Il franchise di Fate è uno dei più celebri e redditizi al mondo.
Spaziando tra novel, anime, manga e videogiochi, la forza della saga ha regalato ai fan di tutto l’orbe alcuni dei prodotti migliori in ogni ambito di appartenenza, così come alcuni dei peggiori.
Al netto, infatti, di una qualità che va analizzata caso per caso, Fate ha dato una grossa scossa alla scena dell’intrattenimento con il suo arrivo, colpendo con idee e gimmick allora rivoluzionari. Col passare del tempo queste innovazioni hanno però lasciato spazio a ripetitività e barocco fanservice, costellando un franchise interessante di opere che non riescono a non risultare ridondanti.
Non si tratta ovviamente di un giudizio assoluto, in quanto le uscite di qualità (e di successo) continuano ad alternare quelle meno brillanti, ed è proprio alla luce di questa dualità della saga che andremo ora a parlare dell’ultimo arrivato in casa Fate, il JRPG Fate: Samurai Remnant, al fine di inquadrarlo come ennesima perla della serie o come ulteriore colpo a vuoto.
Sviluppato e pubblicato da Koei Tecmo e reso disponibile lo scorso 28 settembre su PlayStation, PC e Nintendo Switch, Samurai Remnant propone il ritorno della serie per la prima volta sulla console di Sony di generazione corrente, dove abbiamo avuto modo di provarlo e sviscerare a fondo tutte le sue variegate possibilità.
La trama del titolo, che viene introdotta in primis con una scena di forte impatto in medias res per poi spostarsi a ritroso al fine di trattare gli eventi con ordine dal principio, ci mette immediatamente nei panni del protagonista Miyamoto Iori, un ragazzo dal passato misterioso discretamente abile con la spada, e che vive impiegandosi come tutto fare nella città di Edo, l’antica Tokyo. Qui si ritrova presto coinvolto nel cosiddetto Ritual of the Waxing Moon, che ben presto si dimostra essere un altro nome per l’ennesima guerra del Sacro Graal di cui i fan di Fate conoscono ormai bene le regole.
In questa battaglia, sette evocatori chiamano a se per guerreggiare altrettanti personaggi storici appartenenti a classi di combattimento definite: Saber, Lancer, Rider, Assassin, Caster, Archer e Berserker. L’ultimo tra gli evocatori che resterà in vita avrà modo di approcciarsi al Graal per vedere esaudito qualunque suo desiderio.
Miyamoto Iori si ritrova suo malgrado ad essere il master dell’eroe di classe Saber, uno spadaccino il cui nome rimane inizialmente un mistero, ma che proseguendo nella storia stringerà un forte legame con il suo evocatore, con l’obiettivo di portare il duo alla vittoria finale.
I nemici in questa guerra del Santo Graal ante litteram sono come sempre infidi e potenti: Iori e Saber dovranno pertanto essere all’altezza di ogni battaglia affinando il loro potere e forgiando il loro rapporto come se fosse la spada che ha il compito di trafiggere il cuore degli avversari.
Quale sarà però la motivazione che spingerà il giovane master a combattere? Il suo passato si dipana ben lontano da quello tipico di un evocatore, e il ragazzo non ha alcuna preparazione per combattere nella guerra del Santo Graal: sballottato da forze a lui sconosciute e poteri al di là di ogni immaginazione, Iori dovrà trovare la sua strada e percorrerla fino alla fine.
Il gameplay di Fate Samurai Remnant è quello di un JRPG per lo più classico, ma che prende in prestito qualche elemento dal genere musou per quanto concerne i numerosi combattimenti che dovremo affrontare.
La storia non è lineare, e in diversi punti della trama avremo modo di affrontare delle scelte che ci condurranno a strade diverse e diversi finali, similmente ai meccanismi delle route dell’anime.
Nel corso del nostro cammino verso il sacro Graal (o Waxing Moon che dir si voglia) saremo chiamati a rafforzare il legame con il nostro Saber, potenziando le sue abilità e la sua efficienza in combattimento attraverso un albero di abilità facilmente intellegibile.
Oltre a impersonare Iori, nelle battaglie potremo anche sfruttare il potere di Saber, così come di altri servant senza padrone che potranno unirsi a noi per svariate ragioni, giustificate da un leggero sistema di missioni secondarie.
Spaziando tra GDR e musou, visto l’impressionante numero di nemici che ci fronteggerà sul campo, avremo dunque modo di vivere una storia interessante e brillante, perfettamente in linea con i prodotti della saga di Fate della qualità medio/alta.
Dal punto di vista tecnico, il titolo propone un apparato grafico soddisfacente tipico delle produzioni JRPG nipponiche che non mirano certamente al fotorealismo ma che non per questo peccano di qualità nell’offrire a schermo ambienti sgargianti e battaglie sempre di facile lettura, anche a fronte del gran numero di nemici.
Su PlayStation 5 il frame rate risulta granitico e l’esperienza è fluida sin dal lancio dell’app dalla home.
In conclusione, Fate Samurai Remnant si pone nel vasto panorama delle produzioni legate al franchise di Fate con grande dignità e mantenendo la promessa fatta prima del lancio: regalare stupore ai fan di vecchia data, che troveranno nel titolo diverse chicche e personaggi noti del brand, così come offrire ai giocatori di rpg che non si sono mai approcciati a Fate una produzione assolutamente user friendly che potrà introdurli nel vasto mondo delle guerre del Santo Graal grazie ad una narrazione ben ritmata e brillante, capace di incuriosire anche i più disattenti.
Pare che il Graal abbia esaudito il desiderio dei fan, e Fate Samurai Remnant è il frutto di questa benedizione.
*Versione testata: PS5, grazie al codice fornito dal publisher
Fate: Samurai Remnant
Trama/AmbientazioneGraficaGameplaySonoroLongevità/Multiplayer