Macabro, sanguinoso, cruento, tutti aggettivi correlati a 2Dark, un titolo Survival Horror Isometrico che si va a inserire in un 2017 pregno di ottime uscite, quali Horizon: Zero Dawn, The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Mass Effect: Andromeda e molti altri.
Il gioco sviluppato Gloomywood, la città dov’è ambientato tra l’altro, e rilasciato da Bigben Interactive vede tra le sue menti Frédérick Raynald, che gli estimatori del genere horror senza dubbio ricorderanno come il fautore di Alone in the Dark, che nel ’92 rivoluzionò l’idea del suddetto genere.
Rilasciato per PC, PlayStation 4 e Xbox One in versione retail e digitale, 2Dark vanta ottime potenzialità ma con qualche carenza soprattutto a livello di trama e alcuni problemi con l’intelligenza artificiale.
OSCURA FOLLIA
Il gioco ci mette nei panni dell’ex detective Smith, la cui vita è stata sconvolta da una giornata tragica, una notte d’estate del 1969, partita con i migliori propositi di un campeggio in mezzo alla foresta con la famiglia, che invece si trasforma ben presto in una tragedia vedendo la moglie Helen massacrata e i bambini rapiti da un serial killer.
Questo è l’incipit del gioco che si svolge 7 anni più tardi, dove Smith ha perso la testa e si trova messo davanti ad alcuni misteriosi rapimenti di bambini, risvegliando in lui la voglia, oramai quasi persa, di ritrovare i propri figli.
Nel corso dell’avventura ci ritroveremo a raccogliere indizi sui vari rapimenti e sui nemici per arrivare al misterioso serial killer da cui è sfociato il tutto.
Ogni prova che riusciremo a raccogliere verrà conservata nell’hub di gioco e la casa del protagonista, che rispetta appieno l’idea del titolo, è tetra e cupa, tra lampadine fulminate ed elettricità ballerina.
Smith dovrà mettere insieme il maggior numero di prove in tutti i livelli presenti per andare avanti nel gioco e scoprire sempre più informazioni su questo traffico e rapimento di bambini in modo da ricostruire le macabre vicende di cui 2Dark è pregno.
La narrativa è ben sviluppata nella prima parte, condita dalla violenza e dall’eccentricità dei vari killer, tutti con una propria anima distintiva e caratterizzati al meglio a prescindere dal look 2D “pixelloso” con cui viene rappresentato il gioco. Nel finale 2Dark cala vistosamente consegnando ai giocatori un livello conclusivo non all’altezza dei precedenti, con i suoi due epiloghi possibili, più uno segreto, che lasciano un po’ l’amaro in bocca.
AVVOLTI NELLE TENEBRE
L’anima di 2Dark è quella di un survival Horror a tinte macabre che si basa sul ritrovamento di indizi intervallato dal salvataggio dei bambini presenti nei vari livelli, il tutto condito con delle meccaniche Stealth validissime che stanno alla base del gioco.
Quest’ultime, insieme ad un level design davvero ottimo, rendono il titolo molto godibile a chi è amante del genere: ogni livello avrà diversi modi in cui poter agire, diverse soluzioni per andare avanti, dall’uccidere tutti i nemici a lasciare tutti in vita e procedere nell’ombra. Dietro ogni anfratto, ogni angolo od ogni interruttore potrebbe nascondersi la soluzione vincente per aver la meglio contro dei brutti ceffi che cercheranno di ucciderci in qualsiasi modo appena ci noteranno.
Nel corso del gioco si troveranno le più svariate armi, da pistole a fucili, da katane a coltelli passando per accette, insomma le possibilità per uccidere saranno veramente tante, ma se con le armi da fuoco non si avrà nessun problema a freddare il malcapitato che ci si troverà davanti, non si può dire lo stesso per gli scontri all’arma bianca, che non saranno la soluzione ideale, dato l’hitbox a volte sballato, animazioni legnose e la vita spropositata dei nemici che porteranno ad una morte quasi sicura; l’unica soluzione in questo caso sarà utilizzare le meccaniche Stealth che permetteranno di avvicinarsi ai cattivi di soppiatto e (se “colorati” di giallo) di sferrargli un colpo letale.
