Spendere i propri risparmi al fine di acquistare una nuova casa, per poi scoprire che il luogo in cui abbiamo deciso di trasferirci è infestato da presenze malvagie e posseduto dal demonio, non è proprio il massimo della “vita”. È proprio ciò che accade in Evil Possession, il primo videogioco sviluppato e pubblicato il 17 maggio su Steam dalla software house indipendente 2D Dragons Games, appartenente al genere survival horror con componenti investigative che trasportano il giocatore in un’oscura magione.
Là dove risiede il diavolo
La trama è piuttosto semplice e senza troppe pretese e si svolge in un tipico ambiente andaluso di metà ventesimo secolo: una famiglia, spaventata dagli strani avvenimenti che recentemente avevano iniziato a verificarsi all’interno della propria abitazione, decide di rivolgersi ad un investigatore dedito alla ricerca di fenomeni paranormali. Armato solamente del proprio rilevatore EMF (piccolo congegno atto a percepire frequenze ultraterrene) e di una piccola lanterna ad olio che troverà all’ingresso della casa, dovrà compiere un rituale di esorcismo per scacciare le presenze demoniache che perseguitano la casa e chi vi risiede.
Il detective, protagonista impersonato dal giocatore, non perde tempo e decide di recarsi sul luogo, ignaro di ciò in cui sarebbe stato coinvolto di lì a poco: una ragazza posseduta dal demonio, che probabilmente abitava in quella casa prima che la famiglia vi si trasferisse, perseguiterà il malcapitato estraneo finché non lo avrà afferrato ed ucciso, impedendogli a tutti i costi di portare a termine l’esorcismo.
Come è possibile evincere dalla descrizione, la narrazione non è nulla di trascendentale o di troppo elaborato, ma facile ed intuitiva per chiunque; ciò rispecchia lo stile minimalista, ma non per questo non funzionale, del videogioco che, come analizzeremo a breve, ripercorre il genere di survival horror in prima persona tipico di Outlast: si hanno ben pochi oggetti a disposizione ed essere afferrati dal nostro inseguitore risulterà in un game over.
Sono molteplici, invece, i riferimenti e le analogie col film L’esorcista (The Exorcist) uscito nelle sale cinematografiche nel 1973 e ben noto a tutti per il suo successo, da cui trae evidentemente ispirazione per trama, contenuti ed argomenti trattati.
Fuggite se vi è cara l’anima
Una volta entrati nell’abitazione e data una sbirciata alla lettera che si può trovare sul mobile a sinistra dell’ingresso, poche righe scritte dalla famiglia che ringrazia il detective per aver accettato l’incarico, si potrà prendere subito confidenza coi comandi e con lo stile di gioco.
Come già detto, tutto è ridotto ai minimi dettagli con soli due oggetti utilizzabili:
- La lanterna ad olio permetterà al giocatore di illuminare il proprio percorso ed è indispensabile per trovare gli utensili necessari per compiere il rituale ed esplorare l’ambiente di gioco in modo chiaro e definito; la si può utilizzare due volte prima di esaurire il combustibile e, una volta prosciugata, sarà possibile ricaricarla presso uno dei distributori di olio che si possono trovare in giro per la casa.
- Il rilevatore EMF che si attiverà non appena il detective si troverà nelle vicinanze della presenza che gli da la caccia, in modo da permetterci di fuggire per tempo prima di farci afferrare; inoltre sarà fondamentale per trovare la posizione corretta, all’interno delle stanze della magione, dove posizionarci per compiere il rituale.
Risulta quindi chiaro che le meccaniche di gameplay non prevedono mai un approccio diretto nei confronti di chi ci insegue: per sopravvivere e proseguire nel gioco bisogna dunque fuggire, prestando particolare attenzione a non rimanere intrappolati in un vicolo cieco nel momento in cui percepiamo la malvagia presenza nelle nostre vicinanze.
Fortunatamente la natura “circolare” dell’abitazione che, ad eccezione dei bagni, non possiede stanze con una sola entrata; ciò ci facilita non poco l’impresa fornendoci nella maggior parte dei casi una via di fuga alternativa.
Una casa che mette i brividi
A far da contorno all’impresa del nostro investigatore vi è un’ambientazione piuttosto limitata, costituita dalla sola casa divisa in due piani: quello inferiore con cucina, ingresso e salotto, e quello superiore in cui sono presenti le varie stanze da letto, un bagno per ogni piano, più lo scantinato che però sarà accessibile solamente nella parte conclusiva del gioco.
Nonostante ciò possiamo contare su un comparto grafico davvero ben realizzato, soprattutto considerato il fatto che è il primo gioco mai prodotto dalla software house che lo ha sviluppato, con texture definite, frame rate stabile anche ad alte risoluzioni ed un sistema d’illuminazione coinvolgente che riesce a mettere i brividi al giocatore; anche il sonoro sa il fatto suo e, sebbene disponga di un’unica soundtrack vera e propria udibile nel menù principale, riesce a trasmettere quella “piacevole” sensazione di inquietudine attraverso suoni ambientali studiati in modo opportuno.
La natura randomica degli oggetti che dobbiamo ricercare per completare i vari obiettivi che ci vengono rivelati di volta in volta, ci fornisce inoltre esperienze di gioco variegate e ciò non può che spezzare una lancia in favore della rigiocabilità, anche se c’è qualche controindicazione in merito: le posizioni degli elementi chiave sono sì diverse rispetto alle run precedenti, tuttavia possono capitare casi in cui la maggior parte di questi sia quasi tutta riunita nella stessa stanza, velocizzando di molto il nostro girovagare. Inoltre l’IA della ragazza spiritata, sempre più aggressiva a mano a mano che ci avvicineremo verso la fine del gioco, può risultare a volte frustrante poiché spesso la ritroveremo sostare in prossimità del luogo esatto in cui dovremo recarci, non permettendoci di concludere alcunché fintanto che non deciderà per conto suo di spostarsi da lì.
Autostrada per l’inferno
Questo è il titolo che darei alla mia esperienza su Evil Possession citando l’omonimo brano rock degli ACDC tradotto in italiano: divertente e coinvolgente al punto giusto, il cui pedaggio di € 7,99 può far storcere un po’ il naso, considerata la rapidità con cui è possibile concludere il gioco. La durata si aggira intorno a un’ora e mezza, due al massimo ma può variare drasticamente per via del sistema randomico degli oggetti.
Altra nota dolente è, purtroppo, la quasi totale assenza di introspezione del protagonista e, soprattutto, della ragazza posseduta che viene vista da occhi esterni come un banale “mostro da sconfiggere”. Tutto ciò a causa di una trama piuttosto scarna che ci fornisce solo l’essenziale, senza però approfondire alcunché riguardo ai dettagli; anche solo una semplice scena di dialogo o un documento, tipo una lettera contenente qualche informazione extra, avrebbe potuto fare notevolmente la differenza in tal senso.
Ciononostante, l’opera di 2D Dragons Games, anche se non si può definire un “must have”, dimostra del potenziale e risulterebbe senz’altro piacevole ed interessante agli occhi degli appassionati del genere. Se la neo software house saprà far tesoro delle lacune evidenziate in Evil Possession, di sicuro ci potremo aspettare in futuro titoli interessanti da parte loro.