Siete pronti a riaffrontare il vostro destino? Il 7 Novembre (a data da destinarsi sui sistemi Xbox) arriva sugli scaffali digitali Hand of Fate 2, seconda iterazione del titolo dei Defiant Development, che tra carte, fortuna e combattimenti, è pronto a ritagliarsi il suo spazio in queste fredde serate invernali. Vale la pena di accendere il caminetto e accoccolarci in compagnia del gamepad? Scopriamolo assieme, nella recensione completa!
Pesca la tua carta, Sakura
Per chi non avesse giocato al primo capitolo della serie, facciamo un piccolo riassunto: in Hand of Fate, il giocatore affronta il Master, meglio noto come Mazziere, in una sfida contro il destino. Il punto focale è rappresentato, ovviamente, dalle carte, divise in due principali macro-categorie: eventi ed equipaggiamento. Le prime, aggiunte a quelle del mazziere, vanno a comporre la griglia di gioco sulla quale sposteremo la nostra pedina: una volta mossa quest’ultima, andremo a “risolvere” gli eventi, sotto forma di piccole avventure testuali, connessi alla carta sulla quale finiremo. Questi possono avere un risvolto positivo, come guadagnare equipaggiamento o denaro, o negativo, come perdere salute o innescare un combattimento. A differenza del resto del gioco, la meccanica legata agli scontri è affidata ad un sistema in tempo reale, con caratteristiche molto simili a quelle proposte dalla serie avviata da Batman: Arkham Asylum. In generale, dunque, si perlustra la mappa alla ricerca del livello successivo e, per concludere il tutto, del boss o dell’evento di fine missione. Questo almeno, per quanto riguarda il capitolo precedente, ma andiamo a vedere un po’ più nello specifico quello che è stato aggiunto in questo seguito.
La prima novità che salta all’occhio, è la possibilità di personalizzare il nostro eroe. A dire il vero non ci sono molte opzioni: potremo scegliere il sesso, la razza, una manciata di acconciatore e qualche colorazione per il vestito. La customizzazione è quindi scarsa, ma c’è da specificare che l’obbiettivo non è tanto creare un personaggio unico, quanto discostarsi dall’anonimo protagonista del primo capitolo.
Passando al gameplay, alle meccaniche di gioco precedentemente elencate, si aggiungono delle piacevoli novità. Oltre a cibo, denaro e salute, il nostro eroe ora ha a disposizione un nuovo parametro, la Fama, che verrà assegnata durante gli eventi: questa, influenzerà alcune linee di dialogo, dando accesso ad eventi speciali ed equipaggiamento specifico. Un’altra piccola modifica è stata fatta anche alle armi: ognuna di esse ha ora un attacco speciale, utilizzabile dopo aver concatenato un numero specifico di colpi senza mai essere interrotti, e, in generale, sono state personalizzate per risultare più o meno efficaci in determinate situazioni di gioco. È stata anche ampliata la varietà di quest’ultime, così com’è stata aggiunta una pletora di armature, anelli e caschi, con la conferma degli artefatti, potenti strumenti con cui ribaltare gli esiti della battaglia. A livello di contenuti, insomma, il gioco vede una crescita esponenziale rispetto al capitolo precedente, anche per quanto riguarda, in generale, la campagna principale, ora composta da ben 22 missioni. La durata di ognuna di esse è altamente variabile, in base ai nostri obbiettivi da giocatore, e si spazia tra i 30 e i 45 minuti necessari per ciascuna di esse. Il tempo aumenta, e non di poco, se decideremo invece di collezionare quanti più gettoni possibili, attraverso i quali sarà possibile sbloccare nuove carte da inserire nel nostro mazzo. Le stesse missioni inoltre sono molto più articolate, con una serie di variabili che annullano quella brutta sensazione del “vai semplicemente alla prossima stanza” che affliggeva il primo capitolo.
Facendo un piccolo passo indietro, a proposito della campagna, c’è da specificare che la storia stavolta è decisamente più profonda e dettagliata rispetto al primo capitolo, al punto che anche le missioni per così dire secondarie, si collegano in qualche modo al filone principale, che parla di una misteriosa epidemia e di come l’impero, e le altre fazioni presenti sul territorio, affrontano la suddetta questione. La scelta di proporre una trama più classica, anziché una serie di boss fight per arrivare a quello finale, è una mossa vincente, e rende l’immersione nel mondo di gioco una pratica facilmente archiviabile sin dai primi minuti.
