Nelle ultime ore, durante il DICE Summit 2018 di Las Vegas, Neil Druckmann, il director di The Last of Us Part 2, ha parlato del titolo soffermandosi sulle proprie fonti di ispirazione.
Innanzitutto lo sviluppatore ha svelato la sua passione per i titoli narrativi, parlando delle sue esperienze decisamente positive su giochi come Monkey Island e il primo Half Life, senza dimenticare le vecchie avventure di Sierra.
Successivamente il director ha analizzato come lo studio sia passato da produizioni come Crash ad esperienze più cinematiche come Uncharted.
“Eravamo uno studio che sapeva realizzare giochi action con delle mascotte cartoonesche. Poi ci siamo ritrovati a raccontare la storia di un personaggio che stranamente non aveva un aspetto folle. Riuscire a raccontare questo genere di storia è stato un sogno” ha affermato Druckmann.
Druckmann è poi andato avanti parlando della nascita di The Last of Us: “La maggior parte delle premesse si basavano su uno dei miei progetti studenteschi falliti, su un uomo e una donna perduti in un mondo di zombi. A quei tempi stavo lavorando sul reboot di Jak e Daxter, ma in seguito il team decise di intraprendere una strada nuova. Chiedemmo alla compagnia se potevamo realizzare qualcosa di diverso. Così abbiamo iniziato a confrontarci e a sviluppare i personaggi attraverso il gameplay, fino ad arrivare a quello che oggi conoscete come The Last of Us: ci sono ancora gli elementi shooter e action, ma in questo caso si sposano con elementi narrativi diversi come la protezione e la sopravvivenza in un mondo disperato. Quindi abbiamo provato a capire come cambiare la struttura classica di quei generi per creare qualcosa di originale e interessante”.
Infine lo sviluppatore ha rivelato che i dialoghi di The Last of Us Part 2 sono stati ispirati dalla serie TV The End of the F***ing World di Netflix e Channel 4.
Ricordiamo che The Last of Us Part 2 è in sviluppo su PlayStation 4, anche se non sappiamo ancora la sua data d’uscita.