Parlare di un episodio singolo di un’avventura narrativa è praticamente come parlare dell’episodio singolo di una serie tv; non sono abituato a fare una cosa del genere, ma questo è in grado di far capire quanto in realtà i due medium siano in realtà molto più vicini di quel che può sembrare.
Con lo sdoganamento di Netflix e in generale la diffusione capillare delle piattaforme per la fruizione delle serie TV, il pubblico delle suddette si è naturalmente moltiplicato in maniera esponenziale e solo una parte si questo è conscio della grande somiglianza tra l’intrattenimento visivo dato dai celebri game of Thrones, Thirtheen et similia con il medium videoludico.
Molti pensano ancora che a raccontare una storia sia solo l’opera unilaterale che mette l’utente davanti ad una narrazione che prosegue con o senza la sua attenzione come film, anime e serie TV appunto, ma non tutti hanno capito che anche il videogame è in grado di raccontare una storia, e anzi è proprio il videogioco ad avere probabilmente la potenza narrativa maggiore. Videogames non è solo “sparare ai cattivi” o fare il trick della vita al portiere. È saper ascoltare, e Life Is Strange 2 è il titolo perfetto per ricordarcelo.
Secondo capitolo dell’acclamata serie Life Is Strange di Dontnod Entertainment, LiS 2 sembra finalmente lasciarsi alle spalle le figure araldo della saga di Maxine Caulfield e Chloe Price per virare verso nuovi lidi: la storia, che non si interseca per ora nemmeno con Chris, protagonista dello standalone The Awesome Adventure of Captain Spirit, spin off sempre della stessa serie, narra invece delle non semplici vicende dei fratelli Diaz, Sean il maggiore e nostro avatar nel primo episodio, e Daniel, il minore e ragazzino ancora spensierato.
I due, che vivono a Seattle insieme ad un padre presentato come modello, solare, amorevole e anche con una spiccata personalità social, trascorrono delle vite normalissime per dei ragazzi della loro età: Daniel è praticamente ancora un bambino e nulla ha per la testa se non giocare, mentre Sean, già più grande, si trova adoversi districare nella giungla dell’adolescenza, tra amici, feste, scuola e classiche cotte. Si tratta di un ragazzo buono, educato e che può trarre supporto dalla profonda amicizia di Lyla, sua migliore amica appunto dall’infanzia.
La loro vita scorre serena avendo come preoccupazione solo la preparazione di una festaper la sera, fino a quando il piccolo Daniel giocando non importuna il vicino di casa, un ragazzaccio coetaneo di Sean e non esattamente bendisposto ad avere nel giardino di fianco una famiglia di origini messicane: il fratello maggiore accorre a difendere il minore ma la situazione precipita, e in seguito ad uno spintone che lo fa finire contro un sasso, il vicino di casa di cui, vista la grande rilevanza e l’interesse che suscita il personaggio, non ricordo il nome, rimane per terra morto. Con un tempismo poi da far invidia ai countdown negli episodi di Kim Possible arriva proprio in quel momento un agente di polizia, che notoriamente indulgente e comprensivo con la minoranza messicana della cittadinanza americana, vede la situazione, mette mano alla pistola e uccide il padre dei ragazzi, accorso a sua volta su quello che è a tutti gli effetti un campo di battaglia. A questo punto accade qualcosa di difficilmente intellegibile in tal momento della storia: il giardino dei Diaz sembra scosso da un violento uragano, che oltre a fare sfacelo del paesaggio e della volante di polizia, uccide l’agente.
Sean, che poverino voleva solo andare ad una festa quella sera, si trova così in una situazione non semplice: orfano di padre e con due morti sulla fedina, di cui un poliziotto, non può fare altro che prendere suo fratello Daniel ed uno zaino e scappare via da Seattle, senza meta e senza speranza.
Il primo episodio di Life is Strange 2, chiamato Roads, prende proprio il nome dal viaggio dei due fratelli, che si ritrovano a dover fuggire dalla loro città, in un viaggio che non offre alcuna redenzione, ma sono un infantile voltare le spalle alle loro paure, e un’alternativa a fronteggiare la realtà delle cose: un poliziotto morto e un padre che non c’è più. a mettere poi pepe alla faccenda c’è quello strano potere di Daniel…
Uno dei più grossi limiti di Life is Strange come serie, e che sembra ripresentarsi in questo secondo capitolo, è il fatto di non aver mai introdotto troppe novità nella sua formula progettuale, proponendo di fatto con le varie uscite della saga lo stesso gioco con storie e protagonisti diverse. Dal punto di vista del gameplay questo si traduce in un comparto tipico da avventura narrativa, con in realtà poche possibilità di azione (muoversi per le mappe, interagire con oggetti e persone e poco altro), e uno spirito del gioco che vira decisamente sulla portata della narrazione più che sulle componenti action. Non si tratta ovviamente di un difetto in se questo tipo di scelta, anzi è apprezzatissima da chi come me adora sentirsi raccontare una storia, ma appunto il fatto di proporre un tipo di gioco sempre uguale, a relativamente poca distanza dall’uscita del precedente, non è riuscito per quel che mi riguarda a catturare dal primo momento la mia attenzione con annunci e trailer proprio a causa di una saturazione di progetti affini.
