Come spesso ripetiamo in questi tempi le remastered vanno ormai di moda e grazie a queste riusciamo a riprendere tra le mani dei capolavori già assaporati tempo fa, ma queste sono soprattutto una possibilità per i nuovi giocatori di provare delle vecchie produzioni rispolverate che probabilmente sarebbero rimaste sugli scaffali se trovate nelle loro antiche versioni. Purtroppo però non sempre questi lavori di riportare in auge titoli del passato riescono a valorizzare l’opera protagonista ed è questo il caso di Devil May Cry HD Collection, una collezione dei primi tre capitoli di una delle serie action più importanti di sempre che, in questo caso non è stata trattata nella maniera corretta.
Definire un genere
Anche se la serie Devil May Cry, Hideki Kamiya e Dante non hanno bisogno di presentazioni, parleremo prima un po’ dei titoli in sé che ovviamente non si discutono, dato che questi tre capitoli, usciti rispettivamente nel 2001, 2003 e 2005 si possono tranquillamente segnare come capostipiti di un genere che ha visto poi i vari Bayonetta e co.
Il primo capitolo della serie ha fatto storia soprattutto al suo gameplay che ha praticamente dato vita e definito il
genere action grazie alle sue meccaniche e alle sue sfumature che ci portano ad impugnare spada e pistole a caccia di
demoni nei panni di Dante, un mezzodemone figlio di Sparda, che dovrà vedersela con il temibile Mundus in un varietà di missioni caratterizzate da esplorazione e combattimenti altamente spettacolari con tanto di combo folli utilizzando le armi fidate Ebony e Ivory e la Force Edge.
Di sicuro il primo Devil May Cry sente un po’ degli anni passati, quasi una ventina, dalla sua uscita anche a livello di gameplay rimane comunque un titolo da giocare senza pensarci su due volte, così come i due titoli successivi, anche se orfani dell’estro di Kamiya, entrambi riescono a difendersi in maniera discreta, senza però quello spunto di genio del predecessore che ha segnato un epoca. Detto questo il terzo capitolo è di sicuro superiore a quello intermedio che risulta un po’ sottotono, riuscendo a riportare la serie quasi ai livelli del primo capitolo grazie a delle innovazioni azzeccate come per esempio la possibilità di cambiare stile di gioco e soprattutto rimanendo il più “attuale” dei tre capitoli con un combat system e un comparto grafico decisamente ottimi.
Un’operazione commerciale
Lasciando da parte un gameplay e un combat system che hanno fatto storia e che ovviamente è sempre bellissimo riprendere tra le mani anche se si incomincia a sentire, soprattutto nei primi due capitoli, il peso degli anni passati, il punto focale e il problema di questa rimasterizzazione è proprio l’idea di fondo. Si perché la Devil May Cry HD Collection era già uscita qualche tempo fa su PlayStation 3 e Xbox 360 e a distanza di sei anni Capcom ripropone quasi lo stesso prodotto certo con qualche miglioria, ma anche con qualche incredibile e inaccettabile orrore grafico.
Già nel 2012 la Collection in questione non brillava come un capolavoro e uno sforzo di programmazione dato che alcuni aspetti erano stati solo trasportati dalla PS2 alle altre console, ma a distanza di sei anni il risultato lascia a bocca aperta… ma per i motivi sbagliati.
Sin dalle prime battute ci accorgeremo che il lavoro dietro questa rimasterizzazione rasenta lo zero, con filmati lasciati praticamente identici e riproposti in 4:3, ma questo non è neanche il peggio della produzione, dato che vi basterà raccogliere il primo oggetto di gioco per sentire intrinseca una voglia di cavarvi gli occhi con una schermata, anch’essa in quattro terzi che sarà completamente sfocata con l’unica cosa nitida che sarà rappresentata dalle scritte in verde; ma non è finita anche perché se la stessa sorte potrete ritrovarla nella mappa di gioco dando un brutto spettacolo generale a livello grafico.
Bisogna dire che gli sviluppatori si sono sforzati almeno per raggiungere il supporto al Full HD e ai 60 fps che poi risultano le uniche novità di questa operazione commerciale.
Difficile quindi commentare il perché Capcom abbia voluto riportar in vita un’opera di tale calibro in questo modo, senza dargli il giusto peso e senza svolgere un accurato lavoro dietro (ci voleva così tanto a rifare almeno i menù e le varie schermate di gioco?). I giochi in sé ovviamente non si discutono, rimangono delle pietre miliari dell’industria videoludica e del genere action, ma il modo in cui sono stati trattati è di sicuro quello più sbagliato possibile dato che si tratta, come detto in precedenza, di una vera e propria operazione commerciale riproponendo la vecchia Collection con l’aggiunta dei 60 fps e il Full HD (e il 4K su PC). L’acquisto è consigliato solo agli amanti folli della serie e a chi non ha mai avuto il privilegio di aver a che fare con il figlio di Sparda.
*Versione testata: PS4, grazie al codice fornitoci dal publisher