Avere una sola idea di come sia fatto lo spazio al di fuori dell’atmosfera terrestre è terribilmente limitante. Pensare che tutto l’universo sia caratterizzato dal buio cosmico intramezzato dalla luce di qualche sole similmente a quello che appare nelle relative vicinanze del nostro pianeta non solo è altamente supponente, ma anche assai improbabile.
In uno spazio infinito ci sono infinite possibilità di imbattersi in un’infinità di oggetti, misteri e colori, e un titolo come Morphite sa cogliere perfettamente questo squarcio nel velo del comune pensare operato con la lama della matematica: un titolo come Morphite sa fare di questa illuminazione logica il punto di forza del suo medium di intrattenimento.
A chi appartiene il cielo?
Sviluppato da Crescent Moon Games, Morphite racconta la storia di Myrah Kale, una ragazza che vive in tranquillità esplorando i più disparati pianeti della nostra galassia in veste di ricercatrice sul campo, fino al giorno in cui entra in contatto con una strana e rara sostanza chiamata Morphite: dotata di poteri al di fuori dell’immaginabile, questo materiale regala a Myrah sempre più poteri, ma costringendola a porsi domande ogni volta più profonde: da dove viene questa sostanza? Perché i suoi amici tentano di dissuaderla dal cercare di scoprirne i segreti, come se ne sapessero qualcosa? Chi sono i loschi figuri che sembra siano a loro volta sulle tracce della Morphite? Ogni frammento di questa oscura materia permette alla ragazza di compiere un passo ulteriore per scoprire la verità che cela, al prezzo però di rischi sempre maggiori. Riuscirà la nostra eroina a salvare la pelle mentre insegue le sue avventure?
La logica dell’universo
Nonostante la pagina Steam del titolo lo definisca un “Atmospheric FPS”, il gameplay del prodotto di Crescent Moon Games è quasi totalmente assimilabile al suo più blasonato e controverso collega No Man’s Sky: infatti gli utenti si troveranno sin dalle prime fasi del titolo a dover scegliere tra il seguire la quest principale proposta, e l’esplorare l’universo di gioco; se la prima opzione porterà i giocatori ad avere esperienza di una storia avvincente, non così scontata e longeva in maniera gradevole, la seconda li getterà in un vasto universo di pianeti creati proceduralmente nel quale, vestendo i panni della ricercatrice Myrah potranno esplorare in totale libertà le pressoché infinite lande proposte dal titolo. All’interno di queste, gli utenti scannerizzeranno con un apposito strumento ogni oggetto e creatura troveranno, che sia questa vegetale, animale o minerale, per poi rivendere le scan presso le basi sparse per tutti i sistemi e guadagnare crediti. Non tutti gli ambienti che troveremo però saranno ospitali, e ben presto scopriremo che lo scanner è si uno strumento fondamentale, ma che anche avere un arma non è affatto fuori luogo tra le fredde stelle dell’universo, e che usarla contro le creature sconosciute che ci attaccheranno sarà essenziale per il proseguo della storia di Myrah.
All’interno di Morphite è anche presente uno stimolante comparto di possibilità di potenziamento del personaggio che, sfruttando i crediti di gioco e i materiali minerali che troveremo nelle nostre peregrinazioni, ci permetterà di aumentare l’efficienza della nostra arma, delle nostre difese, della nave con la quale ci sposteremo tra un sistema e l’altro e infine della nostra tuta spaziale, in modo che quest’ultima possa sopportare le atmosfere planetarie più ostili, sbloccando di fatto per noi nuove aree di gioco.
Le ambientazioni che presenta il gioco sono, come già detto, create tramite il metodo della proceduralità, croce e delizia di tutti i titoli di questo genere. Nate in seno ad una scelta artistica precisa, queste presentano uno stile grafico volutamente semplicistico, con poligoni squadrati e nessuna pretesa di voler essere visivamente realistico.
Un impatto così minimalista ha però il grande pregio di far risaltare e mettere in evidenza molti altri elementi del comparto, tra cui in primis i colori, che attraverso vivide tonalità pastello, delicate quanto le scelte grafiche permettono, riescono a convincere con decisione l’osservatore in fase di analisi.
L’unico problema di queste ambientazioni, come accennavo poc’anzi, è proprio la proceduralità, che se sulla carta promette potenzialmente un’infinità di aree diverse l’una dall’altra, di fatto si concretizza in un algoritmo che si limita a mescolare un numero di elementi e possibilità, creando centinaia di ambienti diversi da loro per qualche dettaglio, ma alla fine del tutto simili (un pianeta innevato abitato rinoceronte verrà considerato dunque totalmente diverso da un pianeta allo stesso modo innevato e presentante la medesima mappa del primo, ma abitato da ippopotami).
Come si muovono i Pianeti?
Per quanto riguarda il comparto tecnico, Morphite presenta tanti lati positivi quanti negativi. Sviluppato attraverso il motore grafico Unity, il titolo ha dalla sua il grande pregio di un sistema di salvataggi automatici pressoché eccellente, che permette di non perdere alcuno dei progressi compiuti dal giocatore anche spegnendo gioco o console in qualunque momento. A questo si aggiunge un contatore di frame per second molto stabile che permette un’esperienza tranquilla e al riparo da fastidiosi cali.
Un elemento di questo apparato che soddisferà alcuni giocatori, creando invece disappunto in altri è dato dai movimenti del nostro personaggio, che privi di qualsivoglia animazione a fronte di una visuale in prima persona, appariranno molto fluidi e maneggevoli, a discapito però di una totale mancanza di realismo fisico, non giustificato neanche da teorie citanti la diversa gravità su pianeti extraterrestri et similia.
Infine, i difetti che il comparto mostra, sono dati innanzitutto dalla troppa frequenza con la quale il titolo crasha su Playstation 4 ( sei crash contati nel giro di due ore circa), costringendo il giocatore a riavviare completamente l’applicazione, dal sistema di shooting, che in un titolo che si autodefinisce un “atmospheric FPS” dovrebbe essere ai limiti dell’ineccepibile e che invece presenta non poche falle in materia di hit-box delle armi totalmente arbitrario e di ingiustificabili brevissimi periodi nei quali i nostri bersagli, dopo aver subito un colpo di arma da fuoco diventano non più targhettabili, facendo sprecare non poche munizioni ai giocatori (quale il perplesso sottoscritto) alle prime fasi di gioco.
La colonna sonora è semplice ma di giusta caratura, non presentando ne alti notevoli ne bassi riprovevoli, ma accompagnando in maniera del tutto piacevole col suo sottofondo le nostre avventure e spedizioni alla scoperta dello spazio profondo.
In conclusione, Morphite è un titolo rilassante, da giocare in tutta tranquillità e che mette il giocatore nei comodi panni di un esploratrice di una vasta e interessante galassia. Le scelte artistiche compiute in fase di studio grafico potrebbero ad un primo sguardo penalizzare il comparto esplorativo a causa della loro semplicità e della voluta rozzezza dei poligoni, ma riescono invece alla prova dei fatti, ad allinearsi con un concetto di opera portatrice di grande relax grazie alla poca densità di dettagli e ad i colori vividi e delicati allo stesso tempo.
Non privo di difetti dal punto di vista tecnico, Morphite riesce comunque a comunicare il suo messaggio, offrendo ai giocatori la possibilità di compiere una spensierata gita tra le stelle con la promessa di tornare a casa per l’ora di cena.