Terra, qualche anno più in là dell’età contemporanea: il globo è invaso da forme di vita extraterrestre simili a giganteschi tronchi d’albero che si sono impiantati al suolo, provocando un terribile numero di vittime all’impatto; successivamente sono rimasti in silenzio per un decennio nella loro immobilità non degnandosi di tentare un contatto con le creature native, come se queste ultime non esistessero. [table id=16 /]
Gli Alberi alieni creati dalla fantasia di Warren Ellis sono stati capaci già nel primo volume della pubblicazione italiana della serie da parte di SaldaPress, di imporsi come un elemento di disturbo all’interno di una narrazione tranquilla e lineare di quelle che erano le vicende dei personaggi presentati: storie interessanti, ma che perdono totalmente di significato se poste in una cornice di eventi più ampia, nella quale va a includersi anche l’invasione planetaria delle forme di vita botaniche extraterrestri.
Se infatti nel volume 1A di Trees gli eventi narrati erano stati affrontati con una forzata e precaria quiete, funzionale alla sommaria presentazione di un discreto numero di personaggi, il volume 2, come l’1B apre subito “col botto” (e non vuole essere ironia): si scopre infatti sin dalle prime pagine che le infiorescenze di papaveri neri rinvenute intorno all’albero situato nell’arcipelago artico delle isole Svalbard sono tutt’altro che innocue, e che sarebbero invece l’ultimo sintomo che precede l’attivazione della forma di vita aliena, che per ragioni al momento sconosciute crea un impulso elettromagnetico che distrugge ogni cosa nel raggio di miglia. In seguito alla spontanea domanda che sorge al lettore e ai personaggi, che riflettendo sull’evento delle Svalbard si chiede cosa succederebbe se anche gli alberi posizionati in zone molto più popolose (Manhattan, Rio De Janeiro) dovessero attivarsi, viene dunque posta una cornice di eventi più importante e trascendente le storie singole dei personaggi specifici trattati, in maniera simile a ciò che è stato visto nei primi volumi.
LA STORIA VA AVANTI
Entrando nel dettaglio, in questo secondo capitolo le storie dei personaggi vengono trattate in maniera molto più soddisfacente e approfondita, e sebbene il roster di questi ultimi sia numericamente inferiore al volume precedente, il maggiore spazio che i protagonisti ricevono permette al lettore finalmente di sviluppare dei sentimenti precisi nei loro confronti, che sia simpatia ed empatia per la dottoressa ricercatrice Jo Creasy, unica superstite dell’avvenimento delle Svalbard e ora spostata dal governo inglese nelle isole Orcadi, che sia un interesse fascinoso per il corrotto e criminoso futuro sindaco di New York, Vincent.
Questi sono infatti i personaggi su cui più si concentra il focus della trama, che pur vivendo delle vicende molto più serrate e ricche di avvenimenti della prima uscita, si troveranno presto a fare i conti con le minacciose infiorescenze di papaveri neri e con tutto ciò che ne seguirà.
Se il volume 1A di Trees si poteva identificare nel profondo respiro, l’1B è l’inizio di una sensazione di climax che aumenta la tensione gestito magistralmente dal lavoro di Ellis e supportato in maniera eccellente dai disegni sempre espressivi di Jason Howard, il quale riesce a ripetere l’ottimo lavoro già visto e dare vita ad un comparto grafico del tutto soddisfacente, ponendo l’accento sulla viscerale violenza del sangue e delle esplosioni dove necessario per poi creare altre atmosfere di opprimente insicurezza e strisciante paura che vengono poi scacciate come una nuvola dal vento quando ci si trova davanti alle ariose e serene illustrazioni ambientate soprattutto nelle isole Orcadi.
SOTTO LE FRONDE SILENTI
Le tematiche che emergono più fortemente da questo volume sono varie: alcune riprendono delle riflessioni classiche della letteratura Sci-Fi legate alla centralità dell’uomo, che vedendosi privato del ruolo di unica forma di vita superiore all’interno dell’universo si vede davanti ad un inevitabile crisi dei valori e del concetto di vita, morale e religione. Altra tematica è quella dell’umanità dei personaggi presentati: che siano infatti consci o meno del pericolo che grava sul loro pianeta, questi sono mossi da sentimenti del tutto umani e comuni come la fame di potere nel caso di Vincent, che continua a impegnarsi in una scalata al potere che potrebbe risultare del tutto inutile se la minaccia incarnata dall’albero di Manhattan si concretizzasse. Anche la dottoressa Jo, che è conscia del grande pericolo e di qualche sua meccanica, non assurge minimamente al ruolo di “eroe della vicenda” ma resta sempre se stessa con le sue paure, i suoi traumi e ovviamente il suo profondo impegno per risolvere la situazione, che però resta più simile ad una battaglia umana per raggiungere un obiettivo (per quanto alto) piuttosto che ad un impresa di paladina del genere umano e suo baluardo.
La tematica che permette una riflessione più interessante è quella della dimensionalità: gli alberi sono giunti sul pianeta terra, per degli scopi del tutto ignoti hanno fatto delle vittime in una maniera cruenta e freddamente disinteressata, e per questo vengono identificati come degli insensibili esseri da una connotazione malvagia e crudele. Ma cosa succede quando l’uomo mette in atto un test missilistico? Oppure lancia un satellite? Nel dispiegamento delle grandi forze quante piccole forme di vita (per lo più insetti) muoiono? Nessun umano ha mai provato a interfacciarsi con una formica che passeggia a pochi metri da un reattore, e quando questa muore nessuno ci fa caso, perché il focus è più importante, e la formica insignificante.
Nel Trees di Warren Ellis le formiche siamo noi, e gli alberi non sono i nostri carnefici: semplicemente non ci considerano perche ai loro “occhi” noi valiamo meno di un insetto. Ma allora qual è lo scopo che li muove? Perché fanno quello che fanno? Cos’è accaduto alle isole Svalbard? Che cosa sono i papaveri neri? Se siamo qui in questo momento a porci in maniera così interessata tutte queste domande sull’universo narrativo di Trees, è perché l’opera di Ellis sta davvero colpendo nel segno.
In conclusione, il volume 2 di Trees mantiene magnificamente le promesse fatte nell’1° e portate avanti con l’1B, entrando più nel dettaglio di una storia inizialmente fumosa e, attraversata la cortina di nebbia, ci fa scoprire un universo narrativo vivido, in movimento e del tutto ammaliante. Sono certo che come me molti lettori non vedono l’ora di poter mettere le mani sul terzo capitolo per potersi immergere nuovamente nelle vicende di questo pianeta così simile al nostro, ma dove una sensazione di fascinoso mistero sta prendendo velocemente forma grazie a delle inquietanti fondamenta poste dalle radici di questi colossali e silenziosi Alberi.
*Volume gentilmente fornito da SaldaPress per la recensione