Si è chiusa ieri sera giovedì 10 ottobre la 24° edizione di Milano Film Festival, diretta per il secondo anno da Gabriele Salvatores con Alessandro Beretta. La serata finale ha visto la partecipazione in sala dei direttori e dei giurati del Concorso Internazionale Lungometraggi tra cui Maurizio Braucci e Margherita Buy, e l’anteprima italiana di First Love di Takashi Miike.
In tutto sono state registrate 43 mila presenze tra proiezioni ed eventi in 7 giorni, con un’occupazione media delle sale all’ 83% del sale delle proiezioni, oltre 6.000 studenti di scuole coinvolti, 60% del pubblico under 30. Tante le proiezioni sold out di questa ventiquattresima edizione, come per le anteprime di The Beach Bum di Harmony Korine, di Nyman’s Earthquakes di Michael Nyman e di La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese, in un’atmosfera di festa che, grazie a ospiti come Myss Keta e Sofia Viscardi, ha coinvolto in sala centinaia di giovani. Se il nuovo pubblico è un obiettivo del Festival, l’altro, con le giornate dei professionisti, è stato valorizzare l’industria audiovisiva di Milano e Lombardia, tanto viva quanto poco riconosciuta a livello nazionale.
Sta crescendo e si sta consolidando in particolare la sezione My Screen, la sezione dedicata alle generazioni più giovani, gli adolescenti che il Festival, sotto la spinta del direttore artistico Gabriele Salvatores, vuole far avvicinare alle sale cinematografiche. In sala, noti YouTuber, influencer e web creator hanno presentato il proprio film del cuore, creando grande interesse.
Myss Keta, Sofia Viscardi e Muriel si sono alternate sabato 5 e domenica 6 proponendo al loro pubblico di follower film che difficilmente avrebbero visto in sala. Sofia Viscardi ha scelto Victoria di Sebastian Schipper, unico lungo piano sequenza applaudito alla Berinale. Myss Keta ha puntato su Faster, Pussycat! Kill! Kill! di Russ Meyer mentre Muriel ha proposto Across the Universe di Julie Taymor.
La formula crescerà di certo, ma già da queste prime edizioni l’esperimento di contaminazione non solo tra generi, ma anche tra generazioni, linguaggi e strumenti della comunicazione sta avendo successo e sembra dare speranza alla sala cinematografica. La volontà è proprio quella di proporre la visione in sala senza che questo voglia dire escludere altri mezzi o avere una visione moralista del presente, ma anzi invece l’idea è quella di continuare a proporre contenuti intelligenti e cultura cavalcando le onde più contemporanee, mischiando e contaminando, come è insito nella natura stessa di Milano Film Festival sin dai suoi esordi.
La sezione Industry, novità di quest’anno, ha accolto tanti soggetti che operano nel settore audiovosivo a Milano e in Lombardia. Il cinema rappresenta la punta di diamante e l’emblema della filiera che a Milano risulta fortemente radicata e rappresentativa: sono circa 1.200 le imprese attive nella produzione, post-produzione e distribuzione di contenuti video e televisivi, pari al 12% del totale italiano di settore, che fanno di Milano il secondo distretto cinematografico nazionale dopo Roma.
In particolare, a Milano nell’ultimo anno il numero delle imprese dell’audiovisivo è cresciuto del 3,3%, e addirittura del 13,8% negli ultimi cinque, e che conta oggi quasi 13mila addetti. Il giro d’affari supera i 3,6 miliardi di euro, e copre più di un terzo del totale italiano del settore. (fonte: Fondazione Symbola).