La saga JRPG di The Legend of Heroes affonda le proprie radici molto in là nel tempo, più precisamente nel 1989, con l’uscita del suo primo capitolo noto come Dragon Slayer: The Legend of Heroes. Per nostra sfortuna molti prodotti legati a questo immenso ciclo narrativo non sono mai usciti dal paese del sol levante ed i pochi che l’hanno fatto raramente sono giunti a noi, infatti dell’immensa epopea formata da ben quattordici titoli, divisi nei cicli noti come Dragon Slayer, Gagharv, Trails in the Sky, Crossbell arc e Trails of Cold Steel,solo quattro sono giunti in territorio europeo con non indifferenti ritardi rispetto all’uscita originale.
Oggi però sono qui per parlarvi di un titolo ben specifico, ovvero del primo capitolo del ciclo Trails of Cold Steel, chiamato per l’appunto The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel; esso esce per la prima volta in Giappone per PlayStation 3 e PlayStation Vita nel 2013, approdando in Italia ben tre anni dopo l’uscita originale, quando ormai la PlayStation 4 dominava abbondantemente da circa due anni il mercato videoludico, passando così abbondantemente inosservato. L’edizione remastered per tale console arriverà diversi anni dopo, nel 2018, uscendo come consuetudine solo in madrepatria.
Ed eccoci qui, quasi un anno dopo la sua uscita originale, a trattare della sua tanto attesa e sudata edizione europea, in arrivo il 29 marzo 2019, sviluppata da Nihon Falcom e prodotta da NIS America e Marvelous Europe.
Ma andiamo a vedere a cosa ci ha portato questo lungo percorso fatto di attese, titoli mai pubblicati e, per certi versi, anche di retrogaming.
Arricchendo l’arazzo delle leggende
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel inizia in medias res, ovvero nel pieno della sua narrazione ed è proprio per questo motivo che cercherò di presentarvi i suoi principali temi narrativi senza dire troppo ed incorrere in spiacevolissimi spoiler che potrebbero rovinarvi appieno l’esperienza concentrata principalmente sulla componente narrativa ed ambientale. Questo perché The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel è un titolo che si costruisce poco alla volta, creando un intreccio che si va via via a chiarire procedendo al suo interno, senza quella che sembra essere una vera e propria ragione d’essere iniziale. Il giocatore infatti nelle prime fasi di gioco si ritrova immerso in un insieme di quest e mondanità da affrontare che, analizzate superficialmente, potranno sembrare del tutto inutili, ma che andranno a delineare alcuni aspetti fondamentali della trama introducendoci in un mondo coerente e ben strutturato ed anche aiutandoci a creare un feeling piuttosto solido con i numerosi personaggi che comporranno il party. Questi aspetti verranno ripresi più avanti nella recensione, ma era necessario parlarvene anche qui; ma adesso andiamo al succo della questione: di che cosa tratta The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel?
Tutto ha inizio il 31 agosto dell’anno 1204 del Calendario Septian, nella Fortezza di Garrelia, un sito d’addestramento militare situato ai confini orientali dell’Impero di Erebonia, il più grande e ricco stato di tutto questo globo terracqueo al confine tra il technopunk ed il fantasy che il titolo stesso ci presenta. All’interno della struttura sono penetrati alcuni terroristi, con l’intento di utilizzare i temibili e potenti cannoni a rotaia, strumenti di distruzione di massa assemblati dall’Impero stesso, contro la Città di Crossbell, nella quale si sta tenendo un’importante conferenza commerciale. Toccherà ad un’élite di studenti, la famigerata Classe VII, proveniente dall’Accademia Militare Thors ed ai suoi due istruttori salvare la situazione.
Cosa li ha portati lì? Cosa è in realtà questa particolare classe elitaria? Che cosa riserba il futuro per loro? A tutte queste domande sarà data una risposta, costruita in modo attento e meticoloso grazie ad una narrazione corposa e dettagliata, centrata principalmente attorno al protagonista Rean Schwarzer. Man mano andremo ad arricchire di dettagli un quadro ben più complesso di quanto immaginato nelle fasi iniziali del gioco, dove ogni ingranaggio è essenziale per il funzionamento dell’intera sovrastruttura narrativa. Il problema è che The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel di dettagli ci muore! Vi spiego meglio: il titolo in questione è decisamente PROLISSO! Vi si trovano infatti spiegazioni ad ogni singolo elemento di gioco(un esempio emblematico è proprio la “magia”), ma soprattutto cutscene e dialoghi interminabili ad ogni piè sospinto, che spaziano dalle più vili mondanità alle più importanti rivelazioni, cosa che a giocatori poco abituati a titoli che incentivano notevolmente l’aspetto narrativo può risultare terribilmente noiosa e avvilente. D’altro canto, io invece ho apprezzato molto la cura per il dettaglio che gli sviluppatori hanno messo nel creare un mondo coerente e pulsante! Ognuno dei personaggi(seppur spesso stereotipati), sia esso secondario od addirittura un NPC, ha un suo vissuto ed un proprio modo di pensare ed approcciarsi alla realtà che lo connota; l’Impero stesso, d’ispirazione palesemente tedesca, è gestito in maniera magistrale, andando addirittura a presentarne la struttura organica e burocratica in modo meticoloso e preciso. Una cosa che potrebbe non stuzzicare tutti i palati, ma che io trovo essenziale per intessere un grandioso arazzo storico, traendo citazioni dal passato stesso della propria saga, in cui pian piano inserirsi assieme ai ragazzi della Classe VII, sentendosi parte di un qualcosa di decisamente più grande che un semplice videogioco, ovvero di una vera e propria epopea (techno)fantasy!
Più semplice di quel che appare
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel è un JRPG che unisce in sé la classica turnazione, che per anni è stato marchio del genere d’appartenenza, ad un sistema tattico, sebbene in maniera molto limitata. Ogni personaggio sarà infatti libero di muoversi all’interno dell’area di combattimento per sfruttare al meglio le proprie Tecniche od Arti, combinare le proprie azioni con i compagni di squadra oppure semplicemente per scagliarsi ferocemente contro qualsivoglia nemico. Ognuno dei nove personaggi giocabili potrà essere sviluppato e di conseguenza utilizzato come meglio si crede, sebbene alcune caratteristiche i portino a propendere verso soluzioni più ovvie e congeniali. Questo può avvenire sia salendo di livello tramite il banale accumulo di esperienza ottenuta dai vari scontri, sia dal potenziamento del proprio ARCUS, ovvero un Orbent, macchinario in grado di accumulare e sfruttare l’energia orbal che avvolge il pianeta(e di conseguenza fonte energetica di qualsiasi cosa, inclusa la magia stessa),da battaglia creato su misura per loro; comprando o forgiando dei nuovi quarzi da incastonare nel macchinario sarà possibile sviluppare nuove abilità e/o aumentare le diverse caratteristiche dei vari studenti, facendoli diventare via via sempre più delle macchine da guerra.
Interessante è anche la dinamica scolastica, che premia tramite ricompense lo svolgimento delle numerose quest secondarie, aiuta il giocatore ad immedesimarsi sempre di più nelle numerose dinamiche relazionali di Rean ed immerge appieno nel complesso mondo di gioco.
Inizialmente la quantità di informazioni e dinamiche di gioco presentate sembreranno incomprensibili, ma, dopo aver terminato il lunghissimo Prologo, gestirle diverrà molto semplice e maneggevole. Vi è da aggiungere che The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel non è eccessivamente difficile, in quanto ben pochi scontri sono riusciti a mettermi seriamente in difficoltà, sebbene punisca seriamente(e giustamente oserei dire) il gioco privo di tattica militare, elemento fondante anche nella narrativa del titolo. Inutile dire che le dinamiche non si limitano solo a questa mera e fugace presentazione, che per il vostro ed il mio bene deve essere limitata ai punti cardine del gameplay del gioco; vi assicuro però che scoprirle man mano sarà interessante e divertente, soprattutto perché arricchiscono il senso di affiliazione già creatosi col giovane Rean.
Obsoleto a dir poco
Se finora l’unico difetto di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel che ho esposto consisteva nella sua eccessiva prolissità, adesso mi accingo a toccare il vero tasto dolente dell’opera: il comparto grafico che potrebbe tranquillamente essere tranquillamente surclassato da giochi usciti diversi anni prima! Per farvi un esempio, sfruttando sempre il genere di cui lo stesso titolo fa parte, la versione originale del 2007 di Eternal Sonata risulta avere un comparto grafico abbondantemente superiore rispetto a quello presentato attualmente dall’edizione PS 4 di The Legend f Heroes: Trails of Cold Steel. Chiaramente per migliorare questo triste aspetto non sarebbe bastato un porting, questo è poco ma sicuro, ma il problema è evidente ed è giusto tenerne conto in sede di recensione.
Per quanto riguarda il comparto audio la mia opinione è abbastanza neutrale, in quanto si tratta di una composizione in grado di adattarsi bene al contesto seppur poco profonda ed incisiva; a questo si aggiunge un doppiaggio sicuramente non malvagio, seppur forzato in alcuni momenti, che mi permette di affermare senza problemi di trovarsi di fronte ad un comparto senza infamia e senza lode.
Conclusioni
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steelè un titolo particolare, che chiaramente non è adatto a tutti i palati, nemmeno a chi ha dimestichezza coi JRPG. Se colto dalla giusta prospettiva riesce a catturare appieno il giocatore in quel fantastico mondo che noi riusciamo pian piano a cogliere man mano che esploriamo l’impero ereboniano, divenendo sempre più parte integrante della stessa Classe VII. Una sorta di viaggio di crescita personale del quale ci si sente parte, con coinvolgimento variabile a seconda di chi si approccia al titolo.
Vi è da dire che l’idea presentata non è proprio originalissima, soprattutto tenendo conto che nel 2011, quindi ben due anni prima dell’uscita dell’edizione giapponese originale del titolo, veniva al mondo per PlayStation Vita(…ahimè…) quella piccola perla da molti ignorata che è Final Fantasy Type-0. Inutile dire che i riferimenti sono palesi e che per alcuni elementi non ci hanno neanche provato a diversificarli o perlomeno a mascherarli. Sebbene ciò, l’opera è nel complesso molto apprezzabile, ma questi sono evidenti strafalcioni che il buon senso dovrebbe evitare di far fare a qualsiasi essere umano. Infine vi è da segnalare che il gioco non è stato localizzato, il che rende difficile l’approccio con The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel anche dal punto di vista linguistico.
Questa però è un’occasione da non lasciarsi scappare, soprattutto se siete appassionati del genere, in quanto, sebbene sia l’undicesimo titolo della saga, risulta essere il primo capitolo di uno dei cinque grandi cicli che possono essere giocati del tutto separatamente gli uni dagli altri; un modo, quindi, per recuperare un vecchio titolo ed introdursi all’ultimo ciclo della saga di cui in territorio europeo devono giungere ancora altre opere da potersi godere, sebbene esso si sia concluso l’anno scorso in Giappone con il suo quarto capitolo.