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Abbiamo già parlato del primo volume Outer Darkness, fumetto statunitense uscito per la collana Skybound di Image Comics e distribuito in Italia da saldaPress, contenente i primi sei albi, su dodici, della prima stagione.
Oggi invece diamo un’occhiata al secondo volume della raccolta, con gli ultimi sei albi.
Opera celebrativa o minestrone?
Quando un’opera, di qualsiasi genere, ha così tanti riferimenti ad altre iconiche della sua categoria, in questo caso il sci-fi, può accadere che risulti un mix di storie che abbiamo già sentito e risentito, lasciandoci con l’insoddisfazione di non aver letto nulla di nuovo. Può anche accadere, invece, che i riferimenti siano una forma di omaggio alle opere che hanno ispirato gli autori, regalando una doppia soddisfazione agli appassionati del genere, che riescono a ritrovarsi in, e sentirsi parte di, una comunità.
Ecco, questa volta ho fatto fatica a capire a quale dei due schieramenti appartenga il fumetto in questione.
In Outer Darkness di questi riferimenti ne troviamo parecchi. La plancia stessa della Caronte, ad esempio, è un omaggio a Star Trek, disegnata con linee che ricordano quelle memorabili del ponte dell’Enterprise. In più, molto nel comic firmato da Layman e Chan riporta alla mente la saga di Alien. Quindi possiamo dire che l’opera in questione è particolarmente celebrativa per la sua categoria, ma in tutta questa prima stagione ho avuto l’impressione di trovarmi sempre sul filo del rasoio, non capendo che tipo di prodotto fosse Outer Darkness.
Si parte?
Al termine del secondo volume, posso dire che finalmente la storia sta mostrando la sua autenticità e la sua unicità, acquistando un’indipendenza dalle opere citate ed omaggiate in Outer Darkness e scansando, dunque, l’ago della bilancia dal suddetto filo del rasoio.
Dopo aver piazzato le basi per una buona storia ed aver dato un assaggio delle scene d’azione e delle atmosfere misteriose che stimolano la curiosità nel lettore, il titolo Skybound è pronto a partire. Ma in un’altra stagione. Certo è che se le premesse sono queste, la prossima potrebbe essere tre volte più bella della prima.
Risvolti prevedibili.
Chi ha letto il primo volume o la nostra recensione di quest’ultimo sa che all’interno dell’universo Outer Darkness ogni personaggio ha un interesse egoistico tale che si venderebbe pure la madre per raggiungere i propri obiettivi. Il primo ufficiale Satalis della Caronte è forse il più subdolo e feroce tra tutti.
In questo secondo volume continuano le sue macchinazioni per far rimuovere, vivo o morto, il Capitano Joshua Riggs dal suo posto. Ma Satalis non è l’unico problematico della squadra. Il già delicato rapporto tra il Capitano ed il suo equipaggio si incrina sempre più dopo ogni missione che la Caronte si trova ad affrontare e questo perché Riggs risulta un capitano noncurante, egoista, superficiale e superbo agli occhi dei subordinati.
I risvolti prevedibili in questo caso non sono da considerarsi una nota negativa, bensì la naturale conseguenza delle azioni dei personaggi, che logicamente porta inevitabilmente verso un punto di rottura. Punto di rottura con cui termina la prima stagione, lasciandoci con un grandissimo cliffhanger ed una feroce curiosità di vedere cosa accadrà nella prossima. Dopotutto ancora dobbiamo arrivare nell’Outer Darkness e scoprire cosa quest’ultimo celi e perché il Capitano Riggs sia tanto ossessionato dall’idea di andarci.
*Recensione effettuata grazie al volume in digitale fornito da saldaPress.