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Stranger Things: Stagione 1 – Recensione

26 Ago 2017 | Recensioni Serie TV, Cinema, Recensioni, Serie TV

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Gli anni 80’ son tornati! Stranger Things, serie prodotta da Netflix e ideata dai fratelli Matt e Ross Duffer, profuma in tutto e per tutto di quegli anni passati.

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Troviamo elementi presi da classiche pietre miliari del cinema come I Gremlis, E.T., Poltergeist, Stand by Me, La cosa, Ghostbusters e non solo. Ma anche pezzi musicali storici dell’epoca, citazioni ad opere come Star Wars, Il Signore degli Anelli, senza tralasciare il mondo di Dungeons & Dragons. Aggiungiamo un pizzico di Sci-Fi con viaggi intradimensionali ed il quadro generale è un revival puro. Ma il più grande merito di Stranger Things coincide con il demerito: l’originalità. La rielaborazione (originale) di tutte le componenti prima citate funziona tantissimo, ma crea una storia ed un contesto che sanno di deja-vù costanti.

Stranger Things

Il Plot narrativo gira attorno alla scomparsa di Will Byers (Noah Schnapp), nella tranquilla cittadina di Hawkins. In quel luogo nostalgico giace uno “strano” dipartimento di energia, dove vengono condotti e nascosti esperimenti fuori dal comune. L’arrivo di una docile bambina chiamata “Undici”, padrona di poteri soprannaturali, aiuterà il gruppo di amichetti di Will a ritrovare il loro amico e a ricomporre quella simpatica banda di ragazzini “nerd”. Nulla di nuovo, appunto.

Ciononostante, i fratelli Duffer riescono dove in molti hanno fallito: riportare ai fausti di un tempo le opere più vincenti di sempre. Ma come? Attraverso la semplice fusione dei migliori elementi di quegli anni. Il risultato è un cocktail che rinfresca la memoria su vecchie perle, dando loro nuova linfa vitale. Inoltre, Stranger Things gode di una storia ricca di “pillole nostalgia”, ben distribuite lungo le 8 ore totali. Queste pillole sono composte da citazioni, capaci di suscitare quella felicità/soddisfazione tipiche di chi riconosce un elemento piuttosto che un altro. In una scena rivedi “IT”, nell’altra vedi il poster de “La cosa”, nell’altra ancora l’allegra combriccola di “Stand by me”, e ne ho citate una piccolissima parte. Ce n’è per tutti i gusti.

Stranger Things

L’emozione è tangibile per chi ha vissuto gli anni 80’ ed è pienamente godibile per chi assaggia per la prima volta questo stile. Le interpretazioni dei più piccoli sono lodevoli, specie per Millie Brown, che veste i panni di Undici. Espressiva e coinvolgente senza dubbio. L’esperienza paga, Winona Ryder lo sa. Il ruolo della mamma del piccolo Will è stato ben assorbito. David Harbour, invece, avrebbe potuto far di meglio come sceriffo Hopper, in quanto pecca di versatilità espressiva.

Stranger Things

Ma in definitiva, Stranger Things è un’opera spiccatamente eclettica, che merita il successo che ha avuto. Le atmosfere strizzano gli occhi sia agli amanti del vintage, sia alle nuove generazioni e sia a coloro i quali hanno apprezzato un cinema forse più libero dagli schemi e immaturo, in senso positivo s’intende.  Così come per altre serie, anche Stranger Things gode di un finale tanto sufficiente per una chiusura, che aperto ad un proseguimento. Ma attenzione, il fattore noia è dietro l’angolo.

Una seconda stagione è già stata confermata, di cui è già disponibile il trailer, e approderà su Netflix il 27 Ottobre, non ci resta che attendere che cosa verrà fuori dal magico cilindro degli anni 80’.

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8.5

Voto Serial Gamer

8.5/10

Pro

  • Citazioni ovunque
  • Il meglio degli anni 80'
  • Deja-vù costanti
  • Le colonne sonore

Contro

  • Deja-vù costanti
  • Molti quesiti senza risposta

Davide Battiston

Laureando in Design e Comunicazione Visiva, da sempre nutro passione per i videogiochi, i film e le serie tv. Cosa mi incuriosisce di più? Decisamente il lato artistico.

Davide Battiston

Laureando in Design e Comunicazione Visiva, da sempre nutro passione per i videogiochi, i film e le serie tv. Cosa mi incuriosisce di più? Decisamente il lato artistico.

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