Sviluppato dalla software house indipendente Zoetrope Interactive e pubblicato da Iceberg Interactive, Conarium è un horror puzzle game con forti elementi psicologici che lo riconducono maggiormente al genere thriller; il titolo, disponibile su Steam a partire da oggi, come avremo modo di approfondire in questa nostra recensione, darà ampio spazio alla componente psicologica coinvolgendo pienamente il giocatore nel groviglio mentale e nelle vicissitudini del protagonista Frank Gilman, membro assieme ad altri tre scienziati capitanati dal dottor Faust della spedizione in Antartide nella base di Apuaut.
Tuttavia possono sorgere spontanee almeno un paio di domande: che cosa ci facciamo lì? Cosa può aver spinto un’equipe di ricercatori a recarsi in un luogo così inospitale e apparentemente abbandonato?
Nel momento in cui si cercherà di formulare delle risposte, ci apparirà chiaro che non ci troviamo di fronte ad un horror qualunque ma ad un vero e proprio racconto lovecraftiano: a darci la caccia non è un mostro delle paludi o un pazzo armato di motosega con una maschera di pelle; qui la nostra nemesi è rappresentata più che altro da noi stessi, dalla bramosia dei personaggi di svelare, non curanti delle conseguenze, i più reconditi ed arcani segreti della conoscenza e dell’esistenza a discapito della propria sanità fisica e mentale.
Il prezzo da pagare per aver violato i limiti della condizione umana sarà elevatissimo, Frank sarà vittima per tutta la durata della narrazione di allucinazioni ed emicranie che lo tormenteranno continuamente, al punto che non riuscirà più a comprendere la differenza tra realtà ed immaginazione.
Un omaggio a Howard Philips Lovecraft
L’intreccio e lo stile videoludico di Conarium, come è possibile evincere a colpo d’occhio anche solo dall’inizio della partita e dalla descrizione del titolo sul negozio di Steam, fanno riferimento alle opere pubblicate da uno dei più grandi precursori del suo genere, H. P. Lovecraft, scrittore dei racconti “Il richiamo di Cthulhu” (è possibile trovare, come citazione a questo scritto, una maschera della divinità lovecraftiana come trofeo di gioco), “Dagon“, “Il colore venuto dallo spazio” e “L’orrore di Dunwich”
Egli ha infatti creato il mito dello pseudobiblium (libro mai scritto ma citato come se fosse realmente esistito) Necronomicon: un testo immaginario sulla negromanzia inventato per offrire un tocco di veridicità ai propri racconti, che si dice redatto dall’arabo Abdul Alhazred (il cui nome è un abile gioco di parole, dall’inglese “All has red” – “Ha letto tutto”). Tramite questo espediente l’autore è riuscito a dare origine a numerose leggende, storie e superstizioni, al punto che ancora oggi c’è chi ha dubbi sulla sua reale esistenza e più volte lo vediamo citato in Conarium.
Tra i componimenti letterari che Lovecraft ci ha lasciato durante la sua carriera di scrittore, vi troviamo anche una serie di romanzi quali “La maschera di Innsmouth“, “Il caso di Charles Dexter Ward” e “Alle montagne della follia“, per citarne alcuni, che hanno ispirato romanzi di altri autori, manga, fumetti, film… E naturalmente videogiochi!
La fine è un nuovo inizio
L’ultimo scritto dell’autore horror citato, è proprio quello che fa da sfondo alle vicende del titolo di Zoetrope Interactive: ambientato anch’esso al Polo Sud, vede come protagonisti due esploratori che, spinti dal desiderio e dalla curiosità di scoprire cosa sia successo al team di ricercatori che è scomparso recandosi sul posto prima di loro, si addentrano in una serie di grotte sotterranee situate presso una catena montuosa la cui altezza supera quella dell’Himalaya.
La sola vista di queste strane vette causa bizzarre allucinazioni, da cui “Montagne della follia”, nome che ha ispirato il titolo del romanzo stesso; facendosi strada nel tunnel che conduce verso gli abissi marini, continuano a fare macabre e strane scoperte e vengono a sapere che la strada che stanno percorrendo è la stessa utilizzata dagli “Antichi”, una civiltà aliena ormai perduta, per scampare alla glaciazione del continente.
Vengono anche a sapere, loro malgrado, che in quelle caverne vive ancora uno Shoggoth, creatura mostruosa ammaestrata dagli extraterrestri ma sfuggita al loro controllo causandone apparentemente l’estinzione. I due riescono infine a fuggire scappando per mezzo di un aereo ma uno di loro impazzisce perché riesce a scorgere un’altra catena montuosa, ancora più alta della precedente, che suscita in lui presagi e visioni ancora più orrendi.
L’inizio della fine
Dopo questo preambolo, abbastanza lungo ma doveroso per comprendere al meglio il complesso e allo stesso tempo affascinante stile a cui Conarium fa riferimento, possiamo capire, una volta che abbiamo preso un po’ di confidenza con il titolo, che esso riprende fedelmente proprio le vicende descritte nel libro di Lovecraft, anche se qui ci troviamo negli anni ’40 e l’incipit narrativo è chiaramente differente.
Non sappiamo infatti alcun dettaglio inizialmente, poiché vediamo il protagonista Frank la prima volta mentre si sta risvegliando bruscamente da un sogno in quella che sembra essere una normale sala riunioni, anche se notiamo fin da subito che qualcosa non va: innanzitutto vediamo, appoggiato sopra ad un tavolo, un bizzarro macchinario che emette luci violacee e macabri rumori, di cui non conosciamo né il funzionamento né la provenienza, nonostante il ricercatore stranamente lo descriva come “indispensabile”. Il secondo dettaglio poco rassicurante è il marchingegno, simile ad un orologio ma che evidentemente non lo è, che portiamo al polso e che non potremo mai toglierci di dosso.
