Nel 1971 uscì nelle sale: “La notte brava del soldato Jonathan” di Don Siegel, una trasposizione cinematografica del romanzo scritto da Thomas P. Cullinan. Quarantasei anni dopo esce nelle sale L’Inganno, il secondo adattamento del romanzo, in cui la regista porterà le vergini sotto una veste molto più crudele. Scritto e diretto da Sofia Coppola, il film è stato distribuito nelle sale il 21 settembre.
La narrazione prende luogo nel 1864, durante la guerra civile americana in cui un soldato in fin di vita viene salvato dal collegio Farnsworth. Molto presto i rapporti tra lo straniero e le donne, all’interno del collegio, si faranno sempre più intimi e pericolosi. L’arrivo del caporale Jonathan McBarney scatena da subito i primi pregiudizi, i quali nel proseguire la narrazione convergono in una curiosità morbosa che provocherà nelle donne trasformazioni esterne ed interne.
La Coppola dimostra di essere una compositrice di immagini potenti, le quali all’esterno descrivono un territorio invaso non solo dalla guerra, ma da una bellezza fuori dal comune. Negli interni la luce delle candele entra in ogni stanza, costruendo un’atmosfera molto accogliente, forse fin troppo per la vicenda. Lo straniero è percepito in modo diverso da ogni donna e fanciulla; il bisogno di un padre, un marito o semplicemente di un’avventura sessuale pone il caporale sotto diverse luci, esse però non sono altro che illusioni destinate a sparire.
Un altro aspetto interessante del lungometraggio è legato al concetto di novità, essa difatti è sempre destabilizzante in qualsiasi contesto; con ciò è anche possibile intuire come il disfacimento di tale novità possa essere distruttivo, da oggetto sessuale a obiettivo pericoloso e inutile. Sofia Coppola racconta un’epoca molto rigida, lontana dalla libertà di una scelta che possa essere diversa dal bon ton del periodo storico. Pur avendo sottotesti molto affascinanti, il lungometraggio non decolla mai a causa di un difetto molto importante connesso al “fuori campo”; la regista non osa mai, il dolore e il piacere sono sempre molto lontani dalla macchina da presa, perciò la Coppola abusa del “fuori campo”, lasciando allo spettatore troppo da immaginare.
La recitazione delle varie attrici non riesce a turbare lo spettatore, pur avendo nella pellicola Nicole Kidman, Kirsten Dunst e la giovane promessa Elle Fanning, la migliore in assoluto. L’Inganno è un lungometraggio con un soggetto potente e in grado di generare una conflittualità nello spettatore, senza però uno sguardo audace da riprendere gli opposti di questo prodotto audiovisivo, ossia il dolore e il desiderio sessuale. In definitiva L’Inganno è un film con tantissime frecce ma con un arco che non riesce a centrare il bersaglio, una delusione che non ci saremmo aspettati da Sofia Coppola, una regista con grandi capacità dimostrate nelle sue precedenti opere, tra cui la sua punta di diamante “Marie Antoinette“.