Quando si maneggiano le storie degli altri, si corre sempre un rischio.
Un rischio che negli anni abbiamo visto correre da diverse opere di fantasia, come ad esempio, tra le menzioni onorevoli del fumetto italiano, possiamo ricordare due euromanga: la saga di Attica di Giacomo “Keison” Bevilacqua per Sergio Bonelli Editore e Requiem di Fabrizio Cosentino per Shockdom.
Marco B. Bucci e Jacopo Camagni hanno deciso di correre quel rischio quando hanno pubblicato Nomen Omen. Un rischio che li ha portati a pubblicare la loro opera in diversi paesi, sotto l’egida di Panini Comics e Image Comics. Noi quell’opera l’abbiamo analizzata a fondo prima di recensirla.
Ora è il turno del suo sequel: Arcadia: Vol.01: Mad World.
Ora si parte davvero
Arcadia Vol. 01: Mad World | |
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Editore: | Panini Comics |
Sceneggiatura: | Marco B. Bucci |
Disegni: | Jacopo Camagni |
Colori: | Jacopo Camagni |
Copertina: | Jacopo Camagni |
Pagine: | 144 |
Prezzo: | €17 |
Data Di Uscita: | 26 Novembre 2020 |
Sempre scritta da Marco B. Bucci e disegnata da Jacopo Camagni, Arcadia è l’evoluzione di tutte le basi che sono state poste nei primi tre volumi della saga. Lo dimostra la nuova divisione netta dei lavori all’interno di tutti i curatori del progetto. Le sequenze oniriche sono sempre dipinte da Fabio Mancini, ma ad esempio Fabiola Ienne si sposta definitivamente ai colori, lasciando a Camagni la possibilità di focalizzarsi esclusivamente sulla cura della copertina e dei disegni.
In Arcadia tutto il lavoro grafico si evolve con l’opera, acquisendo finalmente una sua freschezza. La saga comincia a delineare quella che è un’impronta propria, un tratto contraddistintivo come dicevamo nella recensione di Nomen Omen.
C’è un totale stacco tra Nomen Omen e Arcadia e questa è un’ottima notizia. Nel nuovo filone narrativo abbiamo infatti un’incredibile balzo in avanti, come se gli autori fossero diventati più sicuri dell’universo che hanno creato e conoscessero meglio i loro personaggi, al punto di sperimentare nuove cose e giocare con le regole stesse del medium fumettistico.
Impossibile non nominare una sequenza di 8 meravigliose tavole che tavole non sono affatto. Cercando di non fare spoiler e non rovinare la sorpresa che io stessa ho avuto modo di sperimentare, in Arcadia troviamo un momento in cui i nostri personaggi sono chiamati ad entrare in un libro e non potrebbe essere reso graficamente meglio di com’è stato fatto. Un passaggio da brividi per il suo arrivo inaspettato.
La morale della favola.
Ogni grande storia, soprattutto quelle che ancora sopravvivono all’impietoso scorrere del tempo e che ancora trovano la forza di farsi tramandare, vuole arrivare ad un punto, vuole esprimere un concetto, insegnare una lezione. Insomma, vuole avere una morale. È qui che Arcadia diventa forte.
Narrativamente parlando, dato che Arcadia racchiude molteplici storie, la realtà è che non esiste una morale, bensì centinaia. “Esistono tante verità quante sono le persone”, diceva Kaji in Neon Genesis Evangelion e nessun’altra frase potrebbe esprimere meglio la storia di Arcadia.
Ci troviamo catapultati anni dopo dall’inizio della logorante guerra tra il mondo di Arcadia, capitanato da Taranis, e Manhattan, guidata da Becky. La narrazione assume una piega diversa da quella a cui ci siamo abituati in Nomen Omen. Non vediamo più dagli occhi di Becky il mondo, ora lo vediamo e basta. Abbiamo la possibilità di esperirlo in autonomia, guardando ai fatti più che alle emozioni. Si parla tra adulti adesso, si parla di guerra e di ideali.
Non sempre avviene, ma fortunatamente Arcadia permea tutto il suo universo di una moralità dubbia, che ci fa porre degli interrogativi molto interessanti sulla bontà delle intenzioni delle due fazioni ufficiali.
Povera Becky a cui hanno strappato il cuore, a cui hanno strappato l’amore. Povera Becky a cui hanno strappato gli affetti. In Nomen Omen abbiamo un obiettivo ben chiaro ed una divisione tra giusto e sbagliato davvero netta. Beh, in Arcadia potete scordarvela.
Adesso tocca a noi ragionare e prendere una posizione. La guerra è anche nostra.Bucci schiera contro la nostra Becky anche uno dei suoi affetti più cari, dandoci uno schiaffo morale non da poco. Potremmo parlare di lui come di un personaggio che è affetto da sindrome di Stoccolma. O forse no? O forse effettivamente detiene la ragione e la giusta misura nelle cose che a Taranis e Becky sembrano essere ormai sfuggite di mano da tempo? Non vi resta che leggere Arcadia e pensarci su.
Conclusioni.
Il primo volume di Arcadia ha ribaltato tutte le nostre convinzioni.
Tutto quello che avevamo creduto di aver capito in Nomen Omen di questa saga esplode e si frammenta in semi per nuove storie, le cui radici stringono e rendono stabile il terreno su cui si erge il suo intero universo. Tutte le speranze che avevamo in Arcadia non sono solo state rispettate, ma sono state ampiamente superate.
Il sequel di Nomen Omen sta in piedi sulle sue gambe. Non mancano le citazioni, ma Arcadia, col primo volume, ha finalmente acquisito la sua propria forma e sembra andare verso una direzione molto promettente.
*Copia digitale del volume fornita da Panini Comics per la recensione