Ho giocato ai primi due capitoli di God of War in una settimana d’estate al mare, invece di andare in spiaggia coi miei amici. I miei compagni di viaggio avrebbero potuto tranquillamente darmi dell’alienato e dell’asociale, ma qualcuno di loro invece di fare questo si sedeva di fianco a me, rapito come il sottoscritto dalle immagini a schermo: violenza in una forma così artistica e profonda come allora il videogioco ne aveva vista poca, amalgamata con altri elementi a dare quello che non era semplicemente un gioco in cui si menavano randellate, ma un’esperienza fruibile da tutti e capace di incollare allo schermo chiunque in eguale misura.
Il terzo God of War poi è stato l’apice della saga e del conseguente piacere ad approcciarvisi, un approfondimento di una figura come quella di Kratos che seppure amata dal grande pubblico, non aveva mostrato nei primi due episodi una caratterizzazione superiore a quella di un infuriato spirito vendicativo, ricolmo solo di ciò che c’è di negativo nell’animo umano. Finalmente infatti, in GOW3 il Fantasma di Sparta conclude non solo il suo viaggio insanguinato per ottenere un’improbabile redenzione in una cruenta vendetta, ma anche un percorso di maturazione interiore perlopiù inconscio che lo porta all’accettazione delle contingenze della sua storia e infine ad un perdono profondo per se stesso e per l’umanità tutta.
Kratos è la parola greca che significa “potere”, “forza”, e il guerriero lo mostra tutto paradossalmente nel momento in cui cessa di rivolgere il filo della sua lama contro un avversario.
Terre sconosciute
I tempi ormai sono maturi, e dopo la parentesi di God of War: Ascension, il grande pubblico è pronto a sedersi attorno al fuoco e sentire narrata un’altra delle avventure del Fantasma di Sparta.
Presentato per la prima volta durante l’E3 2016, il nuovo capitolo della saga, chiamato inizialmente God of War Omega e successivamente solo God of War, aveva subito mostrato delle evidenti novità: Kratos è invecchiato (molto bene a dire il vero) e si ritrova a dover badare a quello che sembrerebbe a tutti gli effetti essere suo figlio e che pare essere di fisico e personalità molto più fragile di quella del coriaceo guerriero.
Oltre a questi, che sono dei veri e propri sconvolgimenti dell’universo narrativo e del protagonista in questione, che sarà dunque chiamato di conseguenza ad approfondire ulteriormente degli aspetti del suo carattere che non avevamo mai conosciuto prima d’ora (un tipo di rapporto padre / figlio diverso da quello solamente assaggiato con Pandora nel Terzo capitolo, il dovere di educare e chissà cos’altro ancora), si aggiunge anche un palese cambio di ambientazioni, stavolta più nordiche e richiamanti un’atmosfera rigida e polare.
Nel corso dell’E3 2017 la promessa di Sony di vedere a breve l’uscita del nuovo GOW è stata rinnovata con un nuovo trailer, che ha portato ulteriori elementi su cui discutere oltre a quelli che già erano noti prima dell’ultima conferenza di Los Angeles.
Il gameplay mostrato differisce anch’esso da alcuni canoni della saga, sempre che quelle presentate durante la conferenza fossero fattivamente delle scene di combattimento in game; si nota infatti un diverso posizionamento della telecamera, più vicina al personaggio rispetto al passato, una presenza di nemici a schermo meno massiva che però permette un dettaglio più curato e maggiormente viscerale durante le eliminazioni di questi ultimi, la presenza di una nuova arma totalmente diversa dalle spade con catene usate tradizionalmente da Kratos abbinata con uno scudo e la presenza di nuove abilità che sfruttano vari poteri elementali come ondate di ghiaccio o impalamenti elettrici. Riguardo a questi ultimi è ancora presto per definire chiaramente secondo quali meccaniche sarà possibile utilizzarli, anche a causa della mancanza di HUD nel trailer, ma è immaginabile che come nei capitoli precedenti questi particolari exploit saranno dipendenti da una barra del mana.
Un’ultima novità mostrata durante il nuovo trailer per pochissimi secondi sembrerebbe legata alla possibilità di poter controllare anche il figlio di Kratos, magari solamente in poche sequenze di gioco. Nulla di ciò è ovviamente ancora ufficiale.
God of War: dei ignoti
Dal punto di vista della storia che verrà narrata mi sento di voler fare chiarezza sugli elementi che questi trailer ci hanno dato, se non per trovare tutte le risposte agli impliciti quesiti che pongono, almeno per provare a focalizzarci sulle giuste domande:
Dove si trovano Kratos e suo figlio nelle fasi di video che vengono trattati? Perché sono li? Chi è la madre del figlio di Kratos?
Queste sono solo le prime di alcune domande che sono a mio parere molto interessanti e di cui non si ha ancora risposta. Ciò che sappiamo è che Kratos si trova ora in una landa innevata e palesemente nordica, ad usare un’arma incantata che si rifà alla figura di un’ascia sassone e che il logo del titolo presenta delle rune vichinghe al suo centro. Questi elementi suggeriscono dunque che l’ambientazione fisica e narrativa sia dunque passata dalla mitologia greca a quella norrena, ma i dubbi non sono finiti: il più grande tra questi mi è stato instillato dalla scena finale del trailer, quando padre e figlio si trovano faccia a faccia con Jormungandr, il serpente marino gigante e velenoso che nel mito vichingo classico avviluppa il mondo dal mare e che prenderà parte alla sua distruzione nel giorno del Ragnarok. Lasciando perdere il fatto che questa sia una forte conferma al cambio di ambientazione di cui parlavo qui sopra (e che questo serpente assomigli di fatto a Kratos, ma questo forse è un elemento troppo apofenico), la domanda più grossa che mi sono fatto è:
Perché il bambino capisce cosa dice il Serpente?
Il fatto che riesca a comprendere la lingua del verme colossale potrebbe essere la prova che questi non sia estraneo al mondo dove si trova insieme al Guerriero Cinereo, ma che addirittura potrebbe essere proprio da qui che deriva, ponendo ulteriore interesse sul mistero della madre che lo ha partorito. Chi è costei? È una donna? Una Dea? È in qualche modo collegato a lei quel sacchetto (delle dimensioni adatte a contenere delle ceneri) che Kratos guarda in modo così malinconico durante il video? Per ora si tratta solo di speculazioni che solo il tempo potrà confermare come reali o bollare come i deliri di un ragazzo che voleva sapere troppe cose troppo prima del tempo.
Parlando di tempo, il gioco è stato fissato per un generico 2018, non senza scatenare alcune reazioni seccate tra il pubblico che si è visto abbandonare la conferenza Sony senza una data precisa e sapendo di dover portare pazienza per un’attesa che durerà probabilmente più di un anno. Con tempistiche di questo tipo è dunque difficile stabilire in che stato di sviluppo versi il titolo, ma escludendo ulteriori ritardi sulla pubblicazione e visto il periodo in cui è stato annunciato, si può essere tiepidamente ottimisti riguardo il lavoro di Santa Monica Studio e sperare che il progetto venga ultimato e reso disponibile prima di natale 2018.
In conclusione, ciò che io come molti mi aspetto dal nuovo God of War è veramente tanto: un titolo che possa essere divertente e viscerale come i precedenti, ma che prosegua sulla linea di approfondimento e caratterizzazione cosciente di personaggi e ambienti in maniera sempre migliore, portando anche qualche ventata di novità che ci faccia notare che stiamo giocando ad un capitolo di GOW veramente nuovo e fresco come i venti del nord che flagellano ora Kratos.