Con l’estate che ha fatto finalmente una degna irruzione nella nostra quotidianità, anche questo interessante 2018 può voltare pagina e svelarci cos’ha in serbo per noi durante la stagione del sole, delle cocomerate, del prosciutto e melone. d’altro canto il solstizio di ieri non è l’avvenimento più importante della settimana, come ben immaginerete.
Questo ruolo infatti è riservato solamente all’uscita del Feminist Friday di Serial Gamer Italia, che dopo l’elegante ritardo di settimana scorsa (assolutamente non collegato al mio fare baldoria invece di prendermi le mie responsabilità) torna oggi “più potente degli Eminem e più palestrato del Dr.Dre nel video dove lo insegue la polizia”.
Prima di iniziare però qualche informazione di servizio: la rubrica subirà una pausa estiva. Nel periodo dell’anno dove per eccellenza ognuno si fa i fattacci suoi in maniera sacrosanta, ho deciso che sarebbe cortese lasciare in pace anche le 3 persone che leggono tutte le frignacce che scrivo, così da favorire anche il sacro svolgimento dei miei, di fattacci miei. Valuterò comunque nei prossimi giorni la possibilità di un cambio di format della rubrica più prete a porter solo per il periodo estivo, con la promessa di ritrovarci ovviamente sotto la pioggia dei mattoni per settembre. Magari ottobre. O forse novembre.
Torniamo comunque a noi, e passiamo a presentare la protagonista del quattordicesimo episodio di Feministfriday: si tratta di un personaggio che, come altri, avrebbe dovuto avere molta più attenzione a discapito di altri più di nicchia ma si sa, io sono una dea volubile.
Da Life Is Strange con furore, ecco la mitica Chloe Price.
Chloe Price o la si ama o la si odia, e a odiarla si sbaglia.
Coprotagonista dell’avventura grafica che sfiora il teen drama di Dontnod Entertainment che scosse il mondo qualche anno fa, Chloe viene sin da subito presentata come una tsunderona outsider totalmente fuori dagli schemi e con la passione per il punk (che poi, punk è una parola enorme) e un notevole problema con le regole.
La storia che di lei ci viene narrata grazie alla sua amicizia con Maxine Caulfield la ritrae per buona parte della sua vita: da piccola Chloe era una bambina come e meglio di tutte le altre, che giocava spensierata ai pirati con l’amica di sempre Max e in grande armonia coi suoi genitori, papà soprattutto. Ogni giorno per Chloe valeva la pena di essere vissuto perché alla fine di ogni minuto poteva sentirsi il suono del campanello che annunciava l’arrivo di Max per la merenda, o poteva arrivare una sciocca battuta di William, Suo padre, a metterla di buonumore, dando senso a tutto il giorno.
Le cose però sono destinate a cambiare, e la vita della piccola Chloe è a sua volta destinata a vedersi trasformata, non certo in meglio. Quando William muore in un incidente d’auto e Max lascia la cittadina di Arcadia Bay, dove vivevano, per trasferirsi a Seattle con la famiglia, Chloe si ritrova sola, abbandonata e tradita. Tradita da una madre, che ha osato risposarsi con un poliziotto maniaco del controllo, David. Tradita da un padre che si è permesso di morire, allontanandola da se. Tradita da Max, che l’ha deliberatamente gettata via come fosse niente, solo per andare a vivere con i suoi genitori a Seattle, dall’alto dei suoi quasi dieci anni.
Il mondo insomma ha davvero pugnalato Chloe Price alle spalle proprio nel momento in cui credeva che la vita non fosse male, e dalla ferita che la piccola ha rimediato è fuggita ogni positività, ogni speranza, ogni forma di bene che potesse essere donata.
Al suo posto disprezzo, nichilismo, autolesionismo hanno trovato casa nell’anima di Chloe.
La ragazza che Max rincontra tornando ad Arcadia Bay dopo anni non crede più a niente, perché ha capito che nel farlo si scopre semplicemente il fianco ad un’altra delusione. Un’altra pugnalata. Anche il suo ultimo tentativo di legarsi a qualcuno è stato fallimentare: con Rachel Amber Chloe stava bene, ma poi Rachel è sparita e nessuno l’ha più vista. Da una parte la nuova Chloe, che ora veste seguendo la corrente Punk, fuma erba e si tinge i capelli di blu sa che la sua compagna potrebbe essere in serio pericolo, ma non può scrollarsi di dosso la sensazione di essere stata abbandonata per l’ennesima volta.
Dovrà essere Max, durante le vicende narrate in Life Is Strange, a tirare fuori il meglio di Chloe, per rivelare soprattutto a lei come quella piccola piratessa spensierata è ancora li dentro, sotto i fumi della marijuana, dell’alcool e dietro la corazza della musica estrema, che implora di essere nutrita con amicizia e amore.
Chloe Price o la si ama o la si odia, ma chi la odia lo fa perché si ferma al primo sguardo e non capisce che Chloe Price è ognuno di noi. Nelle situazioni più brutte, Chloe agisce in maniera tanto infantile quanto genuina, rivelando di fatto una spontaneità che scalda il cuore, una personalità dolce e affettuosa che urla di esistere sotto la maschera della punkettona disinteressata.
Nei panni di Chloe Price ognuno di quelli che tra noi hanno ancora un’anima agirebbe nella stessa maniera, chiudendosi a riccio, attaccando chi ci sembra ci attacchi, gettando via la nostra insignificante vita, perché chi se ne frega.
Per tutta la durata di Life Is Strange ho avuto il desiderio di entrare nello schermo e abbracciare Chloe Price, perche volevo che sapesse che qualcuno, al suo fianco, era rimasto. Non serviva più ergersi in maniera titanica come aveva fatto fino a quel momento contro tutto, conscia che chi non prova sentimenti non prova neanche dolore.
Non serviva più combattere. Non da sola.
Un personaggio che non si può dire particolarmente forte forse, perché di fatto incapace di uscire da un loop di disperazione e solitudine, ma una ragazza resiliente, che ha saputo resistere al male in attesa di essere salvata. Da Max in Life Is Strange. Da noi in questo Feminist Friday.
L’appuntamento con il prossimo episodio della rubrica è dunque fissato per dopo l’estate, più o meno quando mi gira! Vi aspetto comunque tutti, e chi non ci sarà è un Signor Jefferson!
Buone vacanze dal vostro Pido!