Remake dell’acclamato film tedesco: “Lui è tornato”, l’adattamento italiano diretto da Luca Miniero riporta in vita il Duce Benito Mussolini nella realtà odierna. In un momento storico dove la classe politica è disorganizzata, il popolo confuso e smarrito, quale impatto avrebbe il ritorno del fascismo con il suo fondatore? Cercando una risposta a questa domanda, Sono Tornato conduce il leader storico del movimento fascista, in giro per l’Italia raccogliendo molti consensi, aiutato da un documentarista in cerca di successo.
Pur essendo un remake, il soggetto sembra essere più performante nella nostra situazione politica attuale, mancante di un uomo carismatico in grado di guidare il Paese; nello scenario appena descritto, il ritorno del Duce sembrerà la risposta per un Paese in stallo da molti anni. Protettivo, audace e implacabile, Massimo Popolizio adotta le sembianze del personaggio storico, distaccandosi dai cliché che rappresentavano la figura con una caricatura forzata. Attore teatrale di grande esperienza, Popolizio affronta le varie regioni con uno spiccato senso dell’umorismo che nasconde la natura crudele e priva d’empatia di Mussolini, ricordato con troppa nostalgia dagli italiani.
Ad affiancare il protagonista ci sarà un documentarista interpretato da Frank Matano, sospeso tra la linea comica e drammatica; la sua recitazione è buona quando non eccede nel dover interpretare il dramma della scoperta, una rivelazione che distruggerà per sempre la coppia di amici. Per arrivare al cuore degli italiani, Mussolini usufruirà del mezzo audiovisivo più potente, diventando ben presto un punto di riferimento per lo spettacolo televisivo, insensibile ai contenuti immorali che proferisce il Duce, smascherato dalla memoria; essa è il punto di forza del film, il quale con una buona sceneggiatura riesce a costruire uno scenario possibile e inquietante in cui il dittatore potrebbe tornare.
Sono Tornato unisce diverse buone idee e ci mostra una visione preoccupante, in cui il ricordo perduto di ciò che è stato, potrebbe portare la fine della democrazia. Sceneggiata da Nicola Guaglianone e Luca Miniero, la pellicola con tinte grottesche, sceglie alcuni meccanismi narrativi molto abusati; tuttavia l’opera gestisce benissimo la gravità del ritorno di quest’uomo, con un ascendente molto pericoloso. Il cinema ha sempre manipolato lo spettatore, il quale dopo la visione avrà molto a cui pensare, cercando di non vergognarsi di un probabile futuro nero.