Trouserheart, gioco hack’n’slash pensato e proposto per piattaforme mobile(quali Android, iOs e Windows) nel 2013 da 10tons e da Kyy Games, è giunto sulla console ibrida Nintendo Switch il 4 ottobre 2018. Qui discuteremo le dinamiche di questo titolo minimalista in ogni suo aspetto, approfondendo soprattutto la necessità e la riuscita di tale porting a così tanti anni di distanza dall’uscita su mobile.
Spesso i giochi che esasperano una dinamica portando il giocatore a ripetere all’infinito una sola azione tendono a tediarmi in ben poco tempo, ma nonostante Trouserheart rientri proprio in questa tipologia è riuscito nel suo piccolo a divertirmi ed ammazzare un po’ i tempi morti: si tratta a tutti gli effetti di un casual game, e non vi è nulla di male in questo. Ma permettetemi di approfondire il discorso.
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Regali chiappe da dover coprire
Tutto ha inizio nella fortezza del nostro barbuto protagonista, il re Trouserheart(letteralmente “Cuor di Pantalone”), all’interno del quale si è intrufolato un dispettoso goblin con un oscuro intento: rubare i pantaloni del re e scappare il più lontano possibile! Quest’oltraggio lascia il nostro beniamino con le sue nobili chiappette al vento se non per dei discutibilissimi mutandoni a cuori. Ed è qui che entriamo in azione noi giocatori, i quali dovremmo guidare il disonorato re attraverso tre regioni, suddivise tutte in altrettanti dungeon principali, per raggiungere la fortezza dove avverrà la temibile resa dei conti!
La “trama” rasenta volutamente il ridicolo prendendosi poco sul serio e facendo capire fin da subito la natura del tutto casual e rilassata che aleggerà per tutto il suo corso.
Altrettanto semplice è il gameplay di Trouserheart, che posso tranquillamente annoverare tra i più minimalisti della mia intera esperienza videoludica in quanto orbita attorno all’utilizzo di un solo tasto. Quell’unico tasto che dovremo utilizzare, escludendo chiaramente la levetta analogica dedicata al movimento, ci servirà per mettere in atto l’unica azione che si ripeterà per le successive(e poche) ore di gioco: prendere a legnate con la spada tutti i nemici che ci si presenteranno davanti. In ogni dungeon infatti dovremo attraversare le diverse stanze proposte, tutte generate proceduralmente per garantire più diversificazione possibile, facendoci largo tra le varie orde di nemici cercando di collezionare più oro possibile al fine di potenziare il nostro equipaggiamento. Esso si divide in tre componenti: prima fra tutte troviamo la spada, che se potenziata aumenterà ovviamente il proprio valore d’attacco; subito dopo vi è lo scudo, che se potenziato aumenterà la percentuale che un colpo avversario venga deflesso; infine si trova la corona, che fornirà una sempre più alta percentuale di bottino man mano che verrà potenziata.
Sebbene questa sua semplicità possa sembrare un enorme difetto, vi garantisco che Trouserheart fa il suo dovere concedendo qualche ora di divertimento…che purtroppo però esaurirà totalmente il gioco che difficilmente verrà ripreso dopo aver completato la prima run. Ad ampliare lievemente la longevità del titolo vengono in soccorso due modalità applicabili allo stesso tempo, ovvero la Hardcore e la Permadeath. La prima garantisce nei vari livelli più mostri ben più potenti che nella modalità classica; la seconda invece, come suggerisce il nome, rende permanente la morte del nostro personaggio, costringendo il giocatore a ripartire da zero ogni volta che ciò accadrà. Ma nonostante il fatto che le modalità possano essere una piacevole alternativa, esse non riescono a salvare Trouserheart dalla sua fin troppo semplice esauribilità.
Stile simpatico e allegro
Trouserheart riesce a rispettare i canoni artistici dei titoli mobile, ovvero semplicità, colori sgargianti e colonna sonora leggera ma pur sempre piacevole; si tratta di una scelta principalmente di marketing, in quanto queste tipologie di titoli tendono ad accattivare il maggior numero di pubblico a prescindere dall’età, non rivolgendosi infatti ad una fetta più specifica ed elitaria.
Il titolo in questione si presenta in modo particolarmente semplicistico a livello grafico, ma che comunque, tra colori sgargianti e numerosi modelli ripetuti, riesce ad essere apprezzabile e simpatico.
Ad accompagnare questo buffo stile grafico vi è una colonna sonora allegra, che, nonostante le poche tracce a disposizione, non tedia il giocatore a lungo andare.
Conclusioni
Ma arriviamo al punto: era davvero necessario un porting di un titolo mobile quale Trouserheart su Switch? Detto in tutta sincerità…no. Un titolo che nasce su mobile tendenzialmente ha come obiettivo allietare qualche la noia che subentra in quei continui momenti di attesa che costellano la nostra quotidianità. La Switch sarà anche una console portatile, ma è decisamente più scomodo che giocare il titolo in questione su un qualsiasi smartphone allo stesso prezzo. Sebbene non ve ne fosse una reale necessità, la versione Switch di Trouserheart risulta parecchio godibile nei suoi già analizzati punti di forza, presentando anche un comparto tecnico stabile e del tutto privo di bug o glitch.
*Codice digitale del gioco fornito dal publisher