Diario del Capitano, data astrale 57436,2… ed è sempre un’emozione.
Sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video, dal 22 gennaio, è sbarcata la serie animata Star Trek: Lower Decks, con i motori a curvatura alla massima potenza, la nave stellare U.S.S. Cerritos NCC-75567, sotto il comando del Capitano Carol Freeman, è pronta a darvi il benvenuto. L’anno è il 2380 e, questa volta, a fare da protagonista non è la prestigiosa Enterprise, né un’altra nave di classe Sovereign, ma una sorta di “seconda classe” delle navi della Federazione, mandata a fare tutte quelle missioni necessarie, ma indubbiamente meno epiche, che spettano ai membri della Flotta Stellare.
“Avete sentito dell’Enterprise? Su quella nave succede qualcosa di nuovo ogni settimana. […] Lasciatene un po’ per noi!”
Trama e Personaggi
Come indica il nome della serie, è ai piani bassi (Lowers Decks) che c’è azione: ci vengono presentati i guardiamarina Brad Boimler, Beckett Mariner, Samanthan Rutherford e D’Vana Tendi. Il guardiamarina Mariner è una giovane insubordinata e ribelle, senza grandi ambizioni di comando eppure con un’innata capacità nel gestire le situazioni spinose e avventurose. Disobbedisce ai comandi, spaccia armi di contrabbando e nasconde un piccolo segreto. Al suo fianco c’è il coetaneo e parigrado Boimler, impacciato e insicuro, ma stakanovista, ligio al regolamento e desideroso di farsi un nome nella Flotta Stellare.
Condividono le loro avventure, a bordo della Cerritos, l’ufficiale medico D’Vana Tendi, un’orioniana che presta servizio in infermeria, vivace, entusiasta e gentile e l’uff. Samanthan Rutherford, un umano con un impianto cyborg, appassionato di ingegneria e sempre pronto a lavorare sodo e aiutare il prossimo.
Sono solo 10 puntate, da circa 25 minuti ciascuna, ma un concentrato di divertimento, azione e riferimenti che i fan storici hanno ben gradito.
Omaggi e Reference
Se la sigla iniziale, ad opera di Alexander Courage, non ci ha abbastanza fomentato, se non lo ha fatto il font dei titoli di apertura, allora lo faranno senz’altro gli innumerevoli rimandi, più o meno espliciti nel corso di ogni episodio. A partire dal primo, in cui il guardiamarina Rutherford capisce la sua vocazione per la sezione ingegneria della nave, grazie ai tubi di Jefferies.
Il nome è senz’altro un omaggio al direttore artistico e scenografo delle 3 stagioni della serie classica: Walter Matthew Jefferies ed è già stato utilizzato come nome dei tubi atti alla manutenzione della nave e al collegamento tra i ponti in serie come Voyager e Star Trek Enterprise.
Non poteva mancare il protagonista di una delle puntate della serie con il maggior numero di spettatori e di budget investito, con il suo immancabile ingresso in scena spettacolare, torna Q e tornano le sue battute sagaci, perlopiù sul Capitano Picard: “ah, Picard, sempre lì a citare Shakespeare e a versare vino” e sono soprattutto i membri dell’equipaggio a ricordare i grandi del passato: dal Colpo di Kirk, al protocollo Janeway, si paragonano ed esaltano le virtù dei predecessori senza perdere quel tocco di sarcasmo che connota l’intera serie animata. A tal proposito, troviamo anche citato l’acronimo TOS, che gli appassionati sanno essere riferito a The Original Series, qui spiegato in altri termini, meno lusinghieri (Those Obsolete Scientists – Tremendamente Obsoleti Scienziati, a seconda della lingua di riferimento).
Insomma, non ve le sveliamo tutte e lasciamo a voi il gusto di trovarle e, se avete le orecchie vulcaniane abbastanza all’erta, ci saranno tante citazioni da farvi gongolare nel riconoscerle tutte.
Comic: ultima frontiera
Non è la prima volta che l’universo di Star Trek finisce in 2D, dopo la serie classica vennero prodotte 2 stagioni di Star Trek: The Animated Series, ispirata alla Serie Classica con il Capitano Kirk, Spock, Scotty e tutti gli altri personaggi che abbiamo amato, ma era semplicemente una trasposizione a cartone animato, in questo caso l’approccio è nettamente differente.
In Lower Decks, si nota distintamente il tocco di Mike McMahan, forse vi ricorderete di lui per prodotti come Drawn Together e South Park, ma soprattutto per aver scritto e prodotto Rick&Morty.
Uno degli aspetti eccezionali della serie è proprio questa capacità di far fluire, con il giusto equilibrio, una trama degna di Star Trek, onorando i suoi predecessori e omaggiandoli in ogni episodio, con quel gusto satirico, comico e irriverente che porta la firma unica di McMahan, dai disegni alle bizzarre situazioni dei protagonisti. La comicità per adulti si incontra con la fantascienza in un progetto estremamente ambizioso e minato di difficoltà come Star Trek, ma il risultato è eccezionale.
Conclusioni e Cameo finale
In conclusione, Star Trek: Lower Decks, è stata all’altezza del nome che porta. Abbiamo combattuto con la giovane Mariner, come un novello Kirk che lotta per la libertà dei popoli e ogni tanto non segue le regole, ma mossi entrambi da valori profondi. Abbiamo sognato la plancia e capito il peso del comando con Boimler e apprezzato il lavoro di ogni sezione della nave con Rutherford e Tendi. Nelle stagioni di Star Trek, fino a Lower Decks, pur trovando spazio per situazioni ironiche e divertenti, in maniera differente da stagione a stagione, il tono di ogni episodio era sempre alto e impostato, come si confà ad una nave di alto livello della Federazione. Questi Piani Bassi ci hanno fatto vedere molto di più, con l’ironia che connota le giovani leve che stanno ancora imparando e non prendono seriamente le missioni e senza il minimo pudore, una nave quasi più accessibile e vicina a noi, cosa mai accaduta prima.
Grandi e piccole avventure, senza mai perdere l’hype e l’eccitazione che tieni incollati fino all’ultimo episodio, in cui gli sceneggiatori hanno voluto davvero esagerare, inserendo un cameo d’eccezione: un volto noto e molto amato della serie.
Ma non ve lo diremo e vi lasciamo godere la sorpresa.