“Mi chiamo Elton Hercules John, e sono un alcolizzato, dipendente da cocaina, sesso e shopping”
Così si apre il film Rocketman, la nuova pellicola biografica diretta da Dexter Fletcher, regista che aveva già preso le redini in corso d’opera di Bohemian Rhapsody, che racconta tramite un viaggio introspettivo la vita e le vicende di uno dei cantanti che ha segnato indissolubilmente la storia della musica dagli anni 70 in poi, ossia Reginald Dwight, conosciuto con il nome d’arte di Elton Hercules John.
Dopo il successo del biopic dedicato a Freddy Mercury e ai suoi Queen, sarà riuscito Fletcher, con l’aiuto dello stesso Elton John, a dar vita ad un opera da ricordare? Scopriamolo in questa recensione.
Dall’infanzia ai concerti, passando per gli eccessi
Come detto in precedenza il film inizia proprio con il cantante (interpretato da un ottimo Taron Egerton) che, vestito con uno dei suoi abiti da esibizione con tanto di piume ed ali, si presenta ed incomincia a raccontare la propria vita in occasione di una seduta per risolvere i propri problemi.
Da qui partirà la vicenda che attraverso un lungo viaggio ci porterà a ripercorrere tutta la vita della rockstar, dalla sua infanzia e dal rapporto difficile con i propri genitori anaffettivi, ai primi brani suonati grazie al piano, per poi passare ad età avanzate e alle conoscenze di personaggi che cambieranno per sempre la sua vita come Bernie Taupin, colui che ha
dato vita alla maggior parte dei brani di John, e John Reid, il suo primo manager. Ovviamente la pellicola ripercorre la maggior parte delle tappe fondamentali della vita della rockstar con Fletcher che è andato a costruire più un musical in alcune circostanze costellato dalle più iconiche e rappresentative canzoni e performance dell’artista dagli esordi al Troubadour di Los Angeles passando per le varie esibizioni tra le quali troviamo quella in outfit da baseball allo stadio dei Dodgers nel 1975 dove lo vedremo impegnato durante l’iconica Rocket Man.
Elton Egerton John
Uno degli aspetti più positivi del film è senza dubbio l’interpretazione del protagonista: così come successo con Bohemian Rhapsody cone un fantastico Ramy Malek a fare capolino con la sua versione di Freddy Mercury anche Tarton Egerton riesce in ogni istante a conferire un egregia rappresentazione di quello che è stato Elton John, ripercorrendo le principali tappe della sua carriera interpretandolo alla perfezione sia nelle scene fuori dal palco sia durante le performance che addirittura sono cantate proprio dall’attore che ben si presta in questo viaggio incredibile. Di fianco ad Egerton troviamo anche il buon Jamie Bell, che interpreta ottimamente il paroliere di John, Bernie Taupin, riuscendo a dargli una buona verve soprattutto nella prima parte del film mostrando le prime fasi del loro rapporto. A fare da contraltare però troviamo anche dei personaggi un po’ sottotono tra cui Richard Madden, nei panni del classico manager belloccio che approfitta del talento dei suoi assistiti.
Un viaggio musicale
A differenza di Bohemian Rhapsody, Rocketman cerca di mettere ancor più in risalto le sequenze musicali e i momenti in cui sono presenti le performance di Elton John recendendo il tutto più scenografico come per esempio nella scena della stessa Rocket Man che porta il protagonista, attraverso la secna di un razzo, ad “atterrare” all’interno di un aereo, come se fosse un vero e proprio trip mentale. Tutte queste sequenze risultano davvero ben riuscite riuscendo a coinvolgere in ogni situazione lo spettatore che sentirà inevitabilmente la voglia di cantare insieme ad Elton John. Anche in questo caso però si contrappongono le scene più descrittive della vita dell’artista con quest’ultime che sono decisamente più didascaliche e in alcuni casi forse troppo prolungate rispetto alla parte musicale.
Rocketman continua il trand positivo lanciato da Bohemian Rhapsody nei confronti dei biopic musicali con la pellicola che si dimostra ottima sotto l’aspetto delle sequenze musicali ben studiate e ben interpretate da un Taron Egerton che riesce a dare il meglio di sé nei panni della rockstar fuori dagli schemi. Meno positive però le sequenze descrittive della vita dell’artista che non riescono a mantenere il passo delle altre scene, con alcuni personaggi che forse potevano essere caratterizzati in una maniera migliore.