In tutto questo va anche detto che l’intelligenza artificiale di questi ultimi è un po’ ballerina, dato che a volte Smith non verrà individuato neanche a 2 cm di distanza, mentre in altre situazioni, con una vista ad “occhio di falco” scoveranno il protagonista, e verremo individuati anche a metri e metri di lontananza; inoltre, in determinate circostanze, per seguirvi i nemici si incastreranno facilitando ulteriormente il lavoro e permettendo al giocatore di scappare o ucciderli con facilità.
Oltre all’aspetto Stealth/combattimento, è presente una meccanica fondamentale che renderà il tutto più difficile, infatti nel corso del gioco troveremo dei bambini da salvare e dovremo “scortarli” fino all’inizio del livello sopra la scritta Go Home. Se il giocatore avrà optato per un approccio “action”, se così si può dire, e ucciderà tutte le losche figure presenti nelle varie location, non si avranno problemi a percorrere a ritroso le stanze e i corridoi affrontati pochi istanti prima, ma se si deciderà di giocare il titolo per quello che è, uno stealth, bisognerà fare attenzione anche ai minimi particolari.
Infatti una volta recuperati i bambini non ci si dovrà far scoprire per portarli in salvo stando attenti non solo ai rumori provocati da Smith, ma anche dai piccoli amici che strilleranno, piangeranno attirando subito l’attenzione delle persone nelle vicinanze e rimarranno impietriti alla vista di un cadavere.
Portarsi dietro un numero elevato di bimbi potrà rovinare quanto fatto di buono fino a quel momento in men che non si dica, ciò diventerà alla lunga frustrante specie se quest’ultimi si incastreranno tra oggetti e pareti, costringendoci ad andare a recuperarli.
Tutto questo porta, insieme a degli antagonisti forse un po’ troppo sbilanciati, a non godere appieno del titolo che va a sfociare in una sorta di Trial and Error che porterà i meno temerari a fumare spesso quella che potrebbe essere chiamata “l’ultima sigaretta” prima di morire e riprovare quel determinato punto di gioco.
PIXEL MACABRI
Il titolo si basa molto sull’atmosfera tetra e spettrale presente in ogni livello, ogni struttura è cupa con interni ben caratterizzati e diversi tra loro, il tema macabro e horror viene gestito ottimamente e il pixel art aiuta a rendere il gioco non troppo pesante, dato che gli argomenti trattati potrebbero risultare un po’ spinti soprattutto in alcune situazioni avanzate.
A volte però quest’ultima potrebbe risultare un po’ fastidiosa nelle fasi di ricerca oggetti, dato che alcuni diventano quasi invisibili a schermo, rendendo difficile il loro ritrovamento.
Il comparto sonoro è di altissimo livello con musiche e suoni che vanno a comporre un’atmosfera inquietante già dal menù, con una canzone che rimane in testa e subito fa capire i binari su cui si assesterà la vicenda; il ritmo della colonna sonora è incalzante e riesce a far stare sulle spine il giocatore che può avvertire la tensione in ogni momento.
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CONCLUSIONI
2Dark basa la sua fortuna sul comparto artistico, davvero ben realizzato anche grazie all’uso della pixel art che smorza i toni cruenti e l’atmosfera macabra alleggerendola al punto giusto, in modo da non far disgustare il giocatore nel corso della storia; e godendo di meccaniche stealth davvero realizzate al meglio, che consentono a chi lo gioca di immedesimarsi nel personaggio al fine di scoprire indizi e recuperare i bambini presenti tra i loschi figuri.
Qualche pecca nell’intelligenza artificiale, che rende più complicato il salvataggio di quest’ultimi e gli scontri con i nemici resi ulteriormente complicati dalla difficoltà nei combattimenti senza armi da fuoco.
Presente anche qualche bug che, in alcuni casi facilitano il gioco, per esempio i nemici a volte si bloccano sulle pareti, mentre altri minano il compimento della missione: i bambini risultano bloccati e non è possibile portarli in salvo.
Peccato per la fine della storia, che non risulta all’altezza del resto della produzione, anche se non rovina la sua valutazione finale che rimane di rilievo.
Il gioco sviluppato da Gloomywood è come una conchiglia nel mare, non tutti la trovano, ma chi la recupera rimane ben felice dell’accaduto.