La nuova pellicola di Star Wars tenta di annullare ciò che conoscevamo, con l’introduzione dei nuovi personaggi introdotti dal lungometraggio precedente della saga, firmato J.J. Abrams. Le leggende delle passate trilogie cominciano a tramontare, per far spazio a nuove icone dell’universo creato nel 1977 da George Lucas.
Nelle sale dal tredici dicembre, l’atteso sequel è diretto e scritto dal giovane cineasta Rian Johnson che ci conduce in un’opera con due temi centrali: il sacrifico per un’ideale e il conflitto interiore, sia interno ai personaggi che alle fazioni in cui quest’ultimi decidono di schierarsi. Con questo nuovo capitolo della saga l’effetto amarcord viene meno, sostituendosi con la volontà di concludere alcune storyline, per proiettare i protagonisti della nuova trilogia verso il gran finale, diretto dal regista iniziatore della nuova saga.
Con tre lungometraggi alle spalle Rian Johnson è stata una scelta azzardata, ciò nonostante il film s’impegna nell’approfondire i legami tra i personaggi, i quali avranno un nemico imprevedibile da affrontare: loro stessi. Analizzando Star Wars – Gli ultimi Jedi, possiamo individuare due fasi principali: la lotta tra la resistenza e il primo ordine, dove quest’ultimo cerca di sterminare la ribellione in atto; mentre l’altro vede impegnata Ray nel convincere Luke Skywalker ad addestrarla per porre la parola “fine”, al regno di terrore che Kylo Ren continua ad appoggiare.
Il cuore del film è rappresentato dal legame molto forte tra Ray e Kylo Ren, i quali sono molto simili nel cercare un ruolo nella guerra in atto; l’apprendista del leader supremo Snoke si rivela essere il punto più positivo del film, dato che il suo personaggio ha un notevole spessore trasmettendo il fardello dell’eredità di suo nonno, il quale si contrappone al lato chiaro rappresentato da suo padre.
Nella scrittura dei personaggi, Rian Johnson è consapevole delle potenzialità di Kylo Ren e Ray, ma quando cerca di farci entrare in intimità con quest’ultimi, non sempre ci riesce.
Nei piani più ravvicinati la forza della regia non è all’altezza, creando di conseguenza primissimi piani vuoti e privi di sentimento; esso tuttavia traspare dalle prove attoriali che riescono a restituire le giuste emozioni.
Nella messa in scena il regista commette qualche errore che restituisce imbarazzo, enfatizzato da effetti visivi altalenanti, i quali sono realizzati benissimo nel conflitto spaziale ma, in qualche scena più pacata, si nota un certo lavoro superficiale. Nell’intrattenere il film disloca bene le sequenze più action rispetto a quelle più riflessive, per poi esplodere con un finale che chiuderà forse la speranza di redenzione verso un personaggio.
Siamo sempre più vicini alla conclusione di una trilogia che fino ad’ora non ha aggiunto moltissimo al vasto mondo di Star Wars; quest’ultimo capitolo ha molte lacune, tuttavia soddisfa lo spettatore che però meritava molto di più.