L’estate è nel suo pieno, e non mi ricordo di averne mai vissuta una a tal modo all’insegna del Bleu.
La nazionale francese ha vinto il mondiale, io sono riuscito a ritagliarmi una settimana di ferie in Francia e appena tornato mi trovo per le mani la succosa anteprima di We. The Revolution, titolo ambientato proprio durante il periodo del terrore succedente la celebre rivoluzione del 1789.
In sviluppo presso gli studi dei ragazzi polacchi di Polyslash ed edito da Klabater, del titolo deve ancora essere annunciata la data di uscita, e la versione sulla quale ho avuto il piacere di mettere le mani negli ultimi giorni è una beta ancora del tutto soggetta a subire cambiamenti che ha comunque evidenziato diversi punti di forza per un progetto che può solo migliorare.
All’interno di questa beta, della durata di circa un’ora, siamo stati trascinati nella Parigi del 1794, a rivoluzione conclusa e in pieno periodo del terrore; qui poi eccoci chiamati a vestire i panni di un giudice del tribunale rivoluzionario, con tutti i poteri, le responsabilità e i dilemmi morali che ne conseguono.
Attraverso We. The Revolution ci renderemo conto che il lavoro del giudice è tutt’altro che pura burocrazia e che anche l’esercizio del potere sulla vita e la morte degli imputati è soltanto una parte di un impegno molto più grande, specie durante una rivoluzione. L’aula del tribunale infatti sarà il campo dove si disputerà solo l’ultima delle battaglie per la giustizia: qui, in base alle evidenze a nostra disposizione, dovremo collegare gli indizi ed elaborare quelle che saranno le domande da porre all’imputato, con le quali avremo modo di influenzare la giuria, il popolo che segue la seduta e gli esponenti del Direttorio presenti. Ogni processo sarà l’occasione perfetta per gestire il rapporto con queste, che sono vere e proprie fazioni all’interno di Parigi: condannando o assolvendo figure chiavi per questi gruppi infatti guadagneremo o perderemo reputazione presso questi, in un gioco di potere che ha come posta in palio da una parte la ricchezza e l’influenza, dall’altra la ghigliottina.
Come anticipavo però, l’aula è solo il capitolo finale: se infatti l’obiettivo del gioco è giostrarsi la benevolenza delle fazioni parigine, tanto potenti quanto volubili ecco che si mostra presente e importantissimo tutto un comparto di gameplay gestionale, grazie al quale avremo la possibilità di operare come personalità politiche e pubbliche anche al di fuori del tribunale. Muovendo una rete di spie e agenti sul territorio della città infatti potremo favorire alcune delle fazioni per ottenere reputazione presso queste e addirittura raccogliere elementi e indizi per i nostri prossimi processi.
In maniera molto realistica dunque, il gameplay crea dal nulla un triangolo di valori che vede i suoi vertici identificati in Giustizia (da perseguire in quanto giudici), Potere (da raggiungere sfruttando la nostra posizione) e sopravvivenza (perchè più alta è la posta e maggiori sono i rischi. Farsi i nemici sbagliati nella Francia di fine ‘700 porta direttamente al patibolo).
A cosa sceglierete di dedicare la vostra vita di giudice nelle aule di legno pregiato, tra le strade di una città dove il sangue per le strade è asciugato solo dal calore dei roghi?
Dal punto di vista tecnico, già in questa fase beta, We. The Revolution non presenta zone d’ombra particolari: il gameplay, fluido nella sua linearità, non offre il fianco a imperfezioni, ma riesce anzi ad esaltare un comparto artistico di qualità eccelsa, valso al titolo il riconoscimento come Best Art ai Pixel Awards 2018 e capace di risultare toccante per il giocatore, favorendo il nascere di gradevoli dilemmi morali e la riflessione su cosa si stia facendo.
Spesso si affibbia al termine “Rivoluzione “ un’accezione positiva a priori, dando al termine un significato che richiama un cambiamento in meglio o la legittima presa del potere da parte di chi era stato fino a quel momento oppresso. Oltre a non essere per forza vera, questa è solo una parte.
Più di una volta la storia ci ha insegnato che la fine di una guerra può addirittura portare più sangue delle battaglie che l’hanno caratterizzata, e se è vero che un conflitto si vince con la forza, la vittoria si gestisce con responsabilità e coscienza. Non è forse vero signor giudice?
Una volta avuta esperienza di questo progetto, leggerne di nuovo il nome mi ha fatto sorridere. We. The Revolution ci suggerisce attraverso il suo titolo che il giocatore non si trova solo ad essere erede della rivoluzione di altri, prendendone in mano le redini. Il giocatore, io, e anche tu, È la rivoluzione, ed è chiamato perciò a darle un senso attraverso le sue azioni. Non si tratta più solo di chiedersi perciò perchè gli imputati che abbiamo davanti abbiano ricevuto una condanna o un’assoluzione. Si tratta di chiedersi per che cosa siano morti tutti i cittadini, i nobili e i gendarmi coinvolti nell’assalto alla Bastiglia, nelle repressioni armate, negli scontri per strada.
Se questa responsabilità comincia ad opprimervi però non temete: We. The Revolution e tutto tranne che un gioco pesante, e i dilemmi a cui ci metterà di fronte non ci affosseranno la testa tra le mani, ma ci intrigheranno nella loro risoluzione per vedere che ne sarà di noi, della rivoluzione.
*Beta testata grazie ad un codice fornito dal publisher