Tornando al gameplay, piccole aggiunte sono state fatte anche alle meccaniche di “randomizzazione”. Al classico mini-gioco delle 4 carte, se ne aggiungono tre: il lancio dei dadi, ad esito secco; la ruota, con un risultato variabile in base alle carte in essa presenti; e la pendola, che come le carte fornisce due tipi di risultati (epico e normale), sia in caso di risvolto negativo che positivo. Se il lancio dei dadi è puramente basato sulla fortuna (con la scusante però che molti degli eventi ad esso legati non sono mai eccessivamente punitivi in caso di fallimento), gli altri mini-giochi fanno affidamento sulle capacità di coordinazione, soprattutto quella visiva, del giocatore, garantendo un buon mix tra abilità e fattore C.
Ultima novità introdotta, ma decisamente non meno importante, è quella dei Sodali: durante i combattimenti, potremo essere affiancati da alcuni personaggi speciali, sbloccati completando le varie missioni di gioco, che garantiscono un attacco o un potere unico, attivabile in battaglia con l’apposito tasto. Oltre ad essere dei fedeli compagni di viaggio, ogni sodale avrà la sua sequenza di carte storia, che una volta risolte, sbloccheranno la versione platinata, ovvero potenziata, del personaggio in questione.
La luna nera! Zan-zan-zaaan!
Parliamo ora del lato artistico, che può essere riassunto facilmente con due parole: ispirato, e coerente. Si conferma una palette cromatica gestita alla perfezione, con toni cupi e colori caldi saggiamente distribuiti nella parte di gioco “cartacea”, e tinte pastellose e tratti fumettosi in quella di combattimento. Esteticamente il titolo è ottimo, rappresentando l’ambientazione mistica senza mai scadere nel banale, con le illustrazioni delle carte realizzate in maniera egregia e gli scenari di gioco curati in ogni minimo dettaglio. La modellazione poligonale è buona, con tratti volutamente esagerati in caso di nemici possenti, e degni di nota anche i personaggi femminili, molto concreti e lontani dagli stereotipi della “femme fatale”, concetto quasi onnipresente nel mondo dei videogiochi.
Dal punto di vista audio, il comparto può facilmente definirsi geniale: con pochi accordi di chitarra, e un sottofondo orchestrale ben realizzato, il titolo riesce sempre a sottolineare in maniera perfetta tutto ciò che sta accadendo. Forse non eccellerà in quantità, e ci capiterà di ascoltare spesso la medesima traccia, ma la distribuzione della colonna sonora e il doppiaggio in generale, affiancato a quello specifico del master, è decisamente degno di nota.
A livello meramente estetico, il titolo implementa nuove animazioni, oltre che nei personaggi di gioco, anche nella stessa interfaccia: ogni volta che incontreremo un nuovo tipo di nemico, impugneremo una nuova arma, o semplicemente incroceremo i nostri passi con quello di un nuovo personaggio, l’introduzione al combattimento avverrà con una speciale inquadratura ed una didascalia a schermo, strizzando un po’ l’occhio a chi ama farsi coccolare da un punto di vista prettamente visivo.
Andando incontro al proprio destino
Hand of Fate è stato un titolo che ha spaccato a metà il pubblico: c’è chi ha apprezzato sin da subito il perfetto mix di generi con un background decisamente affascinante, c’è chi è rimasto invece completamente indifferente. Hand of Fate 2 potrebbe sortire. a sua volta, lo stesso destino, per un motivo che però trovo estremamente valido: l’aver mantenuto la sua identità.
A differenza di molti altri titoli, non si è limitato a riproporre un genere consolidato, quanto di creare una formula tutta sua, perfezionata al microscopio in questa nuova proposizione. Hand of Fate 2 è, fondamentalmente, un titolo unico, impossibile da paragonare, nella sua interezza, con nient’altro, e nonostante l’ambientazione e il gameplay potrebbero non incrociare i gusti del player moderno, sarebbe criminale negare l’enorme lavoro svolto dai ragazzi di Defiant Development nel migliorare in ogni aspetto possibile la propria creatura, cercando non di trovare il consenso comune, quanto di offrire la migliore esperienza possibile, restando “fedeli ai propri ideali”.
In conclusione, con un prezzo aggressivo e un sistema di gioco più che mai consolidato, Hand of Fate 2 si candida ad essere il titolo perfetto per le imminenti serate invernali, per tutti quei cuori solitari che hanno voglia di una bella sessione di gioco di ruolo ma sono soli in casa, a cui tutto sommato non dispiace avere un master sadico (esistono master buoni di cuore?) e un po’ di sano divertimento vecchio stile.
*versione di prova testata: PC (Steam), gentilmente offerta in anteprima dagli sviluppatori