Un piano studiato a tavolino, un’organizzazione meticolosa, un gruppo scelto di criminali e tre semplici regole: niente relazioni, niente nomi veri e niente sangue. La Casa Di Carta ci catapulterà al centro della rapina più grande della storia. Il bottino? Oltre 2000 milioni di euro, un numero enorme, probabilmente inimmaginabile, un numero che ha convinto gli 8 rapinatori a mettere in atto il progetto del Professore. “La Casa De Papel”, trasmessa per la prima volta nel maggio del 2017 dall’emittente spagnola Antena 3 ha rissscosso un successo tale da spingere Netflix ad acquistarne i diritti e renderla disponibile sui propri server. Riuscirà a convincere anche voi?
Fin dai primi minuti di visione veniamo completamente rapiti dal ritmo frenetico degli avvenimenti, e la voce narrante di Tokyo ci accompagnerà durante tutta la narrazione, presentandoci i personaggi e scavando nella loro intimità nel corso di continui flashback, che evitano alla produzione di dover dedicare i primi episodi alle presentazioni di rito e permettono di passare immediatamente dal reclutamento alla rapina. Pur essendo di fronte ad attori non particolarmente conosciuti a livello mondiale, abbiamo un’interpretazione impeccabile sia nella mimica che durante dialoghi, quasi sempre ben riusciti. Tra i personaggi vanno sicuramente citati Berlino, il direttore Arturo e la segretaria Monica. Non vogliamo approfondire la loro analisi, per evitare di “spoilerare” eventuali dettagli riguardanti la trama, ma vi consigliamo di tenerli d’occhio durante la serie. Non si può non parlare, infine, della colonna sonora che si sposa perfettamente con il corso degli eventi, aumentando la suspense ed in cui è presente anche un po’ d’Italia.
La Casa Di Carta è tempestata di continue citazioni a film del passato, alcune scene sembrano tratte da “Le Iene” di Tarantino, mentre la struttura della trama richiama la saga di “Ocean’s Eleven” di Steven Soderbergh, con il personaggio del Professore che veste i panni di Danny Ocean. La battaglia, invece, tra la mente del piano e l’ispettore Raquel Murillo, ricorda molto il dualismo tra Lupen III e l’ispettore Zenigata. Questa similitudine ci permette di toccare uno dei tasti più dolenti della serie: la partita a scacchi giocata dalla banda contro le forze dell’ordine è caratterizzata da scelte a volte incomprensibili da parte dei “buoni”, che sembrano avere come unico obiettivo quello di esaltare le azioni dei “cattivi”. Sempre citando le avventure del ladro gentiluomo, nel corso del piano troviamo troppo spesso quei sentimenti che, secondo le regole dettate dal Professore, dovevano necessariamente essere tenuti fuori.
In conclusione La Casa di Carta è un’ottima idea, che a volte cade in qualche svolgimento poco coerente, si poteva sicuramente osare di più, magari sviluppando qualche personaggio che timidamente è stato appena accennato, oppure dando più di credibilità alla Polizia spagnola, tuttavia il ritmo incalzante, le ambientazioni e le interpretazioni meritano sicuramente di essere viste.