Lemuria: Lost in Space. Gioco realizzato da EJRGames e lanciato su Steam il 17 marzo 2017. Idea molto interessante e realizzata piuttosto bene. Il gioco è un ibrido di molti generi diversi: di per sé è gestito come un’avventura punta e clicca, sono presenti però elementi tipici dei survival e dei GDR per quanto riguarda l’avanzamento di livello, e infine caratteristiche da puzzle game che vi faranno sentire sempre più ignoranti e ottusi man mano che procederete nel gioco.
Andiamo come sempre per gradi. Prima di analizzare nel dettaglio il gioco vorrei premettere che personalmente non sono mai stato un amante dei punta e clicca ma, nonostante questo, una volta iniziato a giocare non sono riuscito a smettere per ore! Direi che la prima impressione in generale è stata positiva.
Il Gameplay
Lemuria: Lost in Space presenta un gameplay ibrido: il movimento è gestito con il sistema punta e clicca che fa molto anni ’80/’90, mi è dispiaciuto non potermi muovere liberamente per la nave perché è ricca di particolari, talvolta ripetuti, ma che comunque creano atmosfera a livello visivo. In ogni caso si può notare fin dal tutorial che il gioco è proprio pensato come punta e clicca, dovremo quindi fare attenzione a tutto ciò che è presente su schermo durante la nostra esplorazione, facendo i conti anche con il tocco survival, che ci ricorderà in ogni istante che il tempo a nostra disposizione è limitato.
Una cosa interessante unire il classico calo di energie dei survival come Ark al sistema punta e clicca, questo perché rende il tutto meno piatto e mantiene sempre alta la concentrazione del giocatore. Il nostro personaggio infatti è un robot telecomandato di media qualità che avrà costante bisogno di ricaricare la propria energia e riempirsi di liquido di raffreddamento. I valori di queste risorse caleranno man mano che ci muoveremo per le varie stanze e anche quando staremo fermi. In alcune alcune di queste, nello specifico, è addirittura possibile subire dei malus e le nostre risorse caleranno ancor più velocemente durante la nostra permanenza.
Energia e liquido refrigerante si ricaricano con oggetti consumabili che potremo reperire frugando in giro per la nave Lemuria, oggetti di varie dimensioni che ricaricheranno più o meno tacche delle rispettive barre. Non essendo un robot di classe militare veniamo anche inondati di radiazioni: se il livello di queste ultime raggiunge il picco massimo sarà game over.
Anche per le radiazioni esiste la soluzione però: come per il ripristino dell’energia, esistono dei consumabili che permettono di far scendere il livello di radiazione del nostro povero robot sgangherato.
Oltre che punta e clicca e survival, è presente anche un accenno di genere GDR: il nostro robot guadagnerà esperienza man mano che procederà nell’esplorazione e porterà a termine obiettivi e una volta aumentato il livello sarà possibile spendere dei punti per aumentare varie statistiche e facilitarci così la vita. Potremo aumentare il valore massimo dell’energia e del refrigerante, diminuirne i consumi, aumentare la resistenza alle radiazioni oppure migliorare la nostra abilità ad hackerare i sistemi computerizzati della nave.
Mi attacco al discorso hacking per introdurre l’ultimo elemento di Lemuria: il puzzle. La violazione dei computer è divisa in 2 categorie: l’hacking e il netwar.
L’hacking semplice serve generalmente a sbloccare i computer contenenti informazioni utili anche per progredire nella storia mentre i netwar permettono di disattivare i nemici di un’area. Per violare i computer ed accedere così alle informazioni che contengono dovremo risolvere dei quiz che si dividono in: domande di cultura generale, domande scientifiche, matematiche o anche spassosissimi giochi visivi del tipo “quanti triangoli ci sono in questa immagine?“. Inutile dire che il gioco vi farà sentire dei veri caproni in questi frangenti, elemento veramente divertente!
Per quanto riguarda invece i netwar la cosa è ben più complessa: questo mini-gioco è una sorta di partita a scacchi che consiste nel conquistare piattaforme: noi partiamo da una parte del campo ed il nostro avversario (che è l’IA della nave) dall’altra. Tra le due piattaforme ci sono dei terminali che dovremo conquistare fino ad arrivare alla base nemica. Il problema è che abbiamo mosse limitate e quindi ogni partita va studiata a tavolino per essere conclusa nel modo giusto, non esiste pareggio quindi dovremo per forza di cose avere la meglio.
Il mini-game è molto complesso e ricco di elementi, vengono infatti man mano introdotte nuove mosse da poter utilizzare tra bonus e malus come attacchi DOS, virus informatici e pacchetti dati. Diciamo che, per concludere il discorso sul gameplay, quest’ultimo può essere semplificato in quattro semplici passaggi che si ripetono un po’ in tutte le aree che visiteremo:
- Esplora la zona
- Raccogli chiavi
- Consumabili e oggetti di missione
- Ripara apparecchiature / spegni incendi
- Viola computer e terminali
Tutto quanto accompagnato sempre da un’incalzante musica elettro-futuristica in stile Deus Ex/Mass Effect.
Il gameplay in generale potrebbe risultare ripetitivo ma, introducendo sempre nuove meccaniche per ogni nuova area che visitiamo, tale “routine” non pesa.
