L’alchimia è l’arte di manipolare gli elementi per scoprire il mondo. È il potere di piegare la materia per creare qualcosa di nuovo, abbastanza potente da cambiare l’ordine del cosmo, il modo di percepirne le leggi.
L’alchimia è il mondo sono dunque inscindibilmente legati, e se si rivoluziona la prima cambia anche il secondo.
Il 21 marzo Gust e Koei Tecmo hanno aperto un nuovo atelier alchemico regalando un’altra uscita al longevo franchise, e dopo le tante avventure della protagonista degli scorsi episodi, Ryza, noi giovani alchimisti di Serial Gamer Italia non vedevamo l’ora di affacciarci per vedere cosa si stesse combinando tra alambicchi, misture e estratti.
Siamo rimasti abbagliati da quello che abbiamo visto in Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land.

prende il titolo dalla sua protagonista, la giovane Yumia Liessfeldt, la quale viene immediatamente presentata come alchimista parte di un gruppo di ricerca che opera in una regione misteriosa, disabitata e altamente pericolosa.
In questa zona avvengono delle turbolenze nei flussi di mana, che rendono aggressivi gli animali e tossica l’aria: lo scopo della spedizione di ricerca è quello di capire cosa stia succedendo e stabilizzare la situazione.
Il primo problema che però viene presentato non è tanto quello della terra, quanto uno relativo a Yumia, e più in generale all’alchimia stessa.
In Atelier Yumia l’alchimia è un tabù, e chiunque la pratichi è malvisto dalla società a causa di un disastro avvenuto anni prima e causato proprio, a quanto sembrerebbe, da un alchimista.
A causa di questo disastro, che aveva causato anche una grande esplosione, la stessa Yumia perse la madre, che per arginare la catastrofe si sacrifica e lascia la figlia in compagnia del piccolo automa a forma di lanternino di nome Flammi. In questa occasione la giovane scopre inoltre che sua madre era segretamente un’alchimista.
Anche altri personaggi che incontriamo ben presto nella trama hanno perso qualcuno nella tragedia, e per questo motivo il rapporto di Yumia con le altre persone è inizialmente molto complicato.
Eppure la giovane non ha intenzione di demordere: fortemente portata per l’alchimia e profondamente appassionata, la protagonista ha intenzione di aiutare con tutte le sue forze la spedizione di ricerca, e dimostrare agli altri che l’alchimia è uno strumento utile e fortemente benevolo nelle mani di chi lo utilizza con cognizione di causa e bontà d’animo.
La sfida di Yumia non è dunque quella di salvare una landa in ginocchio, ma anche quella di cambiare il cuore e la mente delle persone intorno a lei, e quale modo migliore di modificare qualcosa se non tramite l’alchimia?

Ateliier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land fa grandi passi avanti su diversi fronti rispetto ai predecessori della serie, e uno di questi è sicuramente legato alla narrativa.
Nonostante l’inizio della vicenda veda la trama snodarsi in maniera forse un po’ lenta, e impacciata nel presentare alcuni concetti e personaggi, col proseguire della storia Atelier Yumia regala dei momenti (anche supportati da notevoli intermezzi musicali) davvero intensi, per arrivare poco prima del finale a offrire ai giocatori una profonda consapevolezza di quanto la protagonista sia maturata lungo il viaggio, crescendo come personaggio e brillando in maniera eccezionale.
Si tratta di un miglioramento evidente sul piano dello storytelling e della narrativa all’interno di un genere, il JRPG, che può ancora fare tantissimo anche oggi.

Dal punto di vista del gameplay, come abbiamo accennato poco sopra, Atelier Yumia è convintamente un JRPG che fa fiorire la sua formula attraverso un’esperienza che prosegue ormai da più di 25 anni, e che con l’ultimo capitolo fa un ulteriore salto.
Storicamente incentrato infatti principalmente sul comparto di harvesting e crafting, il gameplay del franchise si evolve con l’avventura di Yumia in un Open World a tutti gli effetti, con mappe molto più vaste che in precedenza e interessanti al punto di non stuccare mai nelle lunghe fasi esplorative cui il gioco ci sottopone. La nuova e importante attenzione che viene posta in questo aspetto rende meno imponente il comparto di crafting, equilibrando le varie componenti del gameplay per renderlo meno pesante che in precedenza. Non si tratta di snaturare la formula, che rimane comunque fortemente incentrata sulla imprescindibilità delle sintesi alchemiche, ma la presenza di nuovi obiettivi esplorativi, un maggior numero di quest secondarie e addirittura la presenza di quest random procedurali rendono l’esperienza di gioco appunto, in una parola, più bilanciata.

Per quanto riguarda il lato tecnico, Atelier Yumia presenta tutte le caratteristiche tipiche dei prodotti pensati sia per la generazione corrente di console che quella precedente: non siamo d’altronde mai stati abituati a sfarzi eclatanti da parte di Gust in questo senso, per cui non è neanche pensabile aspettarsi qualcosa di nuovo.
Insomma, graficamente Atelier Yumia non colpisce: i poligoni sono accettabili ma mai più di ciò, e le texture appaiono in alcuni casi eccessivamente grossolane esplorando il mondo di gioco.
Passi avanti vengono fatti invece per quanto concerne l’illuminazione, che rende tutto il comparto grafico comunque molto godibile e lo fa brillare rispetto agli ingressi precedenti della serie.
La nota poi che personalmente è tra quelle che mi ha stupito maggiormente è quella relativa alla colonna sonora: Atelier Yumia riesce, come nessun episodio del franchise aveva mai fatto, a brillare davvero per quanto riguarda la sua OST. Le arie presenti durante l’esplorazione sono notevoli, e in alcuni momenti della storia, la soundtrack offre dei brani cantati di grandissimo pregio e empatia.

In conclusione, Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land riesce, anche un po’ a sorpresa, a fare moltissimi passi avanti rispetto agli episodi precedenti del franchise, offrendo una formula molto più moderna e accattivante senza snaturare il concetto alla base della saga, che vede come protagonista principale l’alchimia.
L’equilibrio del comparto di crafting con quello esplorativo riesce a non gravare sulla narrativa, che a sua volta brilla grazie ad una tangibile maturazione della protagonista anche in un ambiente narrativo non semplice e forse meno scanzonato che in precedenza.
Insomma, si può dire che la nuova sintesi operata da Gust e Koei Tecmo è perfettamente riuscita: la qualità di Atelier Yumia è di Rank S, e si avvicina pericolosamente al 999/999!
*Versione testata: Ps5, grazie al codice fornito dal publisher