Dopo la trasposizione cinematografica del ciclo di romanzi dedicati alla famiglia Baudelaire, le disavventure sembravano essersi fermate con il lungometraggio del 2004 diretto da Brad Silberling. Pur avendo riscosso un buon successo di critica, il film non proseguì con altri capitoli, interrompendo un probabile inizio di saga; tuttavia nel 2014 ci pensò Netflix a distribuire un progetto che avrebbe adattato i testi dello scrittore Daniel Handler. Una Serie di Sfortunati Eventi è composta nella prima stagione di otto episodi, i quali traspongono quattro libri in otto puntate ed, in occasione dell’uscita imminente della seconda stagione, vi proponiamo la recensione della prima annata.
Per chi non avesse visionato il film del 2004 con protagonista Jim Carrey, Una Serie di Sfortunati eventi narra gli spiacevoli avvenimenti dei fratelli Baudelaire rimasti orfani in circostanze misteriose. Per garantire un futuro gradevole, la famiglia Baudelaire sarà affidata a un tutore; tuttavia spiacevoli coincidenze porteranno gli orfani a conoscere il Conte Olaf, un eccentrico attore che compirà di tutto per avere l’enorme eredità economica di loro proprietà. Grazie alle loro spiccate abilità, i nostri protagonisti dimostreranno di saper sopravvivere un mondo grigio di adulti quasi sempre ottusi e malvagi.
Fin dai primi dialoghi ci accorgiamo del lavoro svolto sulle parole e il loro significato, esse difatti contribuiscono a caratterizzare le personalità dei personaggi; la conoscenza del lessico perciò svolge il ruolo di portavoce delle nostre anime, classificando perfettamente le differenze tra l’ottuso Conte Olaf e gli intelligenti orfani Baudelaire. L’antagonista principale è rappresentato dallo sfortunato e spiacevole evento, il quale trova l’apice nel bizzarro persecutore dell’enorme fortuna, nonché condanna di tre esseri umani nella costante ricerca di una stabilità.
La messa in scena agisce sui personaggi in modo considerevole, ispirandosi allo stile estetico di Wes Anderson, contribuendo alla realizzazione di un’atmosfera immersa in un finto grigiore che non vede mai l’ombra di una speranza, poiché nella vita dei Baudelaire una visione serena del futuro sembra non esserci.
La crescita grottesca degli orfani condurrà noi spettatori in una prima stagione ben confezionata; gli unici difetti possono risiedere nella sceneggiatura, la quale enfatizza quando non serve rimarcando ciò che la messa in scena esprime perfettamente.