In un suo mito, Platone raccontava di come all’inizio dei tempi uomini e donne non fosse solo il nome di una trasmissione di Maria de Filippi (altri filosofi negano, ma chi se li fila quelli li), ma parti di un unica entità, gli Androgini, che vennero poi divisi dagli dei in maschi e femmine per invidia della loro perfezione e felicità.
Oggi, a svariati eoni da questo avvenimento assolutamente reale e documentato storicamente (?) è giunto il momento di riunire le due metà del cielo in armonia, e per farlo useremo forbici a punta arrotondata, carta igienica, colla vinilica e il medium videoludico, grazie alla nuova rubrica di Serial Gamer Italia.
#FeministFriday è una rubrica a cadenza settimanale che nasce sui blog che trattano principalmente temi letterari, e in questo ambito si ferma: io non ho mai capito perché.
È un tipo di contenuto che può essere forte quanto interessante, all’interno di una cornice capace di dare importanza a figure femminili davvero potenti, ma che troppo spesso sono utilizzate solo come arredamento a storie epiche che si concentrano solo su avventure di stereotipati Marcantoni.
Un personaggio femminile a livello narrativo ha sempre la stessa portata emotiva delle sue controparti maschili, e questa rubrica è fatta per evidenziare e ricordare questa cosa, così come nella letteratura, anche nel cinema e nella videoludica.
Questa serie di appuntamenti, che mi auguro essere molti di più di quelli che sono riuscito a strappare all’altra metà del cielo in vita mia, non ha perciò nessuna velleità di voler prendere parte alla battaglia femminista, che trascende purtroppo tragicamente il campo dell’intrattenimento, ma solo di presentare brevemente e in maniera scanzonata le eroine nascoste tra le infinite storie dei videogiochi, dando a Cesira quel che è di Cesira, e rivelando dove non manifesto, alcuni profili che sono veramente da ammirare per tutti, qualunque sia il nostro sesso.
Non dividere dunque in due schieramenti, maschili e femminili, che combattono per la supremazia malata, ma piuttosto unire, per scoprire ciò che c’è di magnifico da entrambe le parti. Forse questo, il campo dell’intrattenimento lo può fare, e noi tutti goderne.
Promettendo dunque che questo tipo di introduzione (o mattone, è da vedere) non sarà presente nei prossimi appuntamenti, passiamo a scoprire la prima protagonista della rubrica!
#Feministfriday 1: Senua (Hellblade: Senua’s Sacrifice)
Non mi è stato difficile individuare la prima protagonista per la rubrica #FeministFriday: Senua è infatti probabilmente anche il mio personaggio preferito della stagione videoludica 2017.
Personaggio principale di Hellblade: Senua’s Sacrifice di Ninja Theory, Senua è una ragazza che ha saputo trarre dalle sue debolezze infantili una forza che pochi altri nella storia dei videogiochi hanno “messo in campo”. La giovane è la figlia del capo di un insediamento di Celti e della sua sciamana: come la madre soffre sin da piccola di una forma di psicosi che la induce in stati di apatia, agnosia e allucinazioni, e suo padre, che vede in questa sua patologia una vera e propria maledizione con la quale potrebbe addirittura contagiare gli altri abitanti del villaggio, arriva anche a confinare la figlia in casa tentando rudimentali pratiche magiche per estirpare l’incantesimo divino che a sua detta l’attanaglia.
Senua cresce sotto il peso delle sue visioni, della sua solitudine e dello stigma sociale impostogli dal villaggio (e nonostante questo non decide di diventare Hokage), ma riesce comunque a diventare una guerriera e a innamorarsi di Dillion.
Se spesso si dice che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna infatti, qui viene dimostrato che vale con equità anche il contrario: Dillion è il primo tra tutti che riesce a supportare pienamente Senua, amarla e dissipare la cappa di oscurità che la attanaglia; la guerriera viene dunque profondamente traumatizzata quando, a causa di un incursione vichinga che colpisce il villaggio mentre lei è lontana nella foresta, l’insediamento viene bruciato e Dillion brutalmente trucidato.
A questo punto la giovane è costretta a intraprendere un viaggio su due piani diversi, dove il primo è un muoversi fisico, che la porta a recidere la testa di Dillion dal resto del corpo per portarla con se nelle profondità di Helheim, l’inferno dei Norreni, al fine di recuperare dalle mani della sua regina Hela l’anima dell’amato e salvarlo dall’aldilà. Il secondo è invece un percorso metafisico che Senua compie dentro di se, e che la narrazione lega e amalgama con il piano materiale arrivando a confondere per il giocatore ciò che la guerriera sta vivendo con ciò che invece accade solo nella sua testa. Non è forse così che la psicosi rode le sicurezze della realtà?
Tornando a noi, se il primo viaggio mostra a tutti il profondo coraggio e la ferrea determinazione di Senua, il secondo cammino è un vero e proprio pellegrinaggio che accompagna la protagonista verso il superamento dei limiti a lei imposti dal padre, l’accettazione per la morte di Dillion e la presa di coscienza del proprio grande potere.
Senua infatti non combatte da tutta la vita solo contro il suo status di donna, lo stigma del villaggio e un padre invasato: combatte contro un’oscurità che ha la sua stessa faccia e mille voci, tutte identiche alla sua.
Contro tutti questi avversari però, Senua vince.
Come una tormentata eroina romantica, senza sotterfugi e armata solo di una spada (fisica o ideale), si, Senua vince, e vincendo prende coscienza, accetta e si supera.
Per questo la guerriera di Hellblade è la prima protagonista di Feministfriday di Serial Gamer Italia: facile uccidere mostri giganti, partecipare a guerre infinite o uscire vittoriosi dai più disparati clichè fantasy; Senua non perde tempo con queste quisquilie, e ha la meglio su quel qualcuno che “manda i mostri a ucciderci e allo stesso tempo canta che non moriremo mai”: noi stessi (citazione colta da Sucker Punch di Zack Snyder che mi varrà un posto nel pantheon del postmoderno).
Qualunque altro personaggio, maschile o femminile, ne ha di pastasciutta da mangiare prima di arrivare a questo livello.
Appuntamento dunque al prossimo venerdì con una nuova protagonista, salvo apocalisse, miei infortuni o carenza di volonta! Di nuovo buon #Feministfriday!