Suicide Guy è un titolo sviluppato da Fabio Ferrara, e attualmente disponibile su Steam! Sono sicuro che molti giornalisti italiani si leccherebbero i baffi leggendo il titolo di questo gioco, non pensate? Se anche voi vi siete fatti i bicipiti di Stallone a furia di facepalm, allora venite con me a scoprire perché Suicide Guy potrebbe essere il prossimo capitolo della serie “nei TG non capiscono un ca**o”, con la recensione completa!
A breve sui vostri TG
Alzi la mano chi non ha mai avuto il classico e poderoso abbiocco dopo un’abbondante mangiata a base di junk-food! Oh, e chi non ha mai avuto quei terribili incubi causati da una brutta indigestione? Se questi due concetti vi sono familiari, allora complimenti, siete nel mood giusto per affrontare Suicide Guy! La storia inizia col protagonista (che chiamerò Pippo, visto i suoi mugugni/versi) davanti al televisore, intento a sfoggiare tutte le caratteristiche del vero maschio alpha: “panza” in fuori, canottiera sporca di ketchup e senape, birra fredda in mano. Dopo un primo attacco di sonnolenza, in cui un rapido incubo a tema “morte” lo riporta nel mondo reale, ne arriva un secondo, ben più profondo. Ma attenzione! Poco prima di essere trascinato nel mondo dei sogni, una terribile visione si imprime nelle sue pupille: la presa sulla sua birra si allenta, il dorato nettare sta per cadere! Dramma! Sciagura! Qualcuno deve fare qualcosa! E… e se sognare volontariamente la propria morte fosse la sveglia più efficace al mondo? JUST DO IT!
Come? Pensate che la trama di Suicide Guy sia tremendamente banale? Beh… lo è. Ed è dannatamente esilarante. Davvero, c’è da chiedersi cosa ci si aspettasse da un titolo chiamato Suicide Guy, con una copertina coloratissima e un tizio pucciosissimo: un simulatore di emo? Un catalizzatore di depressione? Una calamita per giornalisti? Nah. Forse l’ultima però…
La trama, volutamente ilare, ci conduce attraverso 25 livelli, in cui dovremo cercare la morte nei modi più catastrofici possibili. Non chiedetemi di parlarvi di questi livelli, poiché la scoperta e la sorpresa sono l’anima di questo gioco: senza di essa rimarrebbe solo la parte di puzzle-solving. A caratterizzare il titolo, oltre alle fasi di platforming molto frequenti, ci sarà appunto una solida base da puzzle game: sarà stimolante, per una volta, usare la propria materia grigia non per sopravvivere alle sfide ma… per farci travolgere da esse inesorabilmente!
Quel lieve rigurgitino in una fresca notte d’estate
A livello tecnico Suicide Guy è molto… elementare? La maggior parte delle dinamiche di gioco, come collisioni e fisica, si affidano agli algoritmi base offerti dal motore di gioco, scelta consueta in molti titoli di questa fascia. C’è stato un minimo di affinamento su alcune azioni come l’arrampicata, ma in generale il tutto sa di dozzinale, e non sarà esattamente impossibile finire incastrati per colpa di qualche glitch grafico, o di evocare mostri sacri come “elevator” e “clipping”. Ad essere onesto, però, tra tutti i titoli provati che si basano su questa filosofia di sviluppo, Suicide Guy è forse l’unico che fa comunque qualcosa, a livello di level design, per limitare i rischi di glitch/bug da “game-breaking”. Non ho mai dovuto riavviare il gioco perché un elemento chiave per la risoluzione di un livello fosse andato perso in maniera imprevista, ma non mi sento di affermare che questo non potrebbe mai succedere. In ogni caso, per un giocatore attento, l’esperienza filerà liscia senza problemi.
Dal punto di vista prettamente artistico, il gioco è ispirato (c’è da capire che hanno fumato – ndr), non c’è dubbio. Il comparto grafico non eccelle in nulla, ma non deficita nemmeno al punto tale da essere bocciato. Forse, a trascinarlo fuori dalla mediocrità e oltre la sufficienza, sono le scelte stilistiche di alcuni livelli, uniti ad una comicità di fondo che ben si sposa con la resa visiva generale. Insomma, “il mio falegname con 30.000 lire lo faceva meglio”, ma il mio falegname non ha stile, duh.
Dal punto di vista sonoro, le “musichette” sono sempre piacevoli, diverse per ogni livello. Gli effetti audio invece sono sufficienti, nulla di trascendentale, mentre il “doppiaggio” del protagonista è la risposta alla leggendaria domanda: “come sarebbe Pippo da ubriaco marcio?”. Non vi siete mai posti questa domanda? Dannazione gente…
Chi non rutta in compagnia…
Vi confesserò, una volta terminato Suicide Guy, ero triste. Non quella tristezza di quando finisci un gioco epico e non sai che fare della tua vita. Non quella tristezza di quando finisci un gioco brutto e sai cosa avresti potuto fare, in quel caso, della tua vita. Ero triste perché ho giocato ad un gioco così goliardico, parodistico e caricaturale da solo, e soprattutto, da sobrio. Le fasi puzzle sono tutt’altro che impossibili, e l’ironia di fondo è sufficiente per regalarci sempre un sorriso (più di uno, nel livello della chiesa, personalmente). Senza ombra di dubbio, visto anche la durata di 2-3 ore (a mio modo di vedere corretta per un puzzle game), questo è un gioco che DEVE essere giocato con un gruppo di amici, o comunque con tanta, tanta leggerezza. Se tutto questo non vi ha ancora convinto all’acquisto, sappiate che il titolo ha un prezzo di listino di €4,99. La birra, però, non è inclusa.