Progetti come The Lion’s Song sono il motivo per cui scrivo di videogiochi per un portale online.
Perle magnifiche con una bassa eco mediatica come quella che abbiamo davanti oggi hanno la capacità di rimettere a posto una serata, di lasciare una sensazione del tutto simile all’affetto ogni volta che vengono richiamate alla mente, di far riflettere, di cambiare l’approccio con il videogame.
Certamente anche io me ne perdo a centinaia, di queste perle, ma quante ancora ne lascerei indietro se non avessi la possibilità di sfruttare un occhio attento come quello di una testata online? The Lion’s Song è la ricompensa per coloro che sanno prestare attenzione a ciò che c’è di bello e nascosto nel panorama videoludico, e trovarlo per averne esperienza è una benedizione.
Sviluppato ed edito da Mi’pu’mi Games GmbH, il titolo propone un comparto narrativo diviso in quattro episodi, tutti ambientati nella Vienna di inizio ‘900 e collegati tra loro non tanto attraverso l’interazione dei personaggi e dei protagonisti di ogni capitolo, quanto appunto dal contesto storico e geografico e soprattutto dalle tematiche, di cui parleremo in seguito. Ogni episodio è affrontato con rilassatezza e un piglio filosofico-poetico che sposa a meraviglia le atmosfere fredde e accoglienti della capitale austriaca alla corrente di grande progresso ed evoluzione(qui più a livello di morale umana che nel campo tecnologico) che elettrizzava l’aria all’inizio del secolo scorso.
Nel primo capitolo, chiamato “Silence” impersoneremo Wilma, una giovane compositrice alla ricerca dell’ispirazione in una città che sembra avere più a cuore il suo talento che il suo essere una persona.
Nel secondo episodio invece, chiamato “Anthology” vestiremo i panni del promettente pittore e ritrattista Franz, con un talento innato nello scoprire i mille volti dei suoi modelli, ma terrorizzato dal fatto di non riconoscerne nessuno dei suoi propri.
Nella terza parte poi, votata più fortemente al riscatto personale piuttosto che le altre e intitolata “Derivation” faremo la conoscenza di Emma una donna matematica in battaglia tanto con la messa a punto di una teoria alla quale non riesce a venire a capo, tanto quanto con la società dei luminari di inizio ‘900, formata da esimi professoroni che non accettano di considerare una donna una scienziata al pari loro.
Infine il capitolo quarto, chiamato saggiamente “Closure”, tirerà le fila di tutte le storie vissute dai creativi protagonisti, usando come medium un misterioso viaggio in treno, dove si incontrano quattro personaggi finora mai visti, e diretti verso una meta tutt’altro che poetica…
Il gameplay che The Lion’s Song propone è semplice: si tratta di un punta e clicca molto lineare e minimalista che ha il solo compito di guidare il giocatore attraverso la narrazione, elemento più importante di qualunque altro comparto all’interno del progetto. Non sono presenti puzzle o enigmi da risolvere di alcun tipo, e tutta l’attenzione dell’utente viene in questo modo catturata dall’apparato artistico e dalle scelte che il titolo gli chiede di fare, cambiando in questa maniera molti interessanti aspetti delle vicende dei protagonisti e regalando così grandi soddisfazioni nel “giocare”.
Giocare va qui tra virgolette perchè quello che abbiamo davanti non è, come spesso accade per capolavori che intendono trascendere una definizione, solo un gioco, ma un esperienza del tutto assimilabile all’ascoltare una storia in un salotto di fianco ad una tazza di tè, o in una radura attorno ad un fuoco. È per questo che ho adorato The Lion’s Song.
La scelta del tipo di narrativa, che abbraccia uno stile toccante, introspettivo e delicato, riesce a fare breccia sin dai primi minuti nel cuore del giocatore, esaltata dal comparto grafico, che esibisce una pixel art a dir poco magistrale, che enfatizza le sensazioni che vogliono essere trasmesse in ogni singolo istante. le animazioni sono ovviamente molto semplici ma le emozioni e la personalità dei protagonisti riescono a manifestarsi grazie all’ennesimo lavoro magistrale che risulta essere l’apparato delle espressioni facciali.
La palette cromatica si attesta fissamente sui colori bronzo, marrone e ocra, riuscendo a trasmettere, non so neanche io bene come, la sensazione di fredda accoglienza e gelida bellezza che è capace di comunicare la Vienna di inizio 900.
Se The Lion’s Song è formato da quattro episodi distinti, cosa li collega tra loro a dare non un mosaico di bei tasselli fini a se stessi, ma il solido prodotto che il titolo è?
Vienna non è infatti l’unica cosa che lega i capitoli, e anche il minimo di possibilità di interazione tra personaggi di episodi differenti non è il punto focale del discorso.
Il fatto è che ogni storia presente in The Lion’s Song, parla la stessa lingua, affronta le stesse tematiche in ambiti diversi e colpisce con la stessa forza ogni volta.
Ogni storia parla di coraggio, di una sfida con se stessi per superare i propri limiti, della conoscenza di se. I personaggi di ogni episodio sono davvero protagonisti, perche sia per la composizione di un’opera musicale, sia per la stesura di un quadro o la messa a punto di un modello matematico, prima di tutto viene loro richiesto dicompiere un percorso all’interno della loro anima, di accettarsi, conoscersi e prendere coscienza della propria infinita forza.
Ogni storia è una storia di speranza, di rivalsa e di grande tenacia; tutte tematiche che non sfigurerebbero in un poema epico, e che creano qui un magnifico contrasto con le atmosfere delicate e poetiche nelle quali il gioco ci immerge.
Sono stato totalmente convinto da The Lion’s Song: capace di catturare l’interesse di tutti i giocatori con un debole per i comparti artistici curati fin dal primo trailer, il titolo di Mi’pu’mi Games GmbH è in grado di mantenere tutte le promesse e trascinare gli utenti in una dimensione magica e quasi sognante, accomodandoli come su delicate nuvole in un cielo freddo e limpido. Gia presente su PC tramite Steam, il progetto gode grandemente dalle possibilità offerte dall’approdo su Nintendo Switch, sia grazie alla qualità della resa del prodotto su schermo in modalità docked, sia in modalità portatile, che permette a ognuno di noi di scegliere il luogo più evocativo per intraprendere un’esperienza che è balsamo per l’anima, creando così una vera e propria bomba emotiva.
Perchè si, di bomba si tratta: The Lion’s Song è insieme un viaggio magnifico, una composizione perfetta, un quadro glorioso e un modello matematico al quale non vediamo l’ora di affidare la nostra realtà.
*Versione testata: Nintendo Switch grazie al codice fornito dai publisher