In questo bizzarro aprile che ci siamo lasciati alle spalle, il caso ha voluto che mi occupassi di due particolari titoli concettualmente simili nelle loro intenzioni tanto quanto agli antipodi a livello di realizzazione; si tratta infatti in ambedue remake di vecchie glorie sviluppati e prodotti da Square Enix, anch’essa messasi a cavalcare la sempre più grande onda nostalgica che sta travolgendo noi giocatori negli ultimi anni. Sto ovviamente parlando di Final Fantasy VII Remake, di cui ho avuto abbondantemente modo di parlarvi nella recensione che trovate a questo link,e di Trials of Mana, divenuto disponibile sotto nuove spoglie il 24 aprile 2020 per PC (via Steam), PlayStation 4 e Switch.
Per parlare di questo remake dobbiamo fare un piccolo e dovuto preambolo sulla saga Mana ,che come la maggior parte delle saghe JRPG ha una storia molto travaglia in ambito di uscite, in quanto dei suoi quattro titoli principali originali solo la metà è giunta in Italia e con non poco ritardo. Essa ebbe inizio nel lontanissimo 1991, anche se per vederlo in Europa dovemmo aspettare due anni, con Final Fantasy Adventure uscito per Game Boy come spin off della più rinomata serie Final Fantasy, come si può infatti denotare dal titolo; anche per il secondo capitolo, Secret of Mana,ci volle un anno rispetto all’uscita nipponica su SNES del 1993 per averlo in patria e da lì…più nulla! Trials of Mana del 1995, anch’essoper SNES, e Dawn of Mana del 2006, per PlayStation 2, non giunsero mai qui, finendo nel dimenticatoio del palcoscenico videoludico italiano.
Fortuna vuole che la serializzazione dei remake che ha avuto inizio a partire dal 2015 ci abbia portato ad avere per la prima volta qui da noi Trials of Mana…seppur non in italiano, ma quello è un “problema” di cui parleremo più avanti, analizzando passo passo questo titolo che ho testato per voi nella sua versione PC.
Diverse vie, un unico fine
Vi fu un tempo in cui il mondo rischiò di essere totalmente conquistato dagli otto mostri della distruzione, meglio noti come Benevodon,ed anche la speranza sembrava aver lasciato quelle terre. Fu allora che la Dea del Mana, la forza magica che permea tutto il creato,intervenne sfruttando l’immenso potere di un artefatto chiamato Spada del Mana per sigillare le immonde creature in altrettante Pietre del Mana. Una volta portata la pace nel mondo, la Dea, oramai stanca, decise di addormentarsi assumendo la nuova forma di Albero (indovinate un po’?) del Mana, alle basi del quale la Spada sarebbe stata custodita. Ma il suo riposo non sarebbe di certo stato tranquillo.
Più volte, infatti, nel corso dei millenni, persone malvagie hanno portato discordia tra i numerosi Regni del mondo, facendo così appassire gradualmente l’Albero e di conseguenza il potere stesso della Dea. Il Mana va dissipando il suo potere ed il mondo sembra essere giunto di fronte alla guerra che potrebbe portare ad una fine oramai ineluttabile, vista l’impotenza della Dea di fronte a tutto ciò.
Ed è qui che partono le vicende di Trials of Mana, in questa condizione di guerra totale che dovrà essere fronteggiata da tre dei sei eroi disponibili nel gioco; infatti a seconda delle scelte effettuate dai giocatori, il titolo potrà procedere in tre macrofiloni narrativi, conditi da qualche piccolo dettaglio aggiuntivo a seconda della scelta del leader e dei compagni che si sceglieranno. Tali personaggi stanno vivendo sulla propria pelle il dramma della guerra, e sarà proprio quello a spingerli in un’impresa inimmaginabile e decisamente più grande di loro; si tratta diDuran, Guerriero di Valsena, Angela, Maga di Altena, Kevin, Lottatore di Ferolia,Charlotte, Chierica di Wendel, Occhio di Falco, Ladro di Nevarl ed infine Ries, Amazzone di Laurent. Diversi personaggi che, a prescindere dal percorso intrapreso, si imbatteranno presto in una Faerie, un’emissaria del luogo extradimensionale dove riposa la Dea, il Santuario del Mana. Ed è proprio in questo incontro, in questo legarsi al nostro eroe, che una così piccola creatura segnerà inconsapevolmente il destino di un intero mondo.
Divertente nella sua ripetitività
Trials of Mana è riuscito a mantenere un gameplay molto simile al titolo primevo, che per l’epoca risultava essere decisamente formidabile, e, seppur ciò possa sembrare paradossale, questa sua eccessiva fedeltà potrebbe essere una delle pecche più grandi del titolo in questione. Mantenere un game design così semplice e ricco di eventi time-waster non risulta efficace su un palcoscenico quale quello odierno, soprattutto tenendo conto del pregevole lavoro fatto recentemente con il sopraccitato Final Fantasy VII Remake.
Rifare l’intero mondo e di conseguenza l’intera intelaiatura di game design di Trials of Mana sarebbe stato un lavoro decisamente oneroso, seppur necessario, dato che esso non riesce a prendere appieno il giocatore; questo principalmente a causa di una prima fase di gioco decisamente lenta e di un continuo riesplorare medesime zone a ritmi esagerati.
Questo è davvero un peccato, in quanto il combat system e la possibilità di multiclassare man mano che si incede livellando all’interno del gioco risultano essere validi e divertente. Il combattimento è infatti dotato di un’impronta action già presente nell’opera originale e che si basa sullo sfruttamento di Abilità, singole o di gruppo, ottenibili ed equipaggiabili aumentando le proprie caratteristiche (Forza, Stamina, Intelletto, Spirito e Fortuna) e che vanno ad aumentare ogniqualvolta si sbloccherà una delle quattro classi di prestigio disponibili per ciascun personaggio. Insomma, ci si trova di fronte a dinamiche di gameplay interessanti e divertenti che vengono messe a freno da un game design fin troppo elementare.
Uno stile che ben si addice alla vicenda
Trials of Mana ha un comparto tecnico decisamente oscillante. Per quanto riguarda il livello grafico il mondo è reso in modo cartoonesco e colorato, cosa che ben si addice alla fiaba leggera che il giocatore va ad affrontare, nel quale la qualità dei modelli di personaggi ed antagonisti risulta essere valida e caratteristica, cosa che però sfiorisce se comparata con l’ambiente circostante talvolta degno di un titolo PS 2.
Il comparto sonoro è efficace, sebbene soffra lo stesso sopraccitato malessere del gameplay, ovvero quello dell’essere fin troppo ancorati al prodotto originale. La colonna sonora, decisamente simile all’originale (che rimane selezionabile dalle Opzioni), risulta fin troppo ridondante e stucchevole già dopo pochi minuti di gioco; il doppiaggio invece funziona molto bene, sebbene la versione inglese del titolo sia poco fedele all’originale.
Conclusioni
Alla fine della mia prima run su Trials of Mana mi è sorta spontaneamente una domanda: quanto mercato può avere questo titolo qui in Italia? Mi spiego meglio: il gioco mi ha dato la netta impressione di essere rivolto quasi esclusivamente ai nostalgici, non risultando avere una gran presa su chi non ha avuto modo di confrontarsi con l’opera originale. Opera originale che in Italia non è mai arrivata e che quando lo ha fatto non è stata localizzata in lingua italiana peraltro; ciò non ha turbato me, visto che l’inglese utilizzato non è complesso, ma di certo potrebbe non favorire le vendite ad un pubblico giovane al quale evidentemente il titolo aveva intenzione di riferirsi. Trials of Mana nelle sue buone e semplici intenzioni è riuscito a farmi divertire, e ciò è indubbio, ma di sicuro non è riuscito a convincermi del tutto, risultando lacunoso su diversi aspetti.
Versione testata: PC, grazie al codice fornito dal publisher