Ciò che c’è di veramente particolare però è che nulla di quello che è successo in precedenza, compreso il reale motivo per cui Faust e i suoi uomini si trovino lì, ci viene narrato, in quanto il protagonista ha perso la memoria, escludendo il giocatore da ogni possibile fonte di conoscenza che lo possa guidare verso un obiettivo preciso: in Conarium si è dunque costretti a fare affidamento sulla logica in un mondo di cui, come a mano a mano si scoprirà, è particolarmente privo; forse è proprio questo ossimoro l’aspetto che più mi ha colpito del titolo, oltre ovviamente alla possibilità di sbloccare finali differenti a seconda di come si decide di concludere il gioco.
Non addentrandomi ulteriormente nella descrizione della trama, che ogni buon amante del genere lovecraftiano si potrà gustare una volta che avrà messo mano sul titolo, mi limiterò a dire che non è sicuramente necessario essere degli esperti letterari per comprenderne l’intreccio, tuttavia, una discreta conoscenza del genere e di ciò a cui il gioco fa riferimento è sicuramente d’aiuto per poterlo apprezzare al meglio.
Realtà fantastiche e come trovarle
Mentre cercheremo di destreggiarci nel mondo di Conarium ci appariranno ad un ritmo abbastanza incalzante le visioni di Frank che, sebbene abbiano tutta l’aria di essere frutto della sua immaginazione, ci forniranno indizi su come procedere, rivelando passaggi, oggetti da raccogliere o mostrandoci descrizioni di ciò che stiamo osservando, comportandosi quindi più come delle vere e proprie visioni, alcune di queste anche piuttosto raccapriccianti ed inquietanti, e facendo dubitare al protagonista di essere ancora in pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
A farci da spalla in tutto ciò vi è un’interfaccia con un menù abbastanza semplice, da cui è possibile selezionare gli oggetti chiave che incontreremo durante il percorso e quelli che invece sono più di utilità pratica, come la torcia o l’accetta, fondamentali per illuminarci la via e aprirci la strada.
Il gameplay si rivela quindi molto più simile a quello di un puzzle game che a quello di un survival, lasciando a giusto diritto molto più spazio alle componenti esplorative ed enigmistiche, relegando quella action ad un ruolo estremamente più marginale: raramente avremo a che fare con incontri diretti, anche se non dobbiamo pensare che per questo ne risenta l’aspetto thriller di Conarium, che riesce ad incutere ansia nel giocatore grazie ad un elemento sorpresa sapientemente studiato e ad uno stile psicologico che sa come coinvolgere.
La trama principale non è ovviamente tutto, infatti quest’opera mette a disposizione dell’utente più meticoloso, oltre ad una serie incessante di enigmi che metteranno a dura prova il suo QI, una lunga lista di collezionabili da sbloccare, tra cui segreti, documenti contenenti approfondimenti sulla storia e trofei; questi ultimi contengono svariate citazioni alle opere di Lovecraft, come ad esempio la già nominata maschera di Cthulhu e lo stesso Necronomicon, oltre ad oggetti che non sembrano appartenere a questo mondo ma ad antiche civiltà aliene molto simili a quelle descritte nel romanzo “Alle montagne della follia”.
Rappresentazione dell’oltre
Per quanto riguarda invece il lato tecnico di Conarium, il titolo può contare su un comparto grafico, realizzato con Unreal Engine 4, di ottima fattura, con texture ben definite, anche se personalmente ho notato qualche lieve ma sporadico freeze durante le fasi di pre e post caricamento a prestazioni massime; ad ogni modo l’opera gode di un gioco di ombre sapientemente studiato, notevole e d’impatto è anche l’effetto di distorsione riscontrabile nelle visioni di Frank, che aumenta gradualmente con l’intensificarsi delle stesse, finché ciò che prima sembrava un’illusione prende forma e diventa tangibile.
Il sonoro non è da meno poiché riesce ad offrire, oltre a tracce audio suggestive, anche suoni ambientali coinvolgenti, che incutono timore nel giocatore poiché non è quasi mai possibile identificare da dove provengano nonostante quest’ultimo sia in possesso, come nel mio caso, di cuffie da gaming; ciò contribuisce ad aumentare notevolmente quel senso di impotenza e di timore tipico di un thriller.
Nonostante Conarium non disponga del doppiaggio nel nostro idioma, è possibile selezionare la lingua italiana per i sottotitoli, anche se è possibile notare qualche errore qua e là, con documenti e parti di dialogo che a discapito della nostra scelta rimarranno in lingua originale costringendoci ad una traduzione, anche se non è nulla di eclatante o difficilmente risolvibile per mezzo di un aggiornamento.
Conarium: perdere il senno non è poi così male
Tirando le somme, l’opera di Zoetrope Interactive riesce a fare esattamente ciò che si era proposta: trasportare il giocatore in una dimensione videoludica di narrazione lovecraftiana, coinvolgente e ricca di dettagli da scoprire che possono sfuggire anche all’occhio dell’utente più attento.
Con una durata di circa otto/nove ore, che però possono aumentare esponenzialmente nel caso in cui si vogliano ottenere tutti i collezionabili o anche solo sbloccare i vari finali, Conarium riesce ad offrire tutto ciò che un amante dello stile narrativo di Lovecraft possa desiderare.
Riuscirete voi intrepidi curiosi dell’ignoto, che deciderete di acquistare questo titolo, ad andare fino in fondo? O perderete il senno lungo la via, nel vano tentativo di risolvere gli intricati enigmi che vi si pareranno davanti?
Fatecelo sapere nei commenti… Possibilmente prima del risveglio di Cthulhu!