Una volta iniziato a giocare però, la situazione cambia completamente: non affezionarsi ai personaggi, così umani e perfettamente approfonditi, è impossibile, la storia è di enorme interesse e le tematiche del gioco, terribilmente attuali, tengono incollato il giocatore dall’inizio alla fine dell’episodio, decretando quella che è l’ennesima vittoria di Dontnod Entertainment.
Parlando poi di tematiche, Life Is Strange 2 sembra tirare fuori dalla manica un bel po’ di assi: il titolo del primo episodio, Roads, già pone l’accento su uno degli elementi fondamentali che più che far riflettere faranno da cornice a probabilmente tutto il titolo nel suo complesso: il viaggio. quella che è a tutti gli effetti una fuga infatti prende qui le sembianze di un vero e proprio esodo verso una terra promessa che una volta raggiunta non può certo garantire la salvezza o tanto meno la risoluzione dei problemi: ciononostante i fratelli Diaz sono ancora dei ragazzini sperduti e questo non riescono ancora a metterlo a fuoco, proseguendo sulle loro strade con una determinazione che assomiglia sempre di più ad una profonda e sedimentata disperazione.
la seconda tematica tratta poi da vicino proprio i due fratelli, ed è quella della famiglia. Vuoi infatti per un imprinting tradizionale dei nuclei messicani, vuoi per declinazione caratteriale, Sean e Daniel sanno che l’unica cosa su cui possono contare è il loro legame, che andrà ad essere una vera e propria armatura contro le insidie del mondo. Troveremo più volte i due venire paragonati ad una coppia di fratelli lupo (immagine teneramente suggerita in ogni fase di caricamento e poi spiegata da Sean stesso verso il finale), soli e in continua lotta con le insidie di un’America che proverà a spezzarli o separarli.
Un’ultima tematica notevole in questo primo capitolo che sembra voglia mirare ad essere parte di un vera e propria opera di formazione on the road alla Kerouac è quella attualissima dell’integrazione culturale e del razzismo. Tema dibattuto oggi in Italia, questa problematica viene dipinta dagli sviluppatori di Dontnod come ben presente anche nell’America traino di un tentativo di ripresa economica. I riferimenti espliciti di alcuni personaggi al Muro tra Stati Uniti e Messico voluto dall’attuale presidente non solo fissano il periodo in cui i fatti fittizi si svolgono come contemporaneo, ma evidenziano anche un pensiero di intolleranza verso le minoranze messicane ben più diffuso di quanto ipotizzabile da un disattento abitante del vecchio continente. Si tratta all’interno della storia di LiS 2 dell’ennesimo ostacolo che i due fratelli dovranno superare e che li aiuterà d’altra parte ad essere ancora più uniti.
Parlando poi di Life Is Strange dal punto di vista tecnico, il primo titolo della saga che ho il piacere di provare su PC mostra il solito comparto grafico senza fronzoli, tanto semplice quanto capace di trasmettere empatia ed emozioni. Le animazioni, in linea con il concetto molto più spirituale e narrativo che tecnico sono dunque altrettanto semplici, e anche l’espressività dei personaggi sarà tanto priva di velleità quanto funzionale in ogni suo momento, rendendo intellegibile lo stato d’animo dei personaggi nelle varie situazioni.
Una cosa di LiS2 che già da questo primo episodio è manifestamente superiore al primo capitolo della saga è il comparto sonoro: non tanto per quanto riguarda la colonna sonora in se, che forte dei soliti brani presi in prestito dalla cultura hipster avrà ancora tanti altri momenti per mettersi in mostra nei prossimi episodi, quanto invece per ciò che concerne il doppiaggio: se infatti una delle pecche di Life Is Strange era appunto un doppiaggio incolore e francamente un po’ piatto, con Life Is Strange 2 finalmente sembra che gli attori abbiano superato questo limite, portando alle voci dei personaggi un’espressività e un’immersione che mancavano, e che speriamo possa rimanere presente per tutta la durata del gioco.
In conclusione, nonostante la ripetitività della formula che viene (ri)proposta in Life Is Strange 2 metta a dura prova i pragmatici più convinti, che potrebbero non subire più il fascino di un tipo di prodotto già mostrato da Dontnod Entertainment, una volta entrati nel merito, il primo episodio dell’ultimo arrivo della saga di Life Is Strange è perfettamente in grado di catalizzare l’interesse degli utenti, e quindi subito successivamente empatia e tutta una gamma di emozioni che solo titoli narrativi di un calibro elevatissimo possono risvegliare.
Life Is Strange 2: Roads usa infatti la metafora del viaggio per introdurre i giocatori in un percorso narrativo carismatico e interessantissimo, facendoli di fatto intraprendere a loro volta un viaggio in tematiche di attualità, coraggio, amore e umanità. Anche io sono partito scettico a riguardo, ma mi ritrovo ora a muovere un passo dietro l’altro con l’acquolina in bocca, in attesa di un prossimo episodio che sarà chiamato a cementare tutto ciò che di positivo è riuscito a imporre il primo.