Chi ha ideato il level design di certo sapeva quello che faceva perché ha fatto in modo che i giocatori abbiano sempre qualcosa da scoprire. Purtroppo resta sempre il “problema” della goffaggine generale, che va dai piccoli combattimenti alla raccolta degli oggetti fino al movimento estremamente limitato e limitante.
Il combattimento è proprio una delle cose che ho ritenuto più goffe. Ci troveremo in molte situazioni nelle quali dovremo sparare ad altri robot, un punto a favore è che ogni nemico è debole ad un tipo di arma, quindi dovremo cambiare le armi a nostra disposizione a seconda dell’evenienza.
D’altro canto però, la plasticità del combattimento stesso rende gli scontri monotoni: i nemici sono immobili davanti a noi e non dovremo far altro che cliccare con il mouse su di essi sperando di demolirli prima che loro demoliscano noi.
La Grafica
Non si può definire Lemuria: Lost in Space un capolavoro dal punto di vista grafico ma non si può nemmeno etichettarlo come disastro.
Possiamo dire che di per sé le texture non sono affatto male, i materiali con cui la nave è costruita sono resi piuttosto bene ma ho trovato molto spesso ripetizioni di asset che alla lunga annoiano un po’, sopratutto perché molte stanze a colpo d’occhio risultano molto simili.
I modelli dei robot nemici sono leggermente poco articolati ma rendono comunque bene l’idea degli sviluppatori. In generale avrei gradito un po’ più di attenzione ai dettagli, non solo nelle stanze dell’astronave (che sono un centinaio) ma anche ai vari modelli dei robot antagonisti.
Questa mancanza si può notare anche nei pochi modelli di essere umano che incontreremo nel corso del gioco. Pare evidente che EJRGames si sia concentrata molto più sull’atmosfera del gioco che sul rendere il tutto realistico, scelta opinabile senz’altro, ma tutto sommato, non essendo un titolo che punta molto sul reparto grafico, possiamo perdonarli. La mancanza di maggiori dettagli e personalizzazione comunque resta un punto a sfavore.
La Trama
Non c’è molto da dire sulla storia di Lemuria: Lost in Space. Effettivamente la premessa è estremamente semplice: facciamo parte dell’equipaggio di una nave spaziale che, passando per l’orbita di Giove, si imbatte nella Lemuria, un’altra nave scomparsa però più di 70 anni prima di cui non si avevano più notizie.
Naturalmente il Capitano decide di indagare ma non potendo far entrare membri dell’equipaggio a causa delle forti radiazioni e dell’ambiente non vivibile viene inviato un robot controllato in remoto; questo robot siamo noi.
Non ci sono cutscene, tutto ciò che impareremo lo leggeremo e sentiremo da brevi dialoghi tra il capitano, l’ingegnere che comanda il nostro robot e altri membri del suo staff. La storia di per sé è molto interessante e piuttosto coinvolgente, purtroppo però si perde molta atmosfera a causa delle poche comunicazioni e del doppiaggio non proprio da oscar.
Lo sforzo è naturalmente apprezzabile ma, come per la grafica, penso che si potesse dare un pizzico in più di brio alla narrazione, aggiungendo magari comunicazioni nascoste da cercare (oltre che i dati che dovremo leggere dai vari computer). In ogni caso, il nostro obiettivo sarà scoprire cosa è accaduto a bordo della Lemuria durante il suo ultimo viaggio e l’intera storia si basa su questo.
La Longevità
In questo gioco è difficile quantificare una longevità vera e propria e vi spiego anche il motivo: per qualcuno, come me, non avvezzo a questo genere di gioco potrebbe durare parecchio; d’altra parte, per chi è appassionato ed esperto di questo genere l’avventura risulterà molto più rapida e scorrevole.
In definitiva penso che Lemuria: Lost in Space sia uno di quei giochi a cui non si può dare un tempo standard per essere portato a termine, io ci ho messo più di 7 ore ma ammetto di essermi bloccato, ovviamente a causa della mia incompetenza in qualche punto prima di capire la giusta serie di azioni da compiere per terminare l’area.
Il gioco presenta inoltre un buon livello di rigiocabilità dato che in alcune situazioni dovremo scegliere quali porte o casse aprire e diventa quindi interessante scoprire tutte le possibili combinazioni di gameplay.
Per riassumere il discorso longevità, direi più che buona e ben calibrata a tutti i tipi di giocatore, da quelli inesperti e nuovi al genere, a quelli più navigati.
In conclusione, Lemuria: Lost in Space è un buon gioco che poteva fare un vero salto di qualità con un pizzico di attenzione extra. La trama è interessante, il gameplay scorrevole e avvincente, i minigame sono divertenti e coinvolgenti.
Credo che con tutti questi punti a favore si possano ampiamente perdonare alcune disattenzioni o mancanze tecniche come il dare un minimo di varietà alle texture e agli ambienti.
A parte tutto signori lettori, siamo sinceri, la vera domanda da porsi quando si tirano le somme di un videogioco è “Ha fatto il suo lavoro? Mi ha intrattenuto?“.
Facendomi questa domanda dopo aver giocato a questo titolo non posso che rispondermi “Eccome se mi ha intrattenuto!“. Lo sforzo di EJRGames è decisamente apprezzabile e senza dubbio degno di nota.
A questo team polacco io dico per concludere: bravi! Continuate su questa strada e fateci avere presto vostre notizie!