l’idea di accontentare anche i fan più datati, riuscendoci con un film intelligente, maturo e coerente. Questo spin-off ha un crescendo tangibile sia sotto l’aspetto caratteriale dei protagonisti sia per quanto riguarda la mole di azione. Si prende il suo tempo per raccontare una storia contorta al punto giusto e le rivelazioni tipiche da colpo di scena, non sono tutto sommato così telefonate.
Punto importante e lodevole, è anche il non aver bombardato lo spettatore di action, scelta tanto coraggiosa quanto di controtendenza. Certo, la sceneggiatura non è nulla di particolare, ma almeno la solita battaglia dall’esito già scritto, è concentrata nelle fasi finali, ed è dannatamente coinvolgente.
Non vi sono grosse sorprese, in realtà, per quanto riguarda i protagonisti: troviamo i soliti eroi di turno, una di questi, Jyn Erso, è la classica figlia del ribelle infiltrato, costretta a crescere da sola e quindi temprata e pronta ad agire nel momento giusto.

Vediamo poi un droide sarcastico e dal chiarissimo compito di aggiungere quella nota comica ai dialoghi, delle volte un po’ inutili e fini a stessi e delle volte carichi di enfasi e di grinta. Gli altri semi-eroi di contorno sono caratterizzati senza grandi approfondimenti, scelta dovuta probabilmente alla fine che li attendeva: il sacrificio.
Forse il fatto che tutti siano incompleti ed imperfetti li ha resi complementari, alleggerendo la tristezza di perdere personaggi alla quale ci stavamo affezionando.
Ciò che però non andrebbe granché premiato, è aver forzato l’inserimento di personaggi chiave in CGI, come il governatore Tarkin.
Le innovazioni tecnologiche non sembrano annullare del tutto quella sensazione poco piacevole di “film d’animazione” che aleggia durante i momenti che lo vedono protagonista. E non sono pochi.

Menzione d’onore invece per le entrate in scena dei famosi AT-AT, che rendono le fasi finali del film corpose e coscienziose di essere tutto sommato nel bel mezzo di una guerra.
Dulcis in fundo, appare lui, l’attesissimo ritorno su grande schermo di Dart Vader, che vale da solo quasi tutto il film. Star Wars: Rogue One è una pellicola che accontenta un po’ tutti.
Senza grandi pretese ci permette di vedere “l’elefante” dentro la stanza, laddove la stanza è il quieto vivere dei protagonisti destinati alla vittoria e alla gloria, mentre l’elefante sono i “sacrificabili”, vite pari alle altre che non vengono ricordate, nemmeno menzionate, nonostante le loro gesta siano il vero successo.
Che la LORO forza, sia con noi.








