La decade degli anni ’80 ha subito una rinascita a causa dei prodotti audiovisivi, usciti negli ultimi anni, tra televisione e cinema. Il revival iniziato con Super 8 di J.J. Abrams ha generato tantissime operazioni commerciali molto simili; progetti che avessero un’esaltazione nostalgica verso gli anni 80, da Sing Street di John Carney a Stranger Things. La seconda stagione della serie televisiva presa in analisi, aveva moltissime aspettative, per via del successo mediatico, ottenuto dalla prima annata; i fratelli Duffer avranno mantenuto la qualità del loro prodotto?
La stagione fin dall’inizio ci trasporta nel dramma perenne di Will, il quale subisce ancora l’influenza del sottosopra e di una strana creatura di Lovecraftiana memoria; mentre l’arrivo di una ragazza metterà a dura prova l’equilibrio del gruppo, reduce dalla perdita di Undici. Gli eventi accaduti il precedente anno tormenteranno tutti i personaggi, i quali dovranno fare i conti con l’anniversario dei loro traumi. Questa stagione affronterà e amplierà l’impatto delle psicologie dei nostri protagonisti, i quali, pur cercando di ritornare ad un passato tranquillo, non potranno più essere quelli di una volta.
Un altro aspetto intrapreso da Stranger Things è il significato di casa; tramite Undici lo spettatore s’interrogherà sul concetto di appartenenza, scoprendo che la strada verso il nostro nido familiare, può essere più travagliata di ciò che si pensi. L’incomprensione tra adulti e ragazzi è molto marcata, rappresentando due poli opposti in cui al centro si estende una voragine, da ricucire tramite la comunicazione. L’inserimento di nuovi personaggi riuscirà ad approfondire le psicologie dei nostri protagonisti, i quali affronteranno un viaggio interiore per lasciarsi il passato alle spalle, costruendo un futuro migliore per tutti.
La messa in scena di Stranger Things è di alto livello, il team che vede i fratelli Duffer alla regia ma non solo, ha mantenuto i tratti distintivi della serie, disseminando molte citazioni. In questa stagione il percorso intrapreso dagli sceneggiatori non ha solo strizzato l’occhio a più nostalgici, ma ha introdotto alcune soluzioni di sceneggiatura che ricordano da vicino molti cult, da I guerrieri della notte a Gremlins. Proseguendo di puntata in puntata, ci si accorge che i colpi di scena, nonché moltissime storyline, hanno troppi cliché che rovinano l’opera, avvisando lo spettatore della conclusione di quella sottotrama già da molte puntate.
In definitiva Stranger Things continua a cavalcare l’onda degli anni ’80 con degli ottimi personaggi, una messa in scena molto buona ed una imprevedibilità nella sceneggiatura, davvero fuori dal comune.