Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game è, per l’appunto, un card game uscito il 13 febbrao 2020, spin off della saga Siralim targata Thylacine Studios; a questo studio indie si aggiunge a livello di sviluppo anche JaysGames.
Non ho mai avuto modo di avvicinarmi a questa saga, principalmente per via del suo non essersi molto affermata sul palcoscenico videoludico data la natura prettamente indie e secondariamente per via della sua realizzazione non eccelsa. Mi sono trovato di fronte ad un titolo del tutto nuovo che affondava le proprie radici in un mundus a me del tutto estraneo ma facilmente comprensibile. L’impatto con il titolo è stato decisamente meno drammatico del previsto ed è riuscito a prendermi in men che non si dica, ma di merito personale questo gioco ha ben poco e ne discuteremo nel dettaglio di seguito.
Gli Dei ci sfidano…ma li vedo poco convinti
La storia di Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game è più da intendersi come espediente narrativo, in quanto pone basi molto deboli che hanno come finalità quella di giustificare il gameplay del titolo in questione. Ciò è una cosa che non condanno mai, anzi, spesso questa strategia è funzionale sebbene alquanto sbrigativa, ma qui la cosa mi ha dato non poco fastidio in quanto il titolo in questione pecca in incoerenza; sebbene questa tipologia di giochi non ha una intelaiatura narrativa complessa, mi aspetto da sempre che un buon videogioco mantenga intatta la propria coerenza interna. Per me molti grandi flop sono dati appunto dall’aver infranto quel patto che ogni opera stringe col suo consumatore, dall’aver rotto l’immedesimazione, di aver in qualche modo forzato le cose rovinandole.
La premessa di Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game è che secoli orsono la terra di Rodia era piagata da orribili creature erranti il più delle quali asservite a potentissimi maghi assetati di potere; stanchi di questo terribile dominio, i quindici Dei bandirono per sempre i maghi, e con essi tutta l’umana specie, dai loro Reami, trasformando le loro orribili creature in semplici carte, nella speranza che gli umani potessero redimersi risolvendo ogni conflitto con una semplice partita a carte, ottenendo incredibilmente successo nel farlo. Ora gli Dei han deciso di convocare i più potenti giocatori al loro cospetto, con l’intento di riammetterli ai Reami nel caso in cui riuscissero a batterli tutti e quindici nella cosiddetta Prova degli Dei. L’espediente funziona nelle sue premesse, ma nel procedere all’interno del titolo si nota che gli sviluppatori non hanno nemmeno provato a mantenere una coerenza interna, in quanto ogni singolo dio una volta entrati nel suo Reame sembrerà più infastidito e stupito che altro dalla nostra presenza. Non saremmo dovuti essere i campioni che tanto attendevano? Perché ognuno di loro sembra nemmeno essere a conoscenza della Prova? Sviste abbastanza colossali anche per titoli semplici come questo.
Nulla di nuovo, se avete giocato a Final Fantasy VIII
Mi è bastata una rapida occhiata a Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game per rendermi conto che lo avevo già giocato abbondantemente da bambino. Se come me avete avuto l’enorme fortuna di giocare a Final Fantasy VIII avrete sicuramente consumato il minigioco di carte collezionabili in esso presente, ovvero il Triple Triad. Sebbene il gioco presentasse regole alternative per allungarne la longevità, la base di esso consiste nel comporre un deck di cinque carte tra quelle in possesso per poi scoprirle a turno col proprio avversario posizionandole su di una griglia 3×3. Lo scopo del gioco era far sì che a fine partita le carte del proprio colore siano più numerose di quelle dell’avversario. Per conquistare una carta è necessario posizionare una carta che sul lato adiacente abbia un valore maggiore rispetto a quello dell’altra carta, chiaramente facendo attenzione a tutti lati adiacenti, le varie zone di piazzamento e gli effetti delle carte in generale. Man mano che si sconfiggevano i nemici si ottenevano sempre più carte sempre più forti. Non avete idea delle ore spese da me all’interno del Triple Triad, potrebbero senza dubbio spaventarvi.
Ecco, questa formula è la stessa alla base di Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game, che presenta le stesse identiche regole ma in grande: il deck sarà di sei carte, la griglia diverrà un 4×4 e tre nuovi status per ciascuna carta(alleata, neutrale ed avversaria). Partendo dal presupposto che io non ho nulla contro i titoli d’ispirazione, giocando al titolo in questione mi sono sentito un po’ preso in giro, in quanto in esso l’ispirazione è fin troppo forte: non si è nemmeno provato a creare un gioco differente, si è presa semplicemente una formula che già funzionava nel ‘99 e si è riproposta pari pari(forse nemmeno tanto, ma di questo parleremo più avanti) in versione “allargata” nel 2020, aggiungendo solamente qualche piccolo dettaglio che di sicuro non rende tale esperienza nuova.
Il titolo in questione riesce ad essere appagante e divertente fin da subito, ma per meriti non suoi e ciò è una di quelle cose che io non riesco in alcun modo a giustificare; per questo motivo mi sono ritrovato a dargli una sufficienza risicata, perché è pure sempre vero che il lavoro dietro alla costruzione di nuove carte non è mai indifferente, il titolo ha ben poco di suo. Il gameplay del Triple Triad meriterebbe indiscutibilmente un 8, ma ai suoi cloni non riesco a dare più di 6.
Di realizzazione fin troppo semplice
Un’altra pecca del titolo è il comparto tecnico di Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game, che paradossalmente risulta qualitativamente inferiore al minigioco di 21 anni fa al quale è ispirato.
La grafica in pixel art risulta essere parecchio raffazzonata e semplicistica, sia per quanto riguarda le carte che per quanto riguarda i nostri divini avversari, seppur questo stile ben si accompagna ai precedenti titoli della saga.Per quanto riguarda invece la componente sonora, essa passa per lo più in sordina, risultando particolarmente ripetitiva ed anonima.
Insomma, il comparto tecnico di questo card game non è molto soddisfacente ed è uno degli aspetti sul quale più poteva differenziarsi dal minigioco d’ “ispirazione”, ma nemmeno in questo caso è riuscito a cogliere la palla al balzo.
Conclusioni
Trial of the Gods: Siralim Collectible Card Game poteva ambire ad essere un po’ di più rispetto ad un semplice clone di un memorabilissimo minigioco di uno tra i miei Final Fantasy preferiti, ma purtroppo ha fallito su molteplici piani. I margini di miglioramento erano tranquillamente raggiungibili, in quanto sarebbe bastato aggiungere una modalità multiplayer fin da subito piuttosto che aggiungere l’Hard Mode a fine campagna, donando un’esperienza del tutto nuova e che io avrei sempre voluto in un minigioco quale il Triple Triad. Sebbene il titolo di per sé riesca anche a divertire e a far passare in allegria qualche oretta, non mi sento di consigliarvi questo titolo per PC, in quanto mi sento vagamente tradito e preso in giro da esso a seguito di tutto ciò che vi ho sopra elencato.