Kratos è una parola che arriva dal greco antico, e significa forza, potere.
Una scelta lessicale più che azzeccata quindi per un personaggio che pur non avendo offerto finora un particolare approfondimento sulle sue reali capacità, non si è fatto troppi problemi ad usarle per i suoi fini personali. Kratos, protagonista di God of War, è una delle incarnazioni più pure della forza e della violenza, che si fa lascia trascinare dalla corrente delle emozioni umane per incanalarsi in una visceralità sovrumana, capace di abbattere anche gli Dei.
Con le divinità del pantheon ellenico governatrici del suo mondo infatti, Kratos non è mai andato molto d’accordo: figlio di una delle innumerevoli scappatelle di Zeus con una donna mortale, il futuro Fantasma di Sparta si scontra molto presto con il dio della guerra Ares, dopo che questi lo induce con l’inganno a uccidere la sua stessa famiglia e alla conseguente condanna autopista della colpa, della furia e della follia. Nel momento in cui Ares si ribella agli Dei per prendere il controllo di Atene, città protetta dalla sorella Atena (incredibile eh?), è la stessa Dea della giustizia che per non sporcarsi le mani in prima persona chiede allo spartano di abbattere il nume guerriero e di prenderne addirittura il posto.
Tagliando sulla narrativa, questo è esattamente quello che succede: Kratos arriva incazzatissimo al cospetto di Ares e, semicito, “patapim e patapam, e patapim e patapam, l’ordine e il silenzio sono ristabiliti sull’Olimpo”.
I problemi però ovviamente non finiscono qui: anche con Ares morto, Kratos non viene mai accettato nel suo nuovo ruolo di Dio della Guerra dagli altri olimpici (gli abitanti dell’olimpo, non gli atleti eh), che già all’inizio del secondo capitolo della trilogia originale provvedono ad ordire un complotto capeggiato da Zeus per privare Kratos della sua divinità e ucciderlo. La prima parte riesce, la seconda no.
In maniera comprensiva e pacata perciò cosa fa Kratos? Semplicemente macella ogni cosa, costruendosi una strada coi cadaveri degli Dei per arrivare infine a scontrarsi con suo padre Zeus e trapassarlo con una spada più grande di lui. Nessun rancore insomma.
Kratos lo abbiamo lasciato dunque così nel lontano 2010, ferito dopo la battaglia con Zeus e misteriosamente scomparso, in un mondo in ginocchio davanti ad un apocalisse totale e nessun Dio in vita per poterlo arginare. Eppure, ad anni di distanza, ecco riapparire il fantasma di sparta più vecchio, chiaramente più maturo e con un figlio che ci lascia con mille punti di domanda.
Il suo potere è quello di sempre, e lo si può percepire ribollire in attesa, sotto un’espressione calma che non siamo abituati a vedere in faccia a Kratos.
Il Pantheon Ellenico è caduto, non presenta superstiti e non esiste più. L’ex dio della guerra si trova a calcare le terre del nord, dove regnano le divinità norrene, a noi per ora sconosciute.
Una mitologia di ombre e ghiaccio
La cosmogonia ellenica presenta diverse differenze con quella ellenica, in primo luogo perché se da una parte i greci hanno disegnato la loro mitologia già molto tempo prima di Cristo e successivamente esportato le loro figure divine influenzando i pantheon degli altri popoli (i romani sopra tutti), i racconti degli dei del nord sono sì antichi anch’essi, ma molto più spesso oggetto di contaminazioni da altre fonti cosmogoniche.
Senza però entrare nel dettaglio delle fonti (certe per quanto riguarda gli dei greci, lacunose e postume per quanto riguarda i norreni) il principale punto di stacco tra le due mitologie è il seguente, e molto interessante anche quando collegato alla figura del Kratos di Santa Monica Studios: anche se entrambe le gerarchie divine sono patriarcali e vedono al vertice Zeus e Odino, che similmente tra loro governano un mondo costruito dopo una grande battaglia (coi Titani nel primo caso, coi Giganti del gelo nel secondo) la più grande differenza tra le due è che mentre la stirpe celeste ellenica è disegnata per governare in eterno, quella degli Dei del Nord è già per definizione condannata a finire.
Kratos ha infatti passato la sua vita di spartano, guerriero e dio a voler distruggere un sistema perfetto e creato per durare in eterno, disegnato da Dei che sì, possono morire in determinate condizioni, ma in uno status standard appaiono eterni.
Il pantheon greco è un Ouroboro, un cerchio dato da un serpente che si morde la coda, simboleggiante la mancanza sia di inizio che di fine, e Kratos vota la sua esistenza a tagliare la testa del rettile.
La mitologia Norrena però è totalmente diversa, presenta molte più entità con accezione negativa rispetto a quella ellenica e dà a queste un ruolo molto più importante nell’epica.
Similmente allo Zeus che abbiamo visto in God of War (pur non presentando questi molto in comune con lo Zeus canonico) che viene roso nella sua divinità dalla paura di una possibile fine del suo regno, l’Odino dei testi norreni sa molto bene che il mondo e il suo ordine è destinato a finire, soverchiato da creature potenti al pari del Padre degli Dei.
Già si sa cosa succederà il giorno dell’apocalisse (il per nulla inflazionato Ragnarok) e si conoscono anche i segnali che lo preannunceranno, ma Odino combatte senza posa per allontanarlo, sacrificando ciò che altri non avrebbero il coraggio di lasciare.
Una delle domande più interessanti da farsi ora, a pochi giorni dall’uscita di God of War è dunque questa: come si comporterà Kratos, che è stato capace solo di distruggere, in un mondo che sta già cadendo in rovina?
È per parlare di questo mondo però che siamo qui adesso, e visto che impelagarmi in un compendio completo di tutta la mitologia norrena potrebbe risultare lunghetto e pure un po’ noioso, ci concentreremo sulle figure più importanti di questo pantheon che vengono brevemente presentate nei molti trailer resi disponibili fino ad ora riguardanti il titolo di prossima uscita e il materiale legato al progetto.
Giganti, Ginnungagap e altre cose che iniziano con la G
Importantissimi nella mitologia norrena come di conseguenza all’interno del prossimo God Of War (che inizia con la G) saranno i Giganti, ma per arrivare a parlare di queste potenti entità primordiali, direi che è meglio iniziare dal principio primo della cosmologia nordica.
All’alba dei tempo, secondo i popoli del nord, non esisteva alcuna terra, ma solo un abisso infinito chiamato Ginnungagap la cui parte più a nord, chiamata Niflheim è descritta come la terra del ghiaccio e del veleno, attraversata dal fiume Elivagar, mentre il suo lato a sud, il Muspellheim viene dipinta come la landa delle fiamme inestinguibili, dove è presente Hvergelmir, la Caldaia Tonante sorgente di tutti i fiumi del mondo futuro (Elivagar escluso ovviamente).
All’interno del Ginnungagap vivevano solo due esseri: il primo gigante dalla forma umanoide, Ymir e una vacca chiamata Audhumla, del cui latte l’altro si nutriva.
Una notte, dormendo, Ymir ebbe caldo e sudò nel suo giaciglio: dal sudore della sua ascella sinistra nacquero un uomo e una donna che successivamente avrebbero popolato la terra, mentre dal sudore dei suoi piedi nacque tutta la stirpe dei giganti del gelo. E giuro che non mi sono inventato niente.
Ma il processo di creazione non finisce qui: da parte sua infatti, la vacca Audhumla, provando piacere nel sentire il gusto salato di una roccia, la leccò per tre giorni (ripeto che non sto inventando niente), dando in questo modo vita a Buri, il primo degli Dei. In un abisso ora decisamente più popoloso, Buri ebbe come figlio Bor, che sposatosi con una gigantessa, Bestla figlia di Bolthorn, ebbe a sua volta come figli Odino e i suoi fratelli: Vili e Vè.
Le pedine erano ora tutte disposte sulla scacchiera, e furono proprio questi tre fratelli a muovere per primi: ebbero infatti molto presto una contesa con la stirpe dei giganti, che sfociò ancora più velocemente in una sanguinosa guerra. In questa Ymir stesso venne ucciso dagli dei, che usarono il suo cadavere per costruire il mondo in mezzo al Ginnungagap, tra Niflehim e Muspellheim:
- Con la carne di Ymir questi crearono la terraferma, e sempre da questa, come larve nacquero i nani
- Dal suo sangue fecero i laghi e i mari
- Dalle sue ossa fecero dirupi, rocce e monti
- Dal suo cranio fecero il cielo, che riempirono di stelle create dalle faville di Muspellheim, e di nuvole create col cervello del gigante
- Dalla sua fronte fecero Midgard, la terra abitabile.
Un’opera capace di lasciare interdetti anche Angelo Branduardi (chi conosce la canzone “il cervo” ha capito la sagacissima battuta, se no niente, non fa ridere e basta) e il Giovanni Muciaccia di Art Attack.
Questa dunque la fine e il rispettivo verdetto della prima guerra tra Dei e giganti, nonchè il motivo per il quale la guerra scorre tra queste due stirpi.
Un ulteriore possibile collegamento con il prossimo titolo di Santa Monica però è dato da un’altra leggenda che si colloca appena prima della creazione della terra dalla carcassa di Ymir: infatti dopo l’uccisione del gigante il sangue di questi avrebbe inondato tutto il mondo, uccidendo tutti i giganti del gelo tranne Bergelmir e la moglie, chiaro rimando al Noè della mitologia ebraica.
Il collegamento con questa leggenda sta nella presenza all’interno del prossimo God of War del Lago dei Nove, uno specchio d’acqua che collegherà come un HUB tutti i mondi esplorabili all’interno del titolo. Poichè di tale lago non ho mai sentito parlare in un saggio sulla mitologia norrena, potrebbe essere questo una rivisitazione del mito a partire da questo particolare punto, o più semplicemente io sono un ignorante? Ai (poco) posteri la (poco) ardua sentenza.
Jormungandr e altre parole da ripetere tante volte velocemente
Introdotta a grandissime linee la cornice nella quale il conflitto tra le forze del bene (gli Dei) e del male (i Giganti) si snoda, passiamo dunque senza indugi a fare un piccolo focus su un paio di altre figure che puzzano di importante all’interno del prossimo God of War, e di sicuro interessanti all’interno della mitologia norrena.
In primis abbiamo Jormungandr, un colossale serpente marino che apparve già nei primi trailer del prossimo lavoro di Santa Monica: l’abbiamo infatti visto mostrarsi a Kratos e Atreus mentre questi erano intenti a navigare attraverso una infida nebbia su un’imbarcazione che non molto ha impiegato per scontrarsi con l’essere marino. Se sia più sconvolgente l’incontro in se con la creatura, o il fatto che il figlio del guerriero di Sparta riesca a capire il linguaggio di questa, lo decideremo solo una volta che avremo messo le manacce sulla nostra copia del gioco.
Figlio del dio Loki, principale motore degli eventi che porteranno al Ragnarok, e della gigantessa Angrboda, Jormungandr è conosciuto anche col nome di Midgarsormr (serpente di Midgard) e Serpente del Mondo. Allevato in Jothunheim, la terra dei giganti, la serpe non viene descritta come acquatica, ma quando Odino viene a sapere del Ragnarok e di come Loki e la sua stirpe ne siano i principali artefici, il padre degli dei afferra il serpente e lo getta nel mare che circonda Midgard. Qui la bestia cresce fino a circondare l’intera terra emersa e a mordersi la coda, posizione in cui resterà fino al giorno dell’apocalisse, quando si scontrerà con il suo acerrimo nemico, Thor, il dio del tuono dai lunghi capelli rossi.
Durante la battaglia finale tra il bene e il male infatti il Midgarsormr verrà ucciso da Thor, che però avvelenato dall’alito della serpe, riuscirà ad allontanarsi di soli nove passi dal luogo dello scontro, prima di morire a sua volta.
Mimir: in mancanza di Google, le mille vie dell’onniscienza
L’ultima figura della mitologia norrena che di sicuro sarà presente all’appello il 20 aprile sarà il gigante Mimir. Pur essendo questa una sagoma a dir poco fondamentale all’interno del pantheon nordico, le storie che la riguardano risultano già in primissima analisi incoerenti, ambigue e discordanti. Questo però è alla fine normale: tutte le differenti versioni dei miti nordici infatti non possono fare a meno di avere un focus particolare su Mimir, e quindi ne assorbono la figura all’interno di narrazioni sempre diverse.
Il gigante, per alcuni figlio di Bolthorn e quindi zio materno di Odino è semplicemente colui che ha rivelato al padre degli dei l’esistenza del Ragnarok, segnando di fatto il primo passo che tutto il comparto mitologico fa verso la sua fine, a dispetto della strada verso l’eterna inerzia del pantheon ellenico.
Una delle leggende più seguite è quella che vede Odino stesso compiere un viaggio (molti sono i racconti in cui il Padre vaga per la terra nei panni di un vecchio dai capelli grigi, e uno dei suoi epiteti è “il vagabondo”) verso Hoddmimir, il boschetto dimora del gigante famoso per la sua saggezza. Qui Odino chiede a Mimir il dono dell’onniscienza, che lo zio gli concede in cambio di uno dei suoi occhi. È grazie a questo dono infatti che Odino scopre la verità sull’apocalisse incombente, e inizia ad agire di conseguenza contro Loki e i suoi figli: il lupo Fenrir, il serpente Jormungandr e la Dea Hel.
La tradizione che però sembra aver adottato il team di sviluppo di Santa Monica nel creare God of War, a vedere sempre da uno dei trailer del titolo, è leggermente diversa da quest’ultima, ma non meno diffusa: dopo infatti aver sacrificato il suo occhio e aver appreso del Ragnarok, Odino sarebbe arrivato a tagliare la testa di Mimir per portarla con se ad Asgard, la terra degli Dei e consultarla come un oracolo in qualsiasi momento da Hlidskjalf, il trono dove il Padre siede.
Insomma, il prezzo per l’onniscienza sarà anche alto, ma come per le macchine di lusso la differenza la fa la qualità del servizio anche successiva all’acquisto, no?
Fare un compendio anche lontanamente soddisfacente riguardo alla mitologia norrena non sarebbe possibile in così poche battute, ma non era il nostro obiettivo. Abbiamo provato in questo articolo ad inquadrare alcune delle figure del pantheon nordico e a correlarle alla sagoma del fantasma di sparta, e alla cosmologia ellenica dalla quale proviene, e devo dire che pensavo sarebbe riuscito molto peggio.
Non abbiamo parlato di aria fritta (cioe, non troppo) come spesso si fa prima dell’uscita di un videogioco, ma abbiamo provato a prepararci per quello che ci aspetta; l’ha fatto Odino davanti alla fine del mondo e lo faremo noi in attesa dell’uscita di God of War. Quale dei due eventi sarà il più brutale e impattante lo decideremo più avanti.