“Nooo finisce così?” “Bellissimo!!” “Ma va, onestamente molto brutto” “Ma no alla fine è nella media” “Dai ragiona, in fondo è lodevole!”. Ecco, queste sono le molteplici opinioni che la mente elabora dopo i titoli di coda. Certo, non saranno 23, come le personalità del protagonista del film, ma sono molte anch’esse. La trama narra le vicende di Kevin Wendell Crumb, un ragazzo affetto da disturbo dissociativo dell’identità.
Questo dtsturbo ha scisso la sua mente in ben 23 personalità diverse. Una di queste rapisce 3 ragazze adolescenti e le rinchiude in uno scantinato, rendendole partecipi del conflitto per stabilire quale di queste rimane al comando, sfruttando il mito della “bestia” per soggiogare le altre.
Sicuramente una storia intrigante, inquietante ma allo stesso tempo affascinante, merito, per gran parte, dell’ottima interpretazione di James McAvoy, che mima le espressioni facciali e le gestualità di ognuna delle personalità che interpreta alla perfezione.
Alla fine non le vedremo tutte e 23 bensì di queste circa 6-7 in modo approfondito, altre 2-3 in maniera più blanda.
Esse cambiano continuamente il ritmo della trama che vede una buona distribuzione dei flashback di una delle ragazzine che chiaramente hanno il compito di portare il film in una direzione ben precisa, ahimè, anche abbastanza intuibile, che però nulla toglie al sorprendente risvolto disturbante e macabro.
Menzione d’onore per la fotografia, particolarmente ispirata e davvero capace di trasmettere le stesse sensazioni che provano le ragazze durante la loro prigionia.
Non è tutto oro quello che luccica però, infatti in contrapposizione alle note molto positive, è doveroso parlare di ciò che non funziona.
In primis la “bestia” è probabilmente l’argomento che suscita più controversie. La dottoressa che ha in cura il ragazzo, si fa carico di una teoria interessantissima che vede la mente capace di evolvere l’uomo ad uno stadio superiore, attraverso l’auto-convinzione di una determinata caratteristica o di un determinato pensiero, con risvolti tangibili anche sotto l’aspetto chimico e fisico.
**SPOILER** Tutto ciò si avvera con l’arrivo della ventiquattresima personalità, dotata di una forza, di una agilità e di una velocità decisamente inumane, direttamente proporzionali alla brutalità. Non ci siamo, a questo punto si supera il livello di “normalità”, con chiari dissensi, poichè il film a partire da questo punto perde di credibilità. Non basta una bella dose di horror a riparare questo danno.
Secondo problema: ci sono state davvero tantissime occasioni per fuggire dal luogo di prigionia: le ragazze non erano poi così scioccate ma apparivano molto lucide, tanto da pensare continuamente a come convincere lo psicopatico a lasciarle andare oppure a come scappare, anche colpendolo o tendendogli qualche imboscata.
Altro problema: il finale. Al di là del “logicamente possibile”, dal quale siamo molto lontani (un fucile a pompa lo ferisce appena), cosa cerca di dirci Shymalan ? Ci sarà un altro film considerato il fatto che Kevin, o meglio, Dennis sono sopravvissuti e vogliono mostrarsi al mondo? E la ragazzina, torna con lo zio dal quale riceveva abusi (intuibili dai flashback)? Ulteriore quesito-problema: è normale che un caso così grave sia lasciato completamente da solo durante le sue attività? D’accordo il reintegro, d’accordo la quotidianità e la “normalità” che sicuramente aiutano ma un minimo di sorveglianza sarebbe doverosa.
In conclusione, qualche risposta in più avrebbe giovato alla totalità del film che tutto sommato è carico di suspance e si prende il suo tempo per raccontare un finale meno scontato di quello che si pensi. Un mix tra soprannaturale, psicologia e inquietudine rendono la pellicola originale e avvincente, soprattutto se paragonata a ciò che il panorama dei film thriller/horror offre negli ultimi tempi.