Come ogni anno Activision torna sul mercato con un nuovo capitolo della tanto amata/odiata serie Call of Duty e lo fa insieme ai ragazzi di Treyarch dando vita a Call of Duty: Black Ops 4, quarta iterazione di Black Ops che porta diverse novità tra modalità Battle Royale e l’assenza di una campagna single player. Proprio questo è stato un aspetto molto dibattuto in quanto eliminare la modalità storia (almeno per quest’anno) vuol dire spostare tutta l’utenza sul comparto online prendendo anche qualche rischio su eventuali critiche e così via. Vediamo dunque se i ragazzi di Treyarch sono riusciti a far centro mettendo tutte le proprie forze nel multiplayer e nella modalità Zombie.
“Foot on the ground”
La notizia che, dall’annuncio del titolo, ha fatto più scalpore in assoluto (insieme a Blackout) è stata ovviamente l’assenza di una campagna principale, questa mancanza poteva scatenare le ire degli amanti di questa modalità anche se negli ultimi anni la storia di Call of Duty aveva perso quel mordente e quell’attrazione che era di casa nei primi Modern Warfare o anche agli inizi della stessa serie Black Ops. Il team di sviluppo ha deciso quindi di ovviare a ciò inserendo una serie di tutorial narrativi che ci permettono di scoprire di più su ognuno degli specialisti e sulla loro storia con tanto di introduzione alle principali modalità multiplayer così da darci una infarinatura su quello che ci aspetta appena metteremo piede nelle partite online.
Messe da parte queste brevi missioni nelle quali vedremo anche il ritorno del mitico Sergente Woods che assumerà il ruolo di mentore, il pilastro di questo Call of Duty: Black Ops 4 è ovviamente la componente multiplayer, che cerca di introdurre alcune novità, o meglio, cerca di portare alla normalità la serie riportando, come detto in sede di presentazione, “i piedi a terra al 100%”, mettendo da parte la non positiva iterazione (almeno per me) dove salti e corse sui muri la facevano da padrone.
Il lavoro svolto dai ragazzi di Treyarch è ottimo con Black Ops 4 sia in merito allo studio delle armi e dell’equilibrio tra quest’ultime sia per quanto riguarda le mappe dove ritroviamo alcune chicche del passato.
Le ambientazioni, ben 14, sono decisamente ben realizzate con dimensioni contenute e una buona varietà tra corridoi e spiazzi dove viene sempre enfatizzato il ritmo frenetico degli scontri a fuoco. Tra le novità troviamo location come Contraband caratterizzata da un ponte centrale e due corridoi ai lati che predilige scontri ravvicinati e l’uso di fucili d’assalto e mitragliette ma non risulta comunque penalizzante per i giocatori amanti di fucili a pompa e cecchini che possono trovare sempre i loro spazi chi per correre addosso al nemico chi per stare appostato in attesa di fare un headshot. Oltre alle mappe nuove introdotte con questo capitolo troviamo anche delle ambientazioni classiche tratte dai precedenti capitoli della serie tra cui troviamo Firing Range, Slums, Summit e Jungle le quali faranno di sicuro contenti gli amanti della saga Black Ops.
Una delle vere novità del multiplayer però la si può riscontrare dopo essere sopravvissuti ad uno scontro a fuoco, in questo caso infatti non ci sarà più la cura automatica che ci farà recuperare vita dopo il passare di alcuni secondi, ma saremo noi, tramite il tasto L1, a iniettarci un apposito siero in grado di ripristinare la nostra vita. Questo, insieme alle varie caratteristiche degli specialisti, rende leggermente più tattico il gioco dando più valore alle strategie di squadra e all’oculata scelta dei personaggi. Il titolo infatti pone in risalto le qualità dei vari Specialisti con ognuno di questi che può risultare fondamentale in ogni situazione, per esempio abbiamo Ruin che grazie al suo rampino può coprire diverse distanze per poi utilizzare la sua arma speciale per colpire più nemici intorno a sé, oppure è presente Seraph che grazie al segnale tattico può piazzare un punto di spawn per i propri compagni di squadra e utilizzare un revolver in grado di uccidere in un colpo qualsiasi nemico. L’equilibrio tra i vari Specialisti è ben studiato anche se ce ne sono alcuni che la community tende ad utilizzare maggiormente come Nomad (in grado di piazzare mine e chiamare un utilissimo Cane da attacco), la stessa Seraph oppure Prophet, che può dispiegare una mina tattica paralizzante e può usufruire di un fucile in grado di sparare cariche elettriche.
Anche per quanto riguarda le armi l’equilibrio tra queste ci è sembrato buono con un discreto bilanciamento tra le varie bocche da fuoco, come in ogni capitolo ci sono sempre quei due o tre fucili più utilizzati ma, in ogni caso, ognuno può dire la sua anche andando controcorrente brandendo un arma meno usata sfruttando anche le caratteristiche del proprio Specialista. Ogni arma poi potrà essere modificata con le proprie aggiunte tra mimetiche e accessori, quest’ultimi ovviamente da gestire insieme ai vari perk che andranno a riempire i 10 slot disponibili all’interno della classe.
In tutto ciò ci ritroveremo ad affrontare molteplici modalità di gioco tra cui le classiche Deathmatch a squadre, Tutti contro tutti e Dominio e alcune gradite novità come Furto.
Nel complesso il multiplayer si presenta in maniera ottima e pad alla mano il feeling risulta senza dubbio uno dei migliori degli ultimi anni grazie anche alla presenza degli specialisti che, grazie alle loro abilità, riescono sempre a dar qualcosa in più all’azione frenetica del gioco. Una delle poche pecche che abbiamo riscontrato è la presenza di respawn non proprio calibrati ad hoc, dato che spesso ci è capitato di rinascere direttamente sotto il fuoco nemico oppure assediati dai soliti e simpaticissimi spawn killer; inoltre, ultima postilla da segnalare, riguarda il matchmaking che in alcuni casi ci ha spediti sul campo di battaglia sul finire di partite perse malamente.
Lo sbarco nei Battle Royale
Ad impreziosire un comparto multiplayer decisamente solido e ottimamente sviluppato ci pensa la modalità Blackout, anche Treyarch e Activision infatti cavalcano l’onda del momento portando la loro personale declinazione di Battle Royale.
Dopo svariati titoli che hanno avuto più o meno fortuna in questo nuovo genere Blackout punta in alto cercando di innalzare il livello dei battle Royale fondendo le basi e le meccaniche di quest’ultimi con il gameplay classico di Call of Duty, mantenendo un ritmo veloce e frenetico negli scontri a fuoco ma con un time to kill decisamente più dilatato rispetto al classico multiplayer andando in favore di tattica e strategia.
Le meccaniche di Blackout rimangono quelle standard dei Battle Royale con i giocatori che saranno paracadutati all’interno di una vasta area di gioco creata utilizzando varie mappe storiche della serie con un solo obiettivo, sopravvivere rimanendo l’ultimo in vita contro altri 99 giocatori; nel mentre gli utenti dovranno cercare equipaggiamenti sempre migliori setacciando ogni casa o edificio intorno a loro stando attenti agli incontri ravvicinati con gli altri giocatori. Anche in questo caso il bilanciamento risulta discreto con la presenza di alcune bocche da fuoco che consegnano più vantaggi di altre così come determinati perk che risultano più performanti di altri.
Ottimo anche il matchmaking con ogni lobby che viene creata molto velocemente senza nessun problema di sorta permettendo ai giocatori di aspettare solo una trentina di secondi circa tra una partita e l’altra.
Zombie al colosseo
Veniamo infine all’ultima delle tre grandi componenti che costituiscono l’esperienza di gioco di Call of Duty: Black Ops 4, ossia la modalità Zombie.
Come ogni anno Treyarch punta sempre più in alto ed è così che per questo capitolo ha sfornato ben quattro mappe già dal lancio del gioco (una disponibile solo per i possessori del Season Pass), in particolare troviamo IX ambientata in una struttura simile al Colosseo pieno di gladiatori, tigri e soldati romani colpiti dalla maledizione di un potente manufatto; la seconda, Titanic ci vedrà impegnati sull’iconica nave con una marea di zombie con tanto di portali dimensionali; l’ultima, invece, denominata Blood of the Dead, è ispirata alla quasi omonima Mob of the Dead di Black Ops 2, e ci porterà a sopravvivere tra le anguste mura di Alcatraz con tanto di cerberi e i soliti mangiacervelli. Oltre a delle ambientazioni sicuramente evocative, colosseo in primis, troviamo anche molteplici possibilità per affrontare le ordate: oltre alla creazione della classe con armi ed equipaggiamento sarà possibile scegliere tra diversi oggetti aggiuntivi tra cui Elisir, che doneranno alcuni miglioramenti temporanei, Talismani da consumare ad inizio partita e alcune armi speciali che potranno essere la nostra salvezza nelle situazioni più difficili; ma non solo perchè oltre a questo ci saranno anche i soliti perk, selezionabili prima della partita, che troveremo ai vari altari presenti nelle mappe di gioco.
Ovviamente tutte le mappe saranno ricche di segreti, quest nascoste ed Easter Egg che aumenteranno sia la longevità per gli amanti della modalità sia il coinvolgimento.
Il team inoltre supporterà come sempre il comparto Zombie con nuove mappe che saranno pubblicate con l’arrivo dei DLC e, sinceramente, non vediamo l’ora di provarle per metterci nuovamente alla prova.
Senza infamia e senza lode
Per quanto riguarda il comparto tecnico c’è da dire che questo Black Ops 4 fa il suo lavoro senza eccellere, la resa generale è discreta con il mantenimento costante dei 60 fps senza avere troppi problemi a livello di bug e quant’altro.
Le ambientazioni di gioco sono decisamente ben realizzate con le mappe del multiplayer che risultano piacevoli da vedere e godono di un level design studiato minuziosamente che riesce a mettere a proprio agio ogni tipo di giocatore; stessa cosa per la gigantesca mappa di Blackout che per via delle sue dimensioni lascia un po’ il fianco a qualche difetto soprattutto in merito alla qualità delle texture non sempre al top della qualità ma comunque accettabili nel loro complesso; le ambientazioni zombie, infine, sono veramente ottime e sempre ispirate con un atmosfera unica, dialoghi e musiche che rendono il tutto molto piacevole da giocare.
Un cod in ottima forma
Il nuovo capitolo della serie Call of Duty si presenta in ottima forma, anche se è stata accantonata la campagna single player l’offerta multigiocatore è più ricca che mai a partire da un “rinnovato” multiplayer che ritorna quasi alle origini mettendo i piedi per terra in ogni situazione, riprendendo il concetto di Specialisti e dando molte possibilità agli utenti rendendo leggermente più tattica l’azione mantenendo però il solito ritmo frenetico. La presenza di zombie e Blackout non fa poi che arricchire alla grande l’offerta con la prima che si presenta come una modalità solida e ricca segreti con mappe realizzate con cura, la seconda poi è la vera novità della serie che farà divertire tutti gli amanti di questo nuovo genere e che, quasi certamente, darà molto, moltissimo filo da torcere alle altre produzioni.
*Versione Testata: PS4, grazie al codice fornitoci dal publisher