Non c’è un attimo di respiro ad Asposia.
In realtà questo capita spesso se si vive in un paese sotterrano dove l’unica fonte di aria pulita è data da quattro fontane di vento, tenute vive solo dalla melodia intonata dalla dinastia dei Nasi a Flauto, ma tant’è…
Gli sviluppatori di Studio Fizbin, memori dell’ottimo lavoro svolto con The Inner World, hanno infatti presentato il sequel diretto di questo interessantissimo titolo, chiamando The Inner World: The Last Wind Monk il secondo progetto, e tentando di riportare i giocatori nell’universo assurdo e fatato di Asposia, la terra dove il disilluso realismo e la sognante fiaba si intrecciano in una amalgama unica e divertente.
Se il team di sviluppo sia riuscito nella sua impresa, lo vedremo proprio in questa sede!
Ritorno ad Asposia
The Inner World: The Last Wind Monk riprende la narrazione tre anni dopo gli avvenimenti che avevano concluso il primo capitolo: il malvagio abate Conroy è ancora trasformato in pietra grazie al raggio di un basilisco meccanico da lui stesso costruito per soggiogare la popolazione asposiana col terrore e i Flute-Nose hanno ripreso a suonare la melodia che tiene in vita Asposia grazie agli atti eroici di Ocarino terzo, al secolo Robert.
È proprio nei suoi panni che i giocatori tornano a vivere le esilaranti avventure anche in questo sequel: il goffo Robert infatti ha passato i tre anni intercorsi dalla scomparsa di Conroy esattamente come quest’ultimo: trasformato in una statua in seguito ad uno dei suoi soliti pasticci con la carcassa di un basilisco meccanico. Quando si sveglia, l’onorato re Ocarino scopre che la situazione è nuovamente precipitata, e che ora il potere ad Asposia è detenuto da un gruppo integralista simil-fascista di “Lealisti di Conroy” i quali, capeggiati dal misterioso quanto minaccioso Emyl, sono stati convinti da quest’ultimo attraverso la nobile arte del populismo e del terrorismo psicologico che Conroy fosse il vero salvatore di Asposia, e che la sua pietrificazione sia solo frutto dell’infame tradimento della dinastia dei flute-nose, che hanno malvagiamente martirizzato il legittimo leader del regno. Come conseguenza diretta della raccolta di proseliti da parte di Emyl, si assiste alla nascita di un fenomeno squadrista che vede apparire per le strade di tutta la città gruppi di cittadini che vanno a caccia dei nasi a flauto, con lo scopo di catturarli e portarli al capo del movimento, così che questi possa gettarli nel vuoto delle fontane di vento. do
Saranno dunque Robert, il piccione Peck e la coraggiosa Laura a dover ancora una volta prendere tra le mani il destino dell’Inner World, e imbarcarsi in una nuova avventura per trovare l’ultimo monaco del vento in grado di aiutarli, e “salvare il mondo, come ai vecchi tempi”.
Un viaggio stimolante
Dal punto di vista del gameplay, The Inner World: the Last Wind Monk si presenta con la stessa formula già vista nel primo capitolo, offrendo al giocatore un sistema punta e clicca canonico su PC e discretamente più macchinoso su console, vista la mancanza di un cursore che permetta di puntare su ciò che successivamente cliccheremo: questa assenza inficia in maniera abbastanza pesante sul gioco, poiché gli utenti, di nuovo, saranno costretti a scorrere attraverso tutti gli elementi a schermo fino a trovare quello che interessa loro nel momento in questione.
Le ambientazioni appaiono più brillanti che nel primo capitolo, più ricche di elementi e con puzzle maggiormente intricati e divertenti, segnando in questo ambito un notevole e gradito passo avanti rispetto a quanto di buono già visto con l’episodio precedente.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, ancora una volta Studio Fizbin è stato in grado di rendere con grande maestria grafica il mondo narrato e rappresentato all’interno di The Inner World: The Last Wind Monk; il titolo infatti, come il suo antesignano, presenta un elaborato apparato visivo di ambientazioni e personaggi completamente disegnato a mano e animato con ottimi risultati attraverso l’utilizzo del motore grafico Unity, che di rado è stato applicato per raggiungere obiettivi così gradevoli.
Un’altra nota positiva è la presenza all’interno del gioco di sottotitoli in italiano ai dialoghi magistralmente doppiati che, mancanti nel primo capitolo, fanno il loro trionfale ingresso nel secondo in maniera ineccepibile e senza snaturare in alcuna maniera la freschezza delle battute in lingua originale.
La parte sonora è un’altra cosa che ha visto dei miglioramenti nel passaggio dal primo al secondo episodio: non abbiamo a che fare con una OST colossale o particolarmente epica, ma con un apparato audio delicato e sottile quanto curato, capace di accompagnare in maniera piacevolissima il giocatore attraverso il walkthrough e offrire delle arie che forse non entreranno particolarmente nell’orecchio di chi ascolta, eppure armoniose al punto da far chiudere gli occhi per goderne a mente serena.
Sono dunque riusciti alla fine gli sviluppatori a ripetere il miracolo compiuto con The Inner World? La risposta è senza dubbio si!
Sebbene infatti The Last Wind Monk sia dotato di qualche carenza in fatto di gameplay che si porta dietro ancora dal primo capitolo, il titolo nel suo complesso lascia solo un sapore dolce in bocca grazie ai suoi punti di forza in grado di sovrastare qualsiasi negatività: la storia divertente, supportata da un comparto artistico (sia grafico che sonoro quindi) di ottima qualità, permette ai giocatori di vivere un’esperienza di gioco assai gradevole, ricordando loro che Asposia sarà si solo un buco nel terreno, ma il buco nel terreno più bello che c’è.
*Versione provata: PS4, grazie al codice digitale fornito dagli sviluppatori