Se dovessi soffermarmi sull’importanza che per me ha avuto Final Fantasy VII durante tutto il mio percorso di vita in ambito videoludico potrei stare qui a scrivere pagine e pagine di quello che tutt’oggi, a ben ventidue anni dalla sua uscita, considero uno dei videogiochi più epocali di sempre. Tale capitolo della saga segnò infatti una vera e propria evoluzione e rivoluzione del concetto di JRPG nel 1997, principalmente per due motivi: è stato il primo titolo della saga ad essere sviluppato in 3D, sovvertendo interi anni di tradizione e gameplay e confluendo verso territori allora del tutto inesplorati; secondariamente, esso segna il punto di rottura della vincente collaborazione tra Nintendo e Square(la futura Square Enix), in quanto le console prodotte dalla grande N non avrebbero potuto elaborare una quantità di dati così mastodontica per l’epoca, conducendo il prodotto alle rive della concorrenza, meglio nota come Sony, che all’epoca sfruttava su Play Station i CD al posto delle cartucce concedendo così maggior spazio di immagazzinamento.
Un prodotto totalmente nuovo, nato da nobili avi e dal conflitto con la Nintendo(risoltosi solo di recente), che è diventato sinonimo di tutto ciò che un buon prodotto videoludico dovrebbe essere e che dovrebbe contenere al suo interno: una mappa enorme ricca di segreti e missioni secondarie valide, personaggi opzionali, un combat system divertente e performante ma soprattutto una trama articolata e narrata in modo sublime. Insomma, quattro CD di pura magia che hanno suscitato in me emozioni e sensazioni tuttora inarrivabili, anche dagli altri ottimi titoli della stessa saga.
Proprio per i suddetti motivi, quando all’E3 del 2015 sentii le prime note del tema musicale principale di Final Fantasy VII e vidi le prime movenze di Cloud Strife in CGI realistica esplosi in un clamoroso urlo di gioia. Stavano lavorando per far tornare il capolavoro in tutto il suo fulgido splendore, ed allora tanto mi bastava.
…ma col tempo e il continuo silenzio in merito le speranze su Final Fantasy VII Remake stavano via via sparendo, soprattutto a causa delle problematiche che si sono venute a scoprire lo scorso anno; l’addio del progetto da parte di CyberConnect 2(già noti per Asura’s Wrath)nel 2016 per via di un notevole ritardo sulla tabella di marcia avrebbe infatti fatto ripartire da zero lo sviluppo del titolo. Cercate quindi di capire il mio scetticismo a riguardo ogniqualvolta venisse fuori l’argomento di questo fantomatico remake, tant’è che io non mi sarei mai aspettato che durante la conferenza E3 di quest’anno ne fosse annunciata addirittura una data d’uscita. Questo trailer durante la conferenza ha cancellato ogni tipo di preoccupazione, soprattutto se associato alle varie informazioni e gameplay mostrati durante tutto l’evento. Sebbene molti si siano rivelati scontenti, io, da fan storico di tutto il brand, non posso che ritenermi oltremodo soddisfatto ed adesso vi spiegherò il perché.
Dividerlo in più capitoli è in realtà una scelta vincente
Non so quanto questa mia affermazione potrà essere accettata dalla maggior parte di voi, ma sono qui proprio per darvi il mio punto di vista a riguardo ed esplicarvelo nel modo più dettagliato ed esaustivo possibile. Final Fantasy VII era(e forse è ancora) uno dei giochi più vasti a cui mi sono approcciato. Non si tratta di uno di quei tipici mondi di gioco tanto grandi e belli da vedere quanto vuoti: il Pianeta, esplorabile quasi per intero, è vivo e pulsante, ricco di NPC, aree segrete che conducono a personaggi opzionali, lore tutta da scoprire, minigiochi, collezionabili e chi più ne ha più ne metta! Final Fantasy VII in chiave moderna non poteva essere riportato in una sola iterazione senza dar vita ad un prodotto manchevole, quasi mutilato e privato delle sua completezza.
Detto ciò, io vedo questa serializzazione come necessaria per fornire un’esperienza simile a quella del prodotto originale, in quanto ricreare un mondo vivo e coerente al giorno d’oggi richiede, paradossalmente, molta più cura e perizia per potersi adattare agli standard iper-realistici che si sono andati via via affermando nel corso dei decenni. Basti pensare proprio a Midgar, la distopica capitale all’interno del quale l’avventura di Cloud e compagni inizierà, che per essere anche solo comparabile alla sua versione nativa dovrebbe essere vasta, andando a stima personale, come la maggior parte dell’area totale di un qualsivoglia gioco moderno.
Vi immaginate la potenzialità di avere anche più di quaranta ore di gioco dedicate alla sola città? Perchè al momento è proprio di questo che si sta parlando! Un intero gioco ambientato solo nella prima parte dell’opera magna, riuscendo così a sopperire a quello che forse è il difetto più grande di Final Fantasy VII, ovvero un’introduzione frettolosa che non riusciva a sfruttare bene un’ambientazione ispiratissima.
Finora ho voluto analizzare i lati positivi della serializzazione di Final Fantasy VII Remake, ma vi è anche un lato un po’ più oscuro e misterioso relativo alla faccenda: i prossimi giochi saranno venduti a prezzo pieno o no? Ci saranno agevolazioni per coloro che acquisteranno le già annunciate edizioni speciali? Uscirà un bundle onnicomprensivo? Al momento tutte queste domande sono avvolte in una cortina di mistero che molto probabilmente non si dissolverà fino all’uscita stessa del gioco. Se infatti riesco ad apprezzare il punto di vista concettuale e di game design della situazione, il punto di vista finanziario è quello che al momento mi desta più preoccupazioni che altro, ma solo il tempo potrà venirci in soccorso.
Gameplay rivoluzionato e attualizzato
Se avete dimestichezza coi Final Fantasy, saprete di certo che il gameplay tipico di questi titoli si è sempre basato sulla turnazione fino al suo decimo capitolo principale, per evolversi pian piano tra alti e bassi fino a Final Fantasy XV. Perchè questo capitolo ha notevole importanza in questa sede? Perchè il gameplay di Final Fantasy VII Remake è la piena evoluzione, attualizzazione, ma soprattutto miglioria di esso. Sebbene appassionato storico della saga e del retrogaming in generale, capisco che il brand debba evolvere verso un tipo di gameplay diverso, avvincente e soprattutto in linea coi tempi per poter convincere la maggior parte del pubblico possibile.
Tutto quello che è stato presentato è l’evoluzione perfetta di quanto già visto nel XV, dimostrando, per quel poco che si è visto, che forse Square Enix ha imparato dalle evidenti falle presenti nel tale capitolo per poter sviluppare un impianto tecnico più solido e divertente. Alcuni esempi pratici li si può denotare dal fatto che si potranno usare tutti i personaggi del party in battaglia e che alcuni si adatteranno meglio di altri ai nemici che si affronteranno, tutti elementi che nell’ultimo capitolo principale erano assenti.
Fortunatamente il sistema delle Materia, cristalli da incastonare nelle armi e armature per ottenere strabilianti poteri, e dei Limit Break continueranno a vivere anche in Final Fantasy VII Remake, mantenendo così alcuni degli aspetti più caratteristici ed interessanti del prodotto primevo quasi del tutto inalterati.
Conclusioni
Final Fantasy VII Remake è stato decisamente all’altezza delle mie aspettative, impostandosi a tutti gli effetti, per quanto questo possa sembrar strano, come un qualcosa di nuovo: ci si trova di fronte ad un sembiante modificato e riadattato secondo i canoni attuali per non farlo apparire come antiquato od addirittura grottesco, ma che dentro di sé ha la stessa anima del capolavoro che mi e ci fece innamorare della saga. Un’occasione sia per i veterani che come me volevano cimentarsi in un’iterazione moderna del capolavoro, sia per chi non ha avuto mai prima d’ora occasione, tempo o voglia di approcciarvicisi. L’appuntamento è quindi al 3 marzo 2020, quando finalmente avremo tra le mani il prodotto finito e potremo trarre le conclusioni finali sulla mia “Fantasia Finale” preferita inizialmente in uscita per la sola Play Station 4; vi invito quindi a continuare a seguirci per ulteriori informazioni in merito.