Base One è un gestionale indie ad ambientazione spaziale in uscita domani, 11 maggio 2021, su Mac, PC (via Steam), PlayStation, Switch ed Xbox, nonché il primo progetto sviluppato da Pixfroze ed edito grazie alla collaborazione di Blowfish Studios e Gamera Game.
Ho avuto modo di provare e mostrarvi in anteprima la scorsa settimana sul nostro canale Twitch il titolo in questione, sia nei suoi preghi che nei suoi numerosi difetti. Grazie a questo titolo il giocatore si metterà alla guida di una serie di basi spaziali orbitanti, al fine di permettere la colonizzazione di un nuovo pianeta con la conseguente salvezza del genere umano; nonostante i buoni spunti narrativi e di gameplay, Base One non riesce a decollare, ostacolato duramente dalla propria realizzazione tecnica decisamente troppo grezza che porta spesso a nullificare intere sessioni di gioco. Ma lasciate che vi spieghi meglio.
“Una nuova Speranza”
Base One ha inizio in un futuro prossimo molto avanzato dal punto di vista tecnologico, più precisamente nel 2034, dove il destino del genere umano sarà minacciato da un cataclisma spaziale senza precedenti. Accanto alla Luna, senza nessuna ragione apparente, comparirà un wormhole, così tanto vicina ad essa da iniziarla a disgregarla poco alla volta. Le conseguenze sul pianeta saranno a dir poco disastrose, tra maree che sommergeranno intere nazioni nel giro di pochissimo tempo, terremoti violentissimi, piogge di meteore, sbalzi nel campo elettromagnetico e tante altre catastrofi dovute a questo tentativo di riequilibrio gravitazionale planetario; ma gli esseri umani potrebbero non sopravvivere a lungo aspettando che questo nuovo equilibrio possa formarsi, rischiando di essere spazzati via una volta per tutte.
Nasce quindi l’E.G.U. (Earth Global Union), un’organizzazione internazionale con lo scopo di salvaguardare il genere umano trovando una soluzione attuabile nel minor tempo possibile riunendo il più grande gruppo di scienziati che il mondo abbia mai visto. Studiando il wormhole, gli scienziati dell’E.G.U. vengono a conoscenza dell’esistenza di un pianeta abitabile sito dall’altra parte di esso, anche se non se ne conosce l’esatta posizione a livello dell’universo vista la volta celeste del tutto sconosciuta che si presenta di fronte alle sonde. Questo nuovo copro celeste potrebbe divenire la nuova dimora dell’umanità e per questo motivo vien chiamato Hope. Tra le diverse proposte, questa, battezzata Solution,risulterà la più realizzabile, nonostante le evidenti difficoltà del dover trasferire un’intera specie su un pianeta del tutto sconosciuto attraversando un tunnel spazio-temporale.
Ed è qui che entriamo in gioco noi, in quanto partiremo con la prima spedizione esplorativa gestita interamente da umani, l’Heraclids; ma le cose non vanno come previsto, in quanto l’astronave incontra numerosi detriti lunari non previsti finendo a pezzi e con poche scialuppe di salvataggio superstiti. Toccherà a noi quindi creare una base orbitante attorno ad Hope utilizzando i detriti della nave madre per poter comunicare col nostro pianeta natio e riorganizzare la colonizzazione, evitando così gli stessi errori compiuti con l’Heraclids.
Il nemico più grande di ogni colonizzatore spaziale: il softlock!
In Base One il nostro compito primario sarà quindi costruire una base spaziale che sia al tempo stesso funzionale e ospitale, in modo da permettere ai nostri astronauti una vita dignitosa mentre cercano di salvare l’umanità. Per farlo sarà dunque necessario occuparsi di fornire ossigeno, calore ed energia all’interno dei vari moduli che andremo a costruire ampliando la stazione in modo intelligente e parsimonioso, dato che le risorse nello spazio profondo scarseggiano alquanto! Creare un piccolo ecosistema artoficiale e del tutto autosufficiente non sarà sicuramente una passeggiata, vista la complessità del pannello di controllo suddiviso in diverse sezioni quali Costruzione, al fine di ampliare la stazione con nuovi Moduli e Strumenti; Ricerca, per ottenere nuove ed utili tecnologie da poter sfruttare; Rifornimenti, per richiedere risorse alla nave madre alla quale si fa riferimento; Equipaggio, per gestire al meglio le proprie risorse umane; Risorse; Comunicazioni, al fine di ottenere utili suggerimenti sul come proseguire nel gioco dai vari npc,ed infine Connessioni, per poter collegare i vari strumenti gli uni agli altri creando un ciclo produttivo quantomeno efficiente.
Ma proprio per entrare al meglio nel suddeto ciclo produttivo di Base One vi è la Campagna, modalità che può essere considerata un grande tutorial declinato attraverso tre Episodi ciascuno ulteriormente diviso in Missioni, ponendo al giocatore diverse problematiche da dover risolvere o obiettivi da raggiungere al fine di delineare gli aspetti cruciali del suo gameplay in preparazione alla modalità Partita Personalizzata, vero fulcro di tutto il gioco per via della sua replicabilità.
Il problema vero di Base One però sta nei numerosissimi softlock a cui sono andato incontro durante le diverse sessioni di gioco, alcune delle quali vissute in modo frustrante nelle dirette della scorsa settimana, dovute principalmente ad astronauti che si bloccano con un conseguente intasamento del ciclo prdouttivo istituito nelle numerose ore di gioco o per via di un IA che non riesce a smistare al meglio la logistica dell’intera base, cose evidentissime durante la campagna ma che hanno fatto la loro comparsa anche durante le partite personalizzate. Questo getta alle ortiche un intero gameplay, altrimenti dotato di una buona dose di fascino e un buon grado sfida vista l’enormità delle dinamiche presentate. Ma fosse solo questo il problema…
Fugacemente bello, essenzialmente disfunzionale
Altra cosa in cui Base Onefatica è infatti il suo comparto tecnico, che ad un’occhiata fugace e superficiale risulta realizzato bene, tanto da non sembrare in alcun modo frutto di una produzione indipendente. Il problema viene a galla man mano che si inizia a spulciare il suo contenuto, in particolare quando si inizia a smanettare con la velocità di gioco, elemento essenziale in ogni titolo gestionale.
Lo stile della stazione, l’illuminazione ed i fondali sono decisamente belli da vedere, ma basta alzare la velocità del tempo di gioco per nullificarne il framerate e rendere la gestione del titolo praticamente impossibile. Giocare al massimo della velocità risulta essere spesso necessario per velocizzare talune operazioni altrimenti troppo lunghe e non far subentrare la noia, ma ogni volta che lo si fa all’interno di Base One si rischia di perdere qualche diottria a causa di ciò. Un vero peccato, considerando anche la componente sonora efficace ed apprezzabile.
Conclusioni
Base One è un titolo che ha sicuramente del potenziale, ma che rimane grezzo e conseguentemente inespresso a seguito della sua realizzazione grossolana; se tutto funzionasse come dovrebbe funzionare nell’effettivo, esso sarebbe indubbiamente un gestionale ricco ed articolato. Purtroppo i continui softlock e cali di frame hanno minato profondamente la mia esperienza all’interno di Base One, rendendola spesso frustrante, talvolta al limite dello spiacevole. La speranza che il titolo risulti più godibile dopo qualche patch rimane alta, soprattutto perché le idee di base del titolo in questione sono fascinose e divertenti da giocare (quando funzionano), spetta quindi solo agli sviluppatori limare quest’opera grezza salvandola in calcio d’angolo.
*Versione Testata: PC, grazie al codice fornito dal publisher.