Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci sono gli autori dello splendido albo a fumetti Love: Il Cane.
Edito in Francia da Glénat Editions e in Italia da saldaPress, è uscito l’11 marzo ed è l’ultimo capitolo di una collana di storie autoconclusive.
Nei capitoli precedenti vediamo protagonisti: la Tigre, la Volpe, il Leone e i Dinosauri.
In ogni albo della raccolta viene narrata la storia di un animale differente, descritto nel proprio habitat naturale, alle prese con sfide diverse, imprevisti e difficoltà dettate da fenomeni naturali o dai predatori e altri animali che incontra lungo il cammino.
Anche in questo caso si tratta di una storia senza parole, letteralmente: 96 pagine di illustrazioni a colori, senza testo. Caratteristica di ogni volume della serie è, infatti, la particolarità di non avere testo, né dialoghi né descrizioni, nemmeno per quanto riguarda le onomatopee. Tutto è lasciato all’immaginazione del lettore, ma se le immagini sono abbastanza eloquenti, come in questo caso, non c’è davvero bisogno di altro.
Le serie Love e Little Tails, nate dalla collaborazione tra Bertolucci e Brrémaud, e pubblicate in Europa, USA e Cina, hanno ottenuto diversi riconoscimenti internazionali e cinque nomination ai prestigiosi premi Eisner.
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Un Mastino nella selvaggia Australia: la storia
Nell’albo Love: Il Cane, per la prima volta il protagonista è un animale domestico: un cane, un mastino. Ed è anche la prima volta che compare un essere umano, anche se per poco. Il nostro protagonista, infatti, è il cane di un cacciatore che si è inoltrato nella natura selvaggia australiana e che rimane ucciso dal morso di un serpente velenoso. Da qui comincia la vera avventura del protagonista, che cerca la via di casa, imbattendosi nei numerosi animali selvatici che popolano il selvaggio territorio australiano. Impara la dura lezione della sopravvivenza animale fuori dall’ambiente domestico: un mondo a lui del tutto ignoto. E, mentre il mastino vive la sua personale esplorazione e tenta di sopravvivere, si intrecciano alla sua storia le vicende di tutti gli altri animali, prede e predatori, sempre intenti a sopravvivere e a difendersi da ogni calamità, in cui, inevitabilmente, rimane coinvolto il nostro protagonista.
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Equilibrio e realismo: l’incontro tra due grandi artisti
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Per quanto riguarda la parte tecnica dell’opera, i colori caldi dell’Australia e i disegni sopraffini di Bertolucci, incontrano la sceneggiatura di Brrémaud, che non ha bisogno di parole. Caratteristica di ogni volume della serie è, infatti, la particolarità di non avere testo, né dialoghi né descrizioni, nemmeno per quanto riguarda le onomatopee. Tutto è lasciato all’immaginazione del lettore, ma se le immagini sono abbastanza eloquenti, come in questo caso, non c’è davvero bisogno di altro.
In un mercato, in una società, oberata di parole e opinioni, leggere una storia senza nemmeno una lettera sembra assurdo se non azzardato. Ma è proprio in questo la magia che evoca un racconto, che diventa quasi un documentario muto, fatto solo di immagini talmente realistiche ed efficaci da non necessitare di altro. Quasi come se la parola umana potesse spezzare l’incantesimo che nasce dall’inoltrarsi silenziosamente nella selvaggia Australia e dalle dinamiche degli animali che ci vivono liberamente.
Si evince uno studio approfondito delle caratteristiche animali, non solo dal punto di vista anatomico, ma anche nelle gestualità e ritualità. Come ad esempio la reazione di un cane, animale socievole e curioso, di fronte a un cucciolo di canguro, contrapposta alla risposta istintiva della mamma del cucciolo di fronte ad un animale sconosciuto che si avvicina alla sua prole. Lo stesso vale per le rappresentazioni paesaggistiche, dai dettagli dei ciottoli dei fiumi, ai tramonti sulle distese di pietra rossa.
E il racconto è un susseguirsi di scene che avvengono contemporaneamente, un fermo immagine e un piano sequenza allo stesso tempo, come ad immortalare un attimo della vita nella natura che però non si ferma mai e tutto avviene contemporaneamente e senza sosta. Come la costante ricerca di cibo, riparo o sopravvivenza degli esseri che la abitano.
Un lavoro dettagliato e attento eppure fortemente evocativo. Un risultato non affatto scontato, frutto di uno scambio continuo ed equilibrato tra la tecnica ad acquerello delicata e suggestiva e un racconto forte e vibrante.
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Antropomorfizzazioni ed emozioni: quando il silenzio è meglio di tante parole
Senza dubbio, il primo impatto visivo con questo straordinario fumetto è incredibile: un lavoro eccezionale degno dei nomi di cui porta la firma. Già dalla prima pagina, sembra quasi di avvertire l’afa delle piane rocciose e il palpitare del cuore spaventato del cane. Ha la capacità di emozionare attraverso le sole immagini, di far vibrare e coinvolgere il lettore in prima persona, calandosi nei panni di protagonisti e situazioni che sono decisamente lontani dall’essere umano.
Vorrei soffermarmi su questo pensiero: al centro della vicenda forse non c’è il cane, quanto piuttosto la stessa natura selvaggia. Ed è facile per noi immedesimarci nel protagonista, perché siamo a tutti gli effetti come questo cane, che è un animale addomesticato dall’uomo e ormai abituato a vivere negli ambienti umani e casalinghi. Nel momento in cui si trova senza la guida del suo padrone, dovrà fare affidamento sulle sue doti bestiali innate e cercare di cavarsela in un ambiente del tutto sconosciuto e pieno di pericoli. Cosa faremmo noi nel bel mezzo della foresta di eucalipti australiana? Come terremmo testa a un branco di dingo? Beh, non siamo cani e forse finiremmo esattamente come il cacciatore delle prime pagine, ma, per quanto questa storia sia affine a noi e densa di emozioni, non dobbiamo cadere nell’errore di empatizzare la vicenda. O meglio, di antropomorfizzarla.
Per quanto il mastino sembra aiutare, difendere, conoscere, esplorare, è pur sempre parte del processo di ritorno alla parte istintiva, necessario per sopravvivere in un ambiente ostile. La natura, specialmente quella selvaggia, non distingue il bene dal male, né un amico da un nemico. Sono concetti umani che è bene non applicare, come spesso accade, al mondo animale. A mio modesto parere, l’attribuzione di caratteristiche e qualità umane al cane o agli altri animali che incontra, può far erroneamente pensare che si tratti di una storia di solidarietà, d’amore, di forza di volontà, di coraggio. Non ne so abbastanza di psicologia canina, né credo che sia il caso di approfondire, perché la storia, così come è raccontata, basta a sè stessa e dà adito a tutte le successive interpretazioni e riflessioni che il lettore crede. Quello che però rimane è la meraviglia di fronte alla grandiosa maestosità della natura e della vita, anche nei luoghi a noi così lontani e inaccessibili.
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Note Finali per gli appassionati
Le pagine finali regalano al lettore il dietro le quinte dell’albo, riportando gli studi sui personaggi, in questo caso della fauna australiana, e sui paesaggi e le scene della storia. Sono raffigurati i passaggi dal disegno a matita al colore finale, gli studi sul cane e la contrapposizione tra il cane comune e il cane selvatico australiano (il dingo) e, infine, tutti gli altri animali che compaiono durante il racconto: koala, canguri, serpenti, emù e altri animali che vivono esclusivamente in Australia.
In conclusione Love: il cane, come anche gli altri volumi della serie, sono una successione di immagini evocative e affascinanti per un racconto delicato e al tempo stesso crudo, perché vivo e vero. In cui il silenzio della carta, o forse dell’uomo, impreziosisce tutto.
Tratti che rivelano sensibilità e attenzione e che danno vita ad una storia controtendenza davvero straordinaria.
*Recensione effettuata grazie alla copia digitale fornita da saldaPress