Il regista Joe Wright realizza il classico esempio di un cinema che si pone l’obiettivo, di conquistare la statuetta tanto ambita; ci riferiamo agli oscar, i quali vedono Gary Oldman come favorito nella categoria: “Miglior attore protagonista”, grazie al ruolo di Winston Churchill. Una manovra produttiva alla quale siamo ben abituati, tuttavia l’opera del cineasta inglese non ha solo il merito di una grande interpretazione del suo attore principale.
9 maggio 1940. L’avanzata nazista sull’Europa sembra inarrestabile, le nazioni non riescono a fronteggiare l’esercito di Hitler e di conseguenza, cadono una dopo l’altra sotto la svastica tedesca. L’Inghilterra cercherà nel suo primo ministro, appena eletto, una salvezza, la quale sembrerà un’utopia dove l’uomo con il sigaro, incute timore e dubbi sul suo operato. L’Italia in questo capitolo terribile di storia, potrebbe assumere il ruolo d’intermediario tra Regno Unito e Germania cercando di avvicinare queste due grandi potenze mondiali a un concordato.
Durante la pellicola saremo travolti dal carisma del primo ministro, il quale si troverà costretto spesso ad avere uno scontro dialettico con i suoi sottoposti, i quali gli suggeriranno di prendere in considerazione l’idea della pace, ma come lui stesso afferma: “ Senza vittoria non può esserci sopravvivenza”. Joe Wright e lo sceneggiatore Anthony McCarten, sono bravissimi a enfatizzare gli elementi di drammaturgia a disposizione, mostrandoci il popolo inglese con due carrellate molto espressive e il nemico, il mostro, come il miglior cinema patriottico deve saper fare.
Attraverso gli occhi di Elizabeth, segretaria personale di Churchill, saremo conquistati dall’aura imponente che trasmette l’uomo dai tanti cappelli, il quale non è invincibile ma pieno di paure per l’arduo compito che deve conseguire. Il make up del bravissimo Kazuhiro Tsuji applicato su Gary Oldman è strabiliante, il lavoro di recitazione è curatissimo nel linguaggio del corpo, il quale con qualsiasi movenza riesce a comunicare diversi stati d’animo anche a Re Giorgio VI, intimorito dalla prossima parola che potrebbe pronunciare il primo ministro.
L’ora più buia è un film riuscitissimo, inserito nel miglior cinema patriottico, rodato con tantissime opere in cui si costruisce il film intorno al protagonista e all’attore che lo interpreta. Attraverso una messa in scena molto buona e una magistrale interpretazione, ci dimentichiamo del pessimo lungometraggio, dedicato all’isola che non c’è, sempre diretto da Joe Wright. Quasi sicuramente il quattro marzo avremo un uomo di nome Gary Oldman molto felice per quel premio, obiettivo commerciale di un’opera benfatta.