Alle porte di Mordor la battaglia per il destino di tutta la Terra di Mezzo imperversava: Dopo la caduta di Minas Ithil raccontata in Middle Earth: Shadow of War, Talion combatteva contro l’oscurità fuori e dentro di se, Eltariel proseguiva la sua falcidie di creature maligne e Celebrimbor perseguiva i suoi scopi misteriosi e vendicativi.
Ah, poi c’era Baranor, che faceva cose.
La Desolazione di Mordor è il secondo DLC legato alla storia de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra. Andando ad arricchire il comparto narrativo del capolavoro di Monolith Productions e Warner Bros Interactive Entertainment, l’espansione approfondisce la figura e le avventure di Baranor, generale di Gondor di istanza a Minas Ithil il giorno della sua disfatta. Dopo la presa della cittadella da parte dei Nazgul infatti avevamo perso di vista questo personaggio per concentrarci sulle vicende degli altri, onestamente molto più importanti, durante il gioco base e il DLC La Lama di Galadriel; ma ora eccoci qui, ricongiunti con il coraggioso militare, che scopriamo aver viaggiato verso la regione del Lithlad alla ricerca dell’aiuto dei mercenari conosciuti come Figli Evanescenti per reclutarli e combattere con essi contro le tuttora brulicanti file di orchi e orchetti. Nella regione desertica Baranor incontrerà individui ormai conosciuti ai fan della saga (come il nano Torvin, che nonostante veda il nostro avatar per la prima volta si offrirà di costruire le sue armi gratuitamente, ma pazienza) e facce nuove, come il mercenario Serka, capo dei Figli Evanescenti e TOTALMENTE A CASO, fratello del nostro protagonista.
Narrando dunque le vicissitudini del generale in questa terra, la storia non aggiunge di fatto nulla al tessuto narrativo della saga: la quasi totale assenza di qualsivoglia collegamento con le vicende degli altri personaggi di Shadow of War, a parte per la cornice narrativa, rende La Desolazione di Mordor poco più che uno Spin Off Stand Alone, che da una parte non regala nulla a chi era ancora affamato di avventure ai piedi della torre di Sauron, mentre dall’altra offre la possibilità di cimentarsi in maniera più rilassata e priva di vincoli al gioco di Monolith che tutti abbiamo imparato ad amare.
Il Gameplay che la nuova espansione propone è sempre fondamentalmente lo stesso visto nel gioco base con qualche modifica che ne caratterizza l’unicità per questo DLC: ci troviamo sempre davanti alle stesse meccaniche di combattimento tanto semplici quanto potenzialmente legnose (la generazione randomica di orchi nemici con relative resistenze e debolezze può farci incontrare il classico “Stakuga il Marcantonio” immune pure alla vecchiaia e al lancio delle pantofole di mammà), incorniciate dalle sempre fluide animazioni di combattimento che rendono questo gioco spettacolare dalla sua prima uscita.
Le differenze con quanto già visto sono principalmente due: la prima è la presenza della possibilità per il nostro personaggio di usufruire di classiche pozioni di cura per ripristinare la salute, andando a evidenziare l’ennesimo passo degli sviluppatori nel campo della sperimentazione legata alle meccaniche di healing, molto carenti nel gioco base e assai copiose in La Lama di Galadriel.
La seconda invece è la prima cosa che identifica questo contenuto aggiuntivo da qualunque altro visto non solo nel corso della vita del titolo, ma dell’intera saga: fatto inedito in tutta la serie infatti ci troviamo a muovere un personaggio che non possiede alcun potere, tanto meno un Anello. Questo significa che una volta sconfitto, l’ottimo Baranor non potrà avvalersi di alcun richiamo dal regno degli spiriti, che significa, fuori di metafora, che quando moriremo nei panni del protagonista la sua avventura semplicemente terminerà, e nonostante i nostri progressi nella breve storia saranno salvati, perderemo ogni potenziamento alle armi e alle abilità del comandante di Gondor.
Una volta sconfitti inoltre riceveremo un punteggio alla nostra partita, determinato dal quantitativo di esperienza ottenuta giocando, che ci definirà in una posizione di classifica personale tra bronzo, argento e oro. La scommessa di queste novità appare dunque quella di regalare una longevità ulteriore ad un titolo già di per se capace di attentare alle 100 ore di gioco attraverso una formula nuova: la rigiocabilità.
Saremo chiamati non a migliorare perciò il nostro personaggio in un ottica ruolistica, ma a rivivere la breve avventura di Baranor sempre in maniera migliore e perfezionata, accantonando quasi il GDR e strizzando l’occhio in maniera a dir poco inattesa all’Arcade.
Le ambientazioni di La Desolazione di Mordor sono un’altra piacevole implementazione: il DLC ci permette di esplorare una regione nuova e discretamente vasta, il Lithlad, sia nei panni di Baranor, che vive qui al sua principale avventura, che in quelli di Talion, che vede ampliato anche il suo mondo verso est. Il ramingo potrà quindi esplorare la nuova regione tra deserti, oasi e alture rocciose, attentare come al solito alla gerarchia degli orchi scalzandone i vertici e completare le sfide dei ricordi di Celebrimbor disseminate per la mappa.
Niente da segnalare sul piano tecnico e grafico: alla ormai quarta recensione legata a Shadow of War c’è solo da ripetere come il comparto sia ben strutturato ed ineccepibile, e da evidenziare che anche oggi, ormai a più di mezzo anno dalla sua release, il gioco sia ancora uno dei migliori sulla piazza da questo punto di vista.
In conclusione La Desolazione di Mordor appare come un DLC quasi solamente da elogiare: nonostante infatti non presenti una chiusura degna agli eventi legati alla storia narrata in La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, da un punto di vista di novità messe in campo e materiale di gioco l’espansione è pressoché inappuntabile. Salda sulle basi assodate del solito gameplay e coraggiosa nel proporre la meccanica simile alla permadeath con annessa mentalità di sfida arcade e rigiocabilità, La Desolazione di Mordor è un prodotto piccolo quanto potenzialmente infinito: una succosa ciliegiona sulla torta, o del buon burro sul pan di via per un viaggio che nessuno sa come finirà.