Ascrivere Inside ad uno specifico genere è difficile, tanto quanto ne è difficile la sua interpretazione; il titolo è un’avventura a scorrimento in 2.5 dimensioni dai forti toni macabri che diventano via via sempre più disturbanti man mano che il gioco avanza. L’opera è sviluppata e pubblicata da Playdead, già noti per Limbo, ed era già disponibile su PC, PlayStation 4 e Xbox One dal 2016; in questo articolo andremo infatti a parlare del porting che lo ha reso disponibile su Nintendo Switch il 28 giugno 2018.
Oltre a condividere gli sviluppatori, Limbo e Inside sembrano condividere un leitmotiv, ovvero una caratterizzazione particolare ormai impronta stilistica di Playdead. In ambedue le opere infatti andremo ad interpretare un bambino che rifugge dal male di un mondo distorto e spaventoso, alla ricerca estenuante della propria libertà. A parte queste forti basi comuni, le strade dei due prodotti creativi divergono ampiamente, evolvendo ognuno a sé stante in maniere spettacolari. Inside è uno dei titoli più spettacolari e mozzafiato che io abbia giocato nell’ultimo periodo, affermandosi sia nel suo misterioso comparto narrativo sia in quello tecnico; ma andiamo ad analizzarlo nel dettaglio.
[embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=oo-2UIkrqe8[/embedyt]
L’orrore di difficile interpretazione
All’interno di Inside, come già detto in precedenza, ci troviamo nei panni di un bambino senza volto, come tutti in questo triste e grigio mondo, che indossa un particolare non indifferente: una maglia rossa, quasi l’unica nota di colore presente in tutta la sua narrazione. Persi nel bosco abbiamo come unico obiettivo quello di sfuggire da una misteriosa associazione che sembra ormai detenere il controllo di tutto il pianeta.
Non ci sono dati molti indizi su questa ambientazione, ed in realtà sulla quasi totalità della trama, ma è facile dedurre che si tratta di un mondo oramai in pieno collasso: gli animali e le piante stanno pian piano morendo, intere zone della civiltà umana sono rimaste del tutto sommerse da tonnellate di acqua lurida e, cosa ben peggiore,la quasi totalità del genere umano è ormai totalmente asservita, al pari di meri automi utili solo come manodopera.
Ma in questo mondo avvelenato dal progresso non è difficile scorgere una scintilla di vita, rappresentata da questo anonimo bambino volutamente vestito di rosso dagli sviluppatori. Più ci si addentrerà nel marcio di questo morente pianeta più dettagli tetri e macabri si scopriranno, arrivando ad un finale talmente tanto grottesco dal risultare addirittura disturbante per la sua eccezionale realizzazione. Un climax crescente di emozioni e ansia, che come obiettivo finale ha la trasmissione di un messaggio interpretabile in molteplici modi a seconda della persona che vi si approccia e soprattutto al modo con cui lo fa; nel mio caso ho visto Inside come l’allegoria del mondo moderno, o meglio di ciò che potrebbe diventare senza etica o morale a fermare l’incessante progresso scientifico ed industriale, in cui il bambino rappresenta il barlume di umanità atto alla distruzione del sistema, un’estenuante ed incessante ricerca di libertà in grado di sovvertire il destino di molti. Un capolavoro del quale fare un piacevole argomento di discussione soprattutto per via del pesante messaggio di fondo che trasmette.
Semplice ma, nonostante ciò, tremendamente ansiogeno
Giocare a Inside dà la terribile sensazione di sentirsi braccato e mai al sicuro, e ciò lo rende un ottimo gioco già di per sé; a questo si aggiunge un gameplay molto semplice ma estremamente efficace, in cui dovremmo usare semplicemente due tasti, uno legato al salto e l’altro legato all’interazione ambientale, oltre al classico analogico sinistro necessario per muoversi. Non vi sarà infatti nessun tutorial, verremo semplicemente catapultati nel bosco dove inizierà la nostra tragica avventura tra un inseguimento e l’altro.
A dare un po’ di pepe al tutto vi sono diversi enigmi ambientali, per il quale Playdead si era già fatta un nome all’interno di Limbo; la maggior parte di essi non sono immediati e richiederanno un po’ di arguzia per essere superati, ma non disperate, non si tratta di nulla che non possa essere affrontato dalla stragrande maggioranza del pubblico.
E’ chiaro fin dai primi momenti che il gameplay di Inside non è il medium principale dell’opera, che si identifica invece con la sua narrazione ambientale d’impatto: è incredibile come un’opera in cui non viene detta una parola riesca ad immergerti in un fiume di emozioni in piena.
Tetro ed angosciante
Inside a livello tecnico è strepitoso, creando uno stile caratteristico che seppur simile a Limbo ne è del tutto diverso. Lo stile grafico si mantiene principalmente su tonalità grigie o tendenzialmente molto scure, per immergere ulteriormente il giocatore nella sensazione di claustrofobia che costella il gioco dall’inizio alla fine(anche negli ambienti più grandi, in quanto si tratta più di uno stato psicologico), e la sua realizzazione tecnica è ineccepibile da quasi ogni punto di vista; è infatti da notare una buona fisica di gioco, che rende il tutto ancora più immersivo e verosimigliante.
Come ciliegina troviamo però il comparto sonoro, in questo caso composto dai soli suoni ambientali e dalla colonna sonora; in ambedue i casi ci si trova di fronte ad un’ottima realizzazione, che, sebbene non sempre presente trattandosi di un gioco molto silenzioso, riesce ad avere degli ottimi crescendo a seconda delle varie situazioni che ci si trova davanti. Non sarà inusuale sentir crescere la propria ansia allo stesso ritmo con cui cresce la musica, il che è un ottimo indice che dimostra la cura per il dettaglio che Playdead ha dedicato nei confronti di questa loro geniale opera.
Conclusioni
Inside è un titolo che mi preso fin da subito, rapendomi nel suo ansioso vortice di emozioni con una forza che non mi sarei mai aspettato da un titolo così semplice. Io, fan di H.P. Lovecraft da tempo immemore, apprezzo sempre le opere orrorifiche di non facile interpretazione, per cui ritrovarmi in un contesto simile è stato molto semplice; posso però affermare con certezza che tale titolo possa colpire tutti i giocatori che gli si vorranno avvicinare, spingendoli a rigiocarlo più volte al fine di comprendere e notare sempre più dettagli ad ogni nuova run.
Un gioco di spessore, che mi sarebbe piaciuto fosse più ampio, vista la scarsa longevità, in quanto il titolo è esauribile nella sua interezza in circa cinque ore(finale alternativo incluso…occhio ai fili gialli!!). Per tutti coloro che si erano persi nel tetro mondo di Limbo sarà un must tuffarsi nel grigiore di Inside cercandone di capire l’aura di mistero che lo avvolge poco alla volta.
*Versione testata: Nintendo Switch, grazie ad un codice digitale fornito dal distributore italiano.