Le fiamme della guerra portate da Merhunes Dagon su Tamriel non hanno mai smesso di bruciare sin dal lancio di Blackwood, l’espansione annuale corrente di Elder Scrolls Online, ma non paghi della distruzione portata sul mondo da parte del Daedra, i suoi servi non hanno mai cessato di nutrire il fuoco che brucia la terra.
Con l’arrivo del nuovo DLC, Waking Flame, l’MMORPG di casa Bethesda si ravviva ancora una volta di tante novità, e gli avventurieri di Serial Gamer Italia sono pronti a scoprirle tutte.
Rilasciato come di consueto prima su PC, e successivamente l’8 settembre anche su console Playstation 4, Playstation 5, Xbox One Xbox Series X/S, la nuova espansione di ESO rientra nell’archetipo ormai classico di quei contenuti che vanno a introdurre “semplicemente” due nuovi dungeon all’universo di gioco.
L’analisi del contenuto aggiuntivo consisterà dunque in una disamina proprio di queste due nuove segrete per team di quattro giocatori nelle quali, come al solito, abbiamo gettato allo sbaraglio il nostro healer argoniano, sempre ricco di virtù e spirito di avventura.
Il primo dungeon prende il nome di Red Petal Bastion, e si tratta di una fortezza un tempo splendente dove alloggiava il Silver Rose Order, un ordine di cavalieri votati alla caccia e al contenimento dei servi dell’Oblivion e i loro artefatti. Ora però sembra che qualche forza oscura abbia sgretolato le sante fondamenta dell’ordine, e che all’interno del bastione siano all’opera pericolose macchinazioni da parte proprio di quei demoni dell’oblivion che un tempo temevano lo stemma della rosa argentata. Il nostro Vestige e i suoi compagni dovranno quindi aiutare un sacerdote di Azura e nientemeno che la nota Lyranth per farsi strada nella rocca fermare l’oscurità e dare un riposo degno ad un ordine di cavalieri ormai irrimediabilmente decaduto.
Il progredire nella segreta è un’esperienza abbastanza peculiare rispetto a quelle che abbiamo affrontato fin’ora, per quanto forse un po’ troppo breve in termini di lunghezza del dungeon e quantità di encounter con i boss Il design del livello è ben studiato, vario nelle sue ambientazioni e di buon respiro, proponendo sia una via principale, che tante altre vie secondarie che celano segreti e side objectives interessanti. I Boss, dal desing magari non particolarmente ispirato, offrono d’altra parte una sfida di un coefficiente buono, con meccaniche non particolarmente fresche o complicate, ma che richiederanno comunque una buona coordinazione con il resto del party.
In ultima analisi Red Petal Bastion è comunque un buon contenuto, ispirato sia a livello di ambientazione che di meccaniche, mentre pecca forse in fantasia relativa ai modelli dei nemici e in durata: esplorare la fortezza non sarà comunque una passeggiata, e solo gli avventurieri più arditi potranno dirsi dei conquistatori del bastione.
Il secondo dungeon introdotto con Waking Flame è The Dread Cellar. In questo caso il nostro party si avventurerà in una delle più famigerate prigioni imperiali, dove i dominatori di Blackwood gettano ai ceppi i prigionieri più infami e quelli che vogliono fare sparire. Qui da qualche tempo la situazione è ancora peggiore perché similmente a quanto operato da Molag Bal in Imperial City Prison, Merhunes Dagon ha allungato la sua mano sul polo carcerario di Blackwood, sguinzagliando un suo potente generale che ora intende divorare la struttura e il mondo soprastante proprio a partire dalle segrete di questa terribile prigione.
L’atmosfera che si respira nella Dread Cellar è palpabilmente opprimente, e anche in questo il Dungeon si dimostra essere davvero una buona occasione di revival di Imperial City Prison. Se però nella segreta di Imperial City l’oscurità di Molag Bal è proprio caratteristica del principe della dominazione, l’operato di Dagon nel nuovo Dread Cellar, è a sua volta una perfetta emanazione del dio della distruzione, con ambienti torridi e una sensazione perenne di doversi far strada tra fiamme e terriccio secco, in un bagno di sangue, sudore e magma incandescente. Dal puto di vista del gameplay, la segreta è in ogni caso divertente, godibile nelle nuove meccaniche che porta e soddisfacente in termini di gioco cooperativo. Il design dei nemici anche in questo caso non brilla particolarmente in quanto presenta modelli comunque già visti con l’espansione di Blackwood, ma la sfida nel suo complesso è assolutamente un’esperienza promossa.
Come d’uopo i due contenuti portano con sé la solita pletora di nuovi set, interessanti sulla carta ma con ancora tutto da dimostrare in fase di building del personaggio. I bonus dei 5 pezzi sono peculiari, ma con ogni probabilità risulteranno comunque secondi a quelli portati dai set più canonici per il meta e quelli ottenibili nelle trial. In ogni caso questa analisi dei set verrà approfondita in maniera molto più approfondita dalla community e i risultati saranno manifesti col tempo.
In conclusione, The Elder Scrolls Online: Waking Flame si pone all’interno del panorama contenutistico di uno degli MMORPG più longevi e pregni del decennio come hanno fatto molti predecessori prima di lui. La proposta dei semplici due nuovi dungeon è diretta e senza fronzoli, ma la qualità di questi e la ventata di freschezza che naturalmente portano è proprio quello che ci voleva per traghettare ESO verso il resto dello svolgimento della storia di Gates Of Oblivion, l’avventura annuale del titolo che è ben lungi da una risoluzione. Il dlc, dunque, risulta più pensato per i giocatori di vecchia data dell’MMO, ma certo il fatto di arricchire i contenuti in maniera ancora maggiore sarà una spinta anche per i neofiti, oltre ad affermarsi come chiaro biglietto da visita di un progetto sempre in evoluzione e in ottima salute, anche a cinque anni suonati dal suo lancio. The Elder Scrolls Online è sempre casa nostra, e queste piccole opere di ammodernamento ci fanno sentire sempre i benvenuti nei server, rendendo eterna una ricerca che è davvero perennemente di intrattenimento puro.
*versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher