Dove non c’è vento, non può soffiare neanche l’alito della speranza, e dove non esiste un refolo di frescura, non trova spazio la pace, ma solo un’opprimente cappa di pesantezza che come un tiranno soggioga gli abitanti del disgraziato luogo.
Eppure, pur partendo con queste esatte premesse, The Inner World riesce a porsi come un’opera spensierata e paradossalmente ariosa; nostro obiettivo oggi, analizzare i motivi che hanno fatto di questo titolo un prodotto così interessante.
Vento tra le pietre
Sviluppato da Studio Fizbin e edito da Headup Games, The Inner World catapulta il giocatore nei panni di Robert, il protagonista della storia: questi vive in un mondo sotterraneo (l’Inner World appunto) che era mantenuto in vita da delle Fontane di Vento, dal quale questo sgorgava donando agli abitanti aria respirabile e energia eolica. Purtroppo da anni ormai le fontane sono quasi totalmente esaurite, e il mondo di Robert è allo stremo delle forze e senza una visione di futuro percorribile, messo ulteriormente in ginocchio dalla presenza di creature volanti serpentiformi che, chiamate basilischi, pietrificano con lo sguardo i cittadini del malcapitato luogo.
La situazione però, di per se già tragica, è avvolta in una coltre di mistero: perché infatti il vento ha smesso di fuoriuscire dalle fonti? E da dove arrivano i basilischi che, mai visti fino a qualche anno addietro, vengono ora chiamati Divinità del Vento? Perché Robert ha sul suo simpatico naso dei fori che lo rendono del tutto simile ad un flauto, permettendogli di intonare con questo melodie paradisiache? Durante l’avventura proposta da Inner World il nostro protagonista sarà chiamato a scoprire tutte queste verità e altre ancora, sulla sua reale identità e sulla menzogna nella quale ha vissuto per tutti questi anni. Non sarà però solo: accompagnato infatti dalla intraprendente Laura e dal suo impertinente piccione, Robert ci accompagnerà a svelare tutti i segreti di questo strano universo, grazie ad una narrazione divertente e interessante.
Evocare la brezza
Il Gameplay proposto da The Inner World è quello di un punta e clicca del tutto canonico, all’interno del quale il giocatore è chiamato ad esplorare gli scenari in 2D per reperire oggetti chiave che, utilizzati nella maniera corretta o combinati con altri oggetti apriranno nuove possibilità di dialoghi coi molti e colorati personaggi oppure ci spianeranno la strada per il proseguimento della nostra avventura.
La tipologia di gameplay riesce a sposarsi in maniera accettabile ai comandi del pad di Playstation 4, ma con un pesante difetto: non essendo infatti presente alcun tipo di cursore all’interno del comparto, il giocatore sarà costretto a selezionare gli elementi ricercati sullo scenario scorrendo attraverso tutti gli altri da destra verso sinistra o vice versa, rendendo di fatto quello che dovrebbe essere un “punta e clicca”, un gioco dove non esiste la possibilità di “puntare”.
Dove un soffio è una bufera
La componente artistica complessiva del titolo, di per contro, è di fattura ottima e assolutamente pregevole: questa offre personaggi e ambientazioni colorate, divertenti e rilassanti nonostante la collocazione narrativa. A rendere però il comparto qualcosa di confinante con il capolavoro però è il fatto che tutti gli elementi a schermo siano stati disegnati completamente a mano, e animati attraverso il motore grafico Unity, che raramente è stato capace di dare vita a qualcosa che raggiungesse questo livello artistico.
Dal punto di vista tecnico il titolo è quasi sempre fluido, non soffre di cali di frame ma, purtroppo, è vittima di veramente troppi crash, che avvengono spesso a ridosso di scene animate e culminano col totale blocco delle azioni a schermo, che costringe il giocatore a riavviare l’applicazione su Playstation 4.
Per quanto riguarda invece il comparto sonoro, The Inner World offre una colonna sonora semplice e leggera, che mira ad essere di solo accompagnamento alle vicende e non ha di fatto alcun tipo di peso sul gioco. Per ciò che concerne il doppiaggio invece, pur non beneficiando di una localizzazione italiana né per i testi scritti né per i dialoghi, le voci degli attori appaiono perfettamente calzanti e ispirate, musicali al punto giusto magistralmente interpretate.
In conclusione, The Inner World presenta certamente qualche difetto in diversi suoi aspetti, ma ciò che mi ha colpito di più non sono queste piccole imperfezioni, quanto le ottime sensazioni che, ammetto inaspettatamente, il titolo mi ha lasciato a posteriori; giocarlo è stato come sorseggiare acqua fresca, rilassante quanto divertente, e l’esperienza (breve) si è conclusa che ancora ero stupito della sua qualità.
Il comparto artistico del prodotto è senza dubbio il suo principale punto di forza e fiore all’occhiello, con personaggi e ambientazioni deliziosamente disegnati a mano e una leggerezza narrativa mista ad un umorismo contagioso anche nel raccontare una storia che di per se è una bellissima ed epica avventura.
Incredibile come un luogo senza Vento ci permetta di respirare a pieni polmoni in questa maniera.
*Versione testata: Playstation 4, grazie al codice fornito dagli sviluppatori