Se un giorno vi dicessi che l’ultima speranza di salvezza della Terra dall’inquinamento acustico fosse una rock band creata seguendo scienza e algoritmi, voi ci credereste?
Io sì…anzi, ci spererei proprio.
Matteo De Longis, giovane illustratore e designer di Bergamo, ci porta nel suo mondo sci-fi ultra tecnologico dalle ambientazioni spaziali in stile Mass Effect e i protagonisti ribelli di Akira con il suo The Prism (acronimo per “Purifying Recording Interplanetary Space Mission”), pubblicato da Bao Publishing.
Finita la ballad, iniziamo con l’assolo.
COSMUSICISTI, DUCA BIANCO E SCIENZA
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Anno 2059, la Terra è condannata a una morte lenta e dolorosa, il S.O.T.W (“Smoke On The Water”) la sta mangiando lentamente dall’interno e ormai sembra un’avanzata inarrestabile; la scienza, davanti a questo disastro, non può starsene con le mani in mano e, finanziata da PLEXI la più grande multinazionale esistente, inizia a lavorare all’ambizioso progetto PRISM: letteralmente una rock band composta da 5 talenti selezionati con complicati algoritmi che sarà lanciata nello spazio allo scopo di incidere l’album che salverà il nostro pianeta da un triste destino apparentemente già scritto.
Non mancano i dubbi e le perplessità di Lorena, produttrice della band scelta dal professor Katoki (capo dell’intero progetto), soprattutto dopo che le viene detto chi la aiuterà nello spazio immenso, sulla navicella spaziale chiamata White Duke: il celebre produttore discografico, negli ultimi anni un po’ in caduta, Bob Mellon.
Lorena sa anche le rockstar non sono facili da gestire con i loro capricci, i loro vizi, le loro richieste assurde e le loro storie travagliate, perchè per fare musica ci vuole il talento, ma per fare la musica rock serve la sofferenza; nelle prime pagine conosciamo chi saranno i componenti di questo esperimento, o per meglio dire, chi saranno i nostri cosmusicisti: alla batteria abbiamo il tosto Dorian Lavochkin, al basso la bellissima bionda conturbante Alice Royce Griffon, alla chitarra invece c’è Paul Duncan, il rocker per eccellenza, un personaggio che di primo acchito ricorda il giovane Nikki Sixx ai tempi d’oro dei Mötley Crüe, il tenebroso e solitario Björn Æricsson suona alla tastiera, e ultimo, ma non per importanza, il riflessivo frontman della band di origini giapponesi Yu Murakami.
Nella navicella ci saranno anche l’esperto comandante Vera Vaughan, il medico di bordo Judith Aegis e l’immancabile roadie (del quale però non rivelerò il nome), caposaldo per la perfetta riuscita di un tour come si deve.
Abbiamo la band, abbiamo lo staff, ora è il momento di fare musica seriamente. Sarà difficile conciliare queste personalità così contrastanti, costrette ad una convivenza non voluta a centinaia di migliaia di chilometri dalla Terra, con la possibilità (anche se remota, esiste) di non riuscire a salvare il mondo e di rimetterci anche la vita. Non sarà nemmeno facile convincere i cittadini a credere nel progetto, dato che il noto ma misterioso influencer KOAN continuerà a remare contro di esso attraverso le sue piattaforme digitali, soprannominandolo “l’arma di distrazione di massa” e cercando di convincere tutti del sicuro fallimento.
Noi lettori ci sentiremo come le groupie degli anni ‘80, pronti a seguire la nostra band del cuore ovunque e dappertutto e a conoscere ogni più loro intimo segreto: il tour intorno al nostro globo è pronto, partiamo insieme e godiamoci l’avventura…finchè dura.
PRISMI E CYBER-PUNK
Una parola che di recente è stata un po’ abusata è proprio cyberpunk. Io non credo esista una definizione per antonomasia di ciò che graficamente è il cyberpunk, ma ci sono sicuramente degli elementi che contribuiscono a definire The Prism, almeno secondo la sottoscritta, cyber e punk: ecco, meglio dividere la parola. Questo albo caratterizzato da tinte fredde e calde in netto contrasto e dai tratti spigolosi è quello che per me è l’emblema delle due parole separate, non penso che abbiamo tra le mani una graphic novel così mainstream da rientrare in una corrente fin troppo abusata negli ultimi anni. É indubbiamente un’opera cyber: spazio infinito, astronavi enormi, futuro apocalittico flagellato da pestilenze o malattie, umanità condannata, computer iper tecnologici ovunque e schermi giganteschi ad ogni parete; ma per me è anche indubbiamente un’opera punk: guardate i personaggi, i loro look androgini, cosa dicono, come si comportano, i toni che usano anche con le autorità, le loro reazioni e il loro modo di relazionarsi tra di loro, insomma siamo di fronte ad un gruppo di ribelli, ma non alla James Dean, loro una causa ce l’hanno eccome: salvare la Terra dalla fine imminente.
Un elemento che spicca sicuramente è la totale assenza delle onomatopee, essendo questo un fumetto sulla musica rock e sull’inquinamento acustico è strano che non abbia suoni di alcun tipo: invece, ce li ha, ma non come ce li immaginiamo di norma. Non sono scritti, sono disegnati! I triangoli (o prismi) vengono descritti nelle primissime pagine dell’albo come introduzione e la loro funzione è chiara: sostituire le onomatopee che “non si leggono, ma si sentono” e per me questa, lasciatevelo dire, è un’idea geniale.
I dialoghi intrattengono e piacciono, nella loro semplicità sanno coinvolgere il lettore: ho divorato tutte le pagine, una dopo l’altra, inesorabilmente e non vedo l’ora che esca il volume 2 di questa saga per continuare a vivere le avventure della band nello spazio insieme a loro.
BURN!
Le mie considerazioni finali sono in generale molto positive: The Prism è un volume interessante, forse uno dei più interessanti che ho letto e recensito finora, non tanto per le tematiche trattate, so bene che sono usciti fumetti più “seri” su argomenti di attualità e critiche sociali, però personalmente trovo molto interessante l’idea dietro questa storia spaziale, come sono disegnati e descritti i protagonisti e come De Longis riesce, con le sue tavole, a rendere perfettamente l’idea della solitudine e la vastità dello spazio, ma anche quella delle persone nell’astronave che fluttua nell’infinità del cosmo, lontano da tutto e tutti.
Oltre l’idea, oltre i disegni c’è anche una trama appassionante e magnetica ed ecco perché ho messo un voto così alto (ovvero uno stra-meritato 9), per convincere anche voi lettori a recuperarvi The Prism senza nemmeno esitare e a leggere tutte le sue pagine in una sola sera.
“Nello spazio nessuno può sentirti urlare” e questo è vero, ma se non altro si ascolta decisamente della bella musica. Chapeau!
PS: Non ho detto il nome del roadie per un motivo specifico: voglio leggere nei commenti
*Recensione effettuata grazie ad una copia digitale ricevuta da Bao Publishing