All’inizio dell’inverno è sempre piacevole far viaggiare i nostri pensieri verso i ricordi delle scorse stagioni fredde e lasciarci cullare dalle sensazioni che ci portano.
Un anno fa, su quelle che sono ormai le console di vecchia generazione, usciva Spirit of the North, un evocativo titolo sviluppato da Infuse Studio che non passò inosservato dalla critica per diverse motivazioni: ora, ad un anno di distanza e con l’avvento della nuova generazione, il progetto sbarca sulle nuove console con una Enhanced Edition, per riportare con impatto ancora maggiore l’opera sui nostri schermi. Su Serial Gamer Italia è proprio di questa versione che parliamo oggi.
Nella mitologia dei paesi nordici l’aurora boreale è un fenomeno certamente ben presente e sviscerato: secondo i finlandesi n particolare, le scie di luce nel cielo gelido sono date dalla corsa di una volpe bianca, che sfrecciando nel blu lascia dietro di se iridescente traccia del suo passaggio: si tratta di una visione certo evocativa di cui dovremo tenere conto giocando a Spirit of the North, già dal primo momento quando inizieremo la nostra partita nei panni proprio di una piccola volpe rossa. Non avremo grandi indizi sulla nostra missione se non quelli che potremo trarre dal guardarci intorno all’incipit dell’avventura. Tra il gelo di una tormenta di bianchissima neve si staglia all’orizzonte una scia cremisi che sembra provenire da un punto in particolare tra le montagne a nord: il presagio non è fausto e noi, vuoi per curiosità, vuoi mossi dal destino, ci muoveremo verso questo punto ignoto come una falena attirata dalla luce.
Sin dal principio dell’avventura troveremo lo spirito di un’altra volpe che sembra destinata a guidarci verso la meta: trasformatasi dopo poco in un fuoco fatuo sarà proprio questa piccola anima a guidarci attraverso i nostri viaggi, dove verremo in contatto con una civiltà che viveva ai piedi della montagna, decaduta per una misteriosa catastrofe sulla quale dovremo fare luce. Cosa è avvenuto a questa misteriosa civiltà? Perché il nostro sentiero è costellato dei cadaveri di sciamani che sembrano ancora imprigionati in forma di spirito a questa mortifera terra? Perché la scia rossa nel cielo non sembra affatto un buon presagio e anzi pare collegata in qualche maniera al cataclisma che ha sconvolto l’antica città? Sono tante domande per un viaggio solo, ma dovremo caricarle tutte sulle nostre quattro zampette bianche e portarle con noi fino alla vetta della montagna, per risolvere ogni mistero e salvare ciò che può essere strappato all’oscurità che avvinghia questi calanchi.
Dal punto di vista del gameplay, Spirit of the North è un evocativo walking simulator con fortissime tinte di puzzle game. Il viaggio è il protagonista principale dell’opera probabilmente, ma per passare da un’area a quella successiva saremo chiamati a risolvere dei rompicapi ambientali complessivamente semplici e fare via via tesoro di ogni nostra esperienza: la prossima sfida richiederà sempre la padronanza delle meccaniche che abbiamo imparato in precedenza.
Man mano che proseguiremo lungo la storia troveremo questa cadenzata da avvenimenti che tramite una narrativa indiretta e criptica ci daranno gli elementi per capire cosa sta succedendo, o almeno azzardare delle teorie. Spesso questi avvenimenti sono forieri di nuovi poteri per la nostra volpe, che vedrà dunque ingrandirsi il suo arsenale di possibilità da sfruttare per leggere l’ambiente circostante e proseguire il suo viaggio.
Durante il percorso troveremo come anticipato i corpi di alcuni sciamani, che come compito aggiuntivo richiederanno di essere riuniti ai loro bastoni, nascosti e disseminati lungo il percorso: si tratta in questo caso di una vera e propria classe di collezionabili che una volta sbloccati in un certo numero daranno accesso a diverse skin per la nostra volpe, un vezzo estetico che per quanto lasci il tempo che trova, di certo non guasta.
All’interno del gameplay in questo caso si nota come le componenti walking simulator e puzzle game si scontrino forse un po’ troppo: la percezione di trovarsi all’interno di una scatola cinese è infatti perenne per quasi tutta l’avventura e il passaggio da una zona all’altra è veramente pura meccanica: a fare le spese di questo è proprio l’atmosfera, che perde un po’ di introspettiva e non lascia al giocatore troppo tempo per riflettere sul viaggio, il suo significato e ciò che vi orbita intorno, grandemente assorbito da una percezione di progressione che suggerisce in maniera eccessiva un semplice passaggio da una stanza all’altra.
Le ambientazioni di Spirit of the North, in poche parole, danno un gran gusto. Spostando la nostra avventura tra i picchi innevati e le valli verdi infatti il mondo di gioco non stanca e offre dei bellissimi scorci paesaggistici. Il verde dei declivi è rilassante e riposa la vista per le sfide che verranno e il bianco vitreo delle vette nevose non dà tregua mentre ci culla nella sua sensazione di vuoto. A intermezzare queste ambientazioni ci saranno anche parti dove dovremo passare per città in rovina e caverne buie, dove le atmosfere opprimenti sono ottimamente riuscite.
La colonna sonora che ci accompagnerà per tutto il viaggio è curata, ma non riesce sempre ad accompagnare il giocatore in maniera ottimale: a fronte infatti di una buona qualità di ogni linea di musica, la OST risulta forse un po’ ripetitiva nel momento in cui ci scervelliamo per uscire da un’area. A questo si aggiunge un pianoforte che, usato e abusato, in alcuni casi non riesce a rendere un’atmosfera coerente con le ambientazioni, risultando in ultimo un filo troppo “semplicistico” in momenti in cui la musica dovrebbe favorire un raccoglimento maggiore. Il comparto in ogni caso è di ottima fattura e nel complesso tutta la colonna sonora è molto più che sufficiente. Voci di corridoio asseriscono che il redattore che scrive questa recensione abbia appena acquistato online la collector edition del gioco che contiene tra le altre cose proprio le tracce della OST.
Dal punto di vista tecnico, il passaggio su PS5 edulcora non poco i limiti tecnici che Spirit of the North già evidenziava sulle console di vecchia generazione. Il principale miglioramento percepito è certamente nel colpo d’occhio, con ambientazioni e apparati grafici che godono infinitamente dell’approdo su next gen. Gli scorci sono definiti, la profondità è perfetta e il gioco scorre in maniera fluidissima sulla nuova ammiraglia di Sony, e l’unico neo che il titolo non riesce a eliminare è relativo all’apparato delle animazioni, sempre troppo semplici e impacciate, vestigia di una mancanza che risultava onestamente anacronistica anche su Playstation 4. Certo il punto focale dell’opera non richiede una particolare cura in questo, e il titolo rimane comunque sviluppato senza le velleità di un tripla A, ma le movenze del nostro avatar si notano come scriptate praticamente da subito, e con i limiti che ciò comporta ci scontreremo molto presto.
Per concludere, Spirit of the North è un’opera di ottima qualità, che vale la pena di essere giocata sia su Ps4 che su Ps5. La sua Enhanced Edition è un lavoro ottima occasione per godere dell’esperienza di gioco sulla nuova generazione, e oltre a rendere merito al lavoro degli sviluppatori, migliora grandemente praticamente ogni parte dell’avventura, con particolari risultati sul comparto grafico.
L’obiettivo è dunque centrato e sia che sia il vostro primo viaggio, sia che sia l’ennesima volta che vi trovate a viaggiare per le montagne innevate, Spirit of the North Enhanced Edition è un’opportunità da cogliere immediatamente, e ora tutti hanno la possibilità di farlo su next gen grazie al lavoro di Infuse Studio.
Le montagne saranno fredde e le valli solitarie, ma seguire la volpe è un’ottimo modo per dare un senso al viaggio.
*versione testata: Ps5, grazie al codice fornito dal publisher