Pubblicato da Raw Fury e sviluppato da Bird Bath Games, oggi vi portiamo la recensione di Atomicrops, titolo disponibile dal 28 maggio su Epic Games Store e che sarà successivamente (a settembre 2020) acquistabile anche su Steam.
Per citare Raw Fury, Atomicrops è la perfetta fusione tra un roguelite action-packed e un fantastico farming simulator, due cose che si sposano bene come il burro d’arachidi e la marmellata!
Nel gioco ci troviamo di fronte ad una ambientazione post-apocalittica, in una landa deserta, ma non tetra e cupa alla Fallout, bensì dai colori vivaci e pastellati che sono oramai un marchio di fabbrica delle pubblicazioni dello studio indie svedese, già ben noti in Dandara ad esempio. Il giocatore(3 personaggi a disposizione, due dei quali da sbloccare) eredita la fattoria di cui vi dovrete occupare attimi prima che la campagna nei dintorni venga vaporizzata da un’esplosione nucleare. In pratica vi ritroverete come unica fonte di cibo per voi stessi e per gli abitanti del villaggio in questa landa(o ciò che ne resta). Tipo Leone il cane fifone nel bel mezzo del nulla con strani mostri in agguato, ma versione pixel.
Lo scopo del giocatore in Atomicrops è quello di coltivare i vari semi mutati a disposizione (comprati, raccolti o guadagnati dai nemici) e uccidere le creature mutanti che minacciano la nostra fattoria, tentando l’invasione. In più, ci si può sposare con abitanti del villaggio (NPC), cosa che a sua volta porterà vantaggi e perk lungo la strada.
Dopo un breve tutorial all’inizio del gioco, si parte con la primissima stagione, Primavera, muniti di un’arma (che potrete cambiare e potenziare), di una zappa, un secchio di acqua (per attingere al pozzo e annaffiare le piante) e soli 4 semi di patate da coltivare e far crescere. Sembrano poche risorse, ma vedrete che ben presto, già in questa prima stagione, riuscirete a comprare altre piante o altre armi che vi aiuteranno a uccidere i nemici più in fretta e guadagnare anche più concime. Il gioco è scandito nelle classiche 4 stagioni dell’anno, divise a loro volta nel passaggio di 3 giorni e 3 notti per stagione. Di giorno si coltiva, si esplorano zone (aperte a destra e sinistra della fattoria), si uccidono nemici che mirano alle piante. Di notte, si affronta l’invasione vera e propria, che ha 3 o 4 fasi da circa 30 secondi ciascuna e bisogna proteggere la fattoria. Giunti all’ultimo giorno della stagione, si avrà uno scontro finale con un boss.
*(Consiglio caldamente di esplorare sin da subito le zone aperte a destra e sinistra, perché troverete nemici abbastanza facili da sconfiggere che come bottino vi daranno: semi, picconi, strumenti tipo trattori o torrette, animali che vi aiuteranno con la fattoria o perk atmosferici per velocizzare le coltivazioni).
Per quanto riguarda la gameplay, essendo un roguelite, abbiamo una bella gamma di azioni da compiere anche tutte insieme come zappare la terra mentre si punta il nemico e si spara, magari annaffiando allo stesso tempo o concimando. Si ha così la sensazione di essere un esperto del multitasking (perlomeno io mi sentivo così). Tutte le azioni sono segnate da un ritmo sempre più veloce soprattutto durante la fase dell’attacco dei nemici, ogni volta ne arrivano sempre più e di diversi tipi.
Il gioco scorre in maniera fluida senza perturbazioni o frame che si bloccano, anche quando si prende un perk come quello della velocità che ti permette di correre e combattere più rapidamente. Un unico momento di pausa o semi-blocco l’ho percepito sulla schermata del caricamento della stagione ma credo sia piuttosto normale, magari in base anche al tipo di PC.
Per quanto riguarda il lato artistico, che dire, abbiamo di fronte una pixel art meravigliosa, dai colori caldi e vivaci, che creano un’atmosfera allegra e armoniosa, quasi da cartone. Il tutto inoltre accompagnato da una musica dai toni scherzosi e divertenti, creati con tanto di fisarmonica e flauto, adatta alla perfezione per questa ambientazione.
Direi che l’esperimento di questo roguelite/farming simulator sia ben riuscito ed equilibrato. Personalmente, mi ha conquistato prima di tutto grazie al lato artistico in pixel art che ha fatto immediatamente breccia nel mio cuore da retrogamer. Essendo il mio primo approccio ad un roguelite, lo consiglio non solo a chi come me non li hai mai giocati finora e magari non sa da dove iniziare, ma anche a chi è già ferrato in materia perché apprezzerà sicuramente. L’unica pecca, ma parlo da principiante, è che una volta che finisci i punti vita, devi ricominciare daccapo. Tuttavia il gioco si fa perdonare permettendoti lentamente, con ogni nuovo tentativo, di collezionare perk permanenti che consistono anche in migliorie alla tua casetta, via via che si riparte da zero.
*Codice digitale del gioco fornito dal publisher